World Tourism Day, il giorno dopo: l’insostenibilità della burocrazia italiana
Ieri si è celebrato in tutto il mondo il World Tourism Day, istituito dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1979 per “promuovere lo sviluppo di un turismo responsabile e sostenibile”. Quella 2017 avrebbe dovuto essere un’edizione particolarmente focalizzata sugli aspetti di sostenibilità, essendo, l’anno in corso, “Anno Internazionale del Turismo Sostenibile per lo Sviluppo“.
In Italia, a parte il rimbalzo asettico della notizia sul web, non mi è parso di vedere grandi celebrazioni né iniziative istituzionali. Nella homepage del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo non c’è alcuna traccia dell’evento, ma nella segretissima pagina delle News, si può trovare una nota stampa di 7 righe (sette) in cui il 26 settembre, giusto alla vigilia, il Sottosegretario Dorina Bianchi (nemmeno il Ministro Franceschini, forse troppo impegnato in questioni di vitale importanza per il Paese, come l’ingegneria della legge elettorale) dichiarava, con solennità: “La sostenibilità è ormai uno strumento imprescindibile per lo sviluppo di tutti i settori ed è un preciso asset anche per il settore del turismo. L’Italia con il turismo e la sostenibilità può giocare un ruolo in prima linea”. E ancora, trionfante: “Il nostro Paese con i suoi paesaggi e i suoi borghi, ma anche con i cammini e le ciclovie turistiche, può giocarsi la carta vincente per rendere strutturali i risultati ottenuti questa estate.” Forse intendeva parlare dei risultati che gli imprenditori, gli albergatori e i cittadini dediti alla ricettività sono riusciti a raggiungere quest’anno nonostante le politiche, le leggi e tutti i tipi di freno messi in atto dallo Stato italiano. Ma non ha spiegato bene il concetto e allora, nel day after, dove tutti possiamo essere più cattivi, mi permetto di farlo io.
Partiamo dal livello base della ricettività, le “strutture extralberghiere” dove la sostenibilità può esprimersi al meglio: B&B, affittacamere e alloggi vacanze. Sostenibili perché solitamente aperti in edifici già esistenti (senza consumare nuovo suolo), che vengono ristrutturati da imprese o artigiani locali, generando lavoro e ricchezza sul territorio, e che offrono al turista un’esperienza autentica a contatto con i residenti. Avete mai pensato di aprirne uno? Certo che sì, è il sogno di molti italiani, soprattutto in tempi di crisi e necessità di integrare il reddito della famiglia. Bene, ora vi racconto cosa vi attende. Mi perdonerete se la mia esperienza in Piemonte non riporterà esattamente quanto potrebbe capitarvi in Abruzzo, o in Sicilia o in Veneto, perché, tanto per cominciare, non esiste una normativa uguale per tutti, ma ogni Regione ci mette del suo.
Dovete quindi iniziare a documentarvi cercando le normative regionali di riferimento. E capire, sulla base della vostra situazione, se rientrate nella casistica dei bed & breakfast, della casa o alloggio vacanze o dell’affittacamere perché ognuno ha i suoi paletti. Un esempio per entrare nel vivo? Se avete due piccoli locali quasi identici da offrire, ma uno ha l’angolo cottura e l’altro no, non pensiate di cavarvela con una pratica unica! Quello con angolo cottura potrebbe diventare un alloggio vacanze, l’altro un B&B. Ma se è B&B non potete portare la colazione agli ospiti in camera – anche se avete 50 mq. a disposizione – dovete ricavare, a casa vostra o in uno spazio dedicato, una “sala colazioni”. Dovrete però ricordarvi di non servire la colazione agli altri ospiti nemmeno se vi implorano, perché non può essere servita in un alloggio o casa vacanze, dove gli ospiti ricevono le chiavi e poi devono badare a sé stessi. Non potete vendergli nemmeno una bottiglia d’acqua, se non aprendo un’attività commerciale vera e propria. Però l’alloggio vacanze può stare aperto tutto l’anno, mentre con il B&B siete obbligati a stare chiusi 3 mesi l’anno. Non è una scelta, dovete chiudere per legge, anche se avete voglia di lavorare, se avete bisogno di soldi e se c’è la fila fuori. E non potete chiudere a piacimento (se vedete, ad esempio, che la settimana butta male perché piove tutti i giorni), dovete comunicare le date con un anno di anticipo all’Ente Turismo locale.
Ma andiamo per ordine. Per arrivare a gestire una di queste attività extralberghiere dovete prima fare una SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività), da trasmettere telematicamente al SUAP (Sportello Unico Attività Produttive), con i seguenti allegati: la pratica con i dati catastali ecc., la denuncia delle attrezzature delle caratteristiche e dei prezzi, la dichiarazione di conformità dell’impianto elettrico, la dichiarazione di conformità dell’impianto idro-sanitario, la dichiarazione di conformità dell’impianto termico, la certificazione energetica dell’edificio, l’agibilità, una copia del vostro documento di identità e le planimetrie aggiornate firmate da un tecnico abilitato. Chiaramente tutto doppio, per tutte e due le “strutture” se avete un B&B e un alloggio vacanze…
Il documento più bello è la “Denuncia delle Attrezzature ecc.”, probabilmente studiato da qualche esperto di interrogatori sotto tortura dell’ex KGB: chi siete? Gestite direttamente o indirettamente? Quanti alloggi avete? Dove sono ubicati? Dove si ritirano le chiavi? A “quanti metri dista il parcheggio esterno non di pertinenza della struttura” (giuro, non sto inventando, sto copiando dal modulo!)? E l’impianto di risalita più vicino (chissà se questa domanda c’è anche nei moduli in Sicilia…)? Come siete raggiungibili? Quali lingue parlate? A che ora vi possono chiamare per prenotare? Check in e check out? Accettate gruppi? Anche di studenti (perché, sono una categoria turistica a parte?)? Ammettete animali? Solo al guinzaglio? Che periodo di apertura fate? Che attrezzature avete? E quali servizi offrite? E poi giù di tabellone con prezzi minimi e massimi nel caso in cui il cliente si fermi un solo giorno, oppure una settimana, due settimane o un mese – senza dimenticarsi le eventuali varianti per il weekend… Amici burocrati da noi pagati, lo dico col cuore: vi paghiamo lo stesso lo stipendio, tranquilli, ma non rompete i coglioni! Tutto quello di utile che devo comunicare al mio ospite lo faccio già con Booking, Airbnb o col mio sito internet – ed è lì che i turisti leggono le informazioni, non su un foglio ingiallito appeso obbligatoriamente alle pareti quasi fosse un quadro d’autore.
Occhio però, come ricorda il modulo a fine corsa, che “per quanto riguarda la promozione della struttura sui siti internet, cartelloni pubblicitari, volantini, insegne ecc. è obbligatorio utilizzare nella denominazione la tipologia (riportata sulla SCIA) + un nome di fantasia (es. Alloggi Vacanze Il Ciliegio)“. Capito? Non inventatevi cose strane: se siete una casa vacanze vi dovete chiamare ovunque Casa Vacanze Pinco Pallino, bando agli slanci di creatività!
Se siete un B&B c’è poi una “Denuncia di Classifica”, in cui vi dovete autoanalizzare, sulla base dei servizi e delle dotazioni offerte, per capire se siete un 1, un 2, un 3 o un 4 (stelle). Se hai i sali da bagno, sei un figo: quattro pieno! E anche se hai l’aria condizionata in tutti i locali! Se ce l’hai solo nella camera da letto prendi solo un 3. E io che ho 40 cm. di mattone pieno isolato con un termointonaco calce-canapa in bioedilizia?? Buuu, sfigatoooo!!! Non è nemmeno contemplato nella casistica, l’ho dovuto scrivere io a penna. Ho messo una nota: “NB – Immobile in bioedilizia con tetto a sfasamento termico superiore alle 24 h. che non necessita di condizionamento“… Chissà che risate si sono fatti! (Ammesso che l’abbiano letto).
Infine (non proprio, ma cerco di tagliare, altrimenti l’articolo viene troppo lungo e nessuno che mi legge aprirà mai più un B&B) dovete richiedere una password alla Questura per poter accedere (dopo aver scaricato il certificato digitale) al “Portale Alloggiati“. E dovete fare la notifica all’ASL, anche qui con relazione tecnica, planimetria dei locali e – ovviamente – copia della ricevuta del versamento (qualche obolo in Italia c’è sempre).
Io ho solo una laurea e un master, mi manca il PhD, quindi non sono riuscito a compilare tutto, ho demandato all’Associazione Commercianti locale e me la sono cavata con circa 700 euro, tra costi vivi e parcelle. Vabbè dai, che volete che sia, lavorate qualche mese per la gloria e poi vi siete ripagati tutto (se le stagione va bene), mica pensavate di mettervi subito dei soldi in tasca? Giammai, è reato in Italia!
Ahhh, ora che siete sopravvissuti alla maratona burocratica iniziale, è tutto in discesa, potete finalmente concentrarvi sulla comunicazione della vostra attività e sulla cura degli ospiti! Mmh, no, mi sono dimenticato ancora qualche passaggio, scusate… Al termine di ogni mese dovete trasmettere al TUAP (no, quello di prima era il SUAP, non vi confondete!), acronimo di TUrismo Arrivi e Presenze, l’acquisizione dei flussi turistici, compilando un calendario online dove se, per quel mese, avete avuto zero ospiti, non potete scrivere uno zero che valga per tutti i giorni, dovete proprio entrare in ogni singolo giorno e scrivere “0″, “0″, “0″, “0″ e via così per i 31 giorni del mese (a febbraio è una goduria con solo 28/29 caselle…).
Per fortuna viviamo nell’era digitale e una volta caricati i dati sui flussi turistici gli uffici competenti li condividono tra loro… No, non in Italia. Quindi per ogni ospite che arriva dovete ricordarvi di trasmettere subito i dati dei documenti di identità alla Polizia di Stato (vedi sopra), entro il 10 del mese successivo il TUAP e ogni trimestre fare la somma delle tasse di soggiorno incassate e fare un bel bonifico al Comune, mandandogli poi, a fine anno, una ricapitolazione dettagliata di tutti i mesi, così da poter incrociare i dati e verificare che non abbiate fatto i furbi. O comunque che sappiate far di conto, perché in alcuni Comuni la tassa di soggiorno è un algoritmo mica male: se il prezzo del soggiorno diviso per ogni singolo ospite è inferiore a 30 euro paghi 0,50 euro a testa al giorno, ma se è superiore ne paghi 1,50 – tranne se si tratta di minori di 10 anni o il soggiorno è stato effettuato in un periodo dell’anno di bassa stagione esentato dalla tassa.
Mi fermo qui perché sto per vomitare anch’io.
Buon annointernazionaledelturismosostenibileperlosviluppo a tutti gli Italiani!
Andrea Gandiglio