Vancouver, non solo Olimpiadi
Con il reportage da Vancouver (Canada) di Andrea Gandiglio, continua la serie delle “impressioni di viaggio” di Greenews.info, per capire meglio come la sostenibilità ambientale venga vissuta e praticata nei principali paesi del mondo.
Il viaggio inizia bene. A parte Alberto Tomba e il team olimpico tedesco – dei quali non ho modo di testare la sensibilità ambientale – il fato fa sedere al mio fianco, nel volo da Francoforte a Vancouver (compensato dal programma olimpico di Offsetters?), Linus Almqvist che, nonostante il nome da atleta scandinavo, è Head of Marketing Communication di Vattenfall, il colosso nordeuropeo dell’energia, nonché sponsor del team svedese alle XXI Olimpiadi Invernali di Vancouver.
What is Vattenfall doing? si domanda il sito aziendale. The journey towards making the electricity clean (il viaggio verso la produzione di energia pulita), è la risposta. In barba alle estenuanti trattative politiche del dopo Copenhagen, Vattenfall, che già oggi investe massicciamente sull’eolico, sull’idroelettrico, sulle biomasse, sull’energia delle onde oceaniche e sullo stoccaggio di anidride carbonica, ha infatti l’ambizione di diventare il primo gruppo energetico climate neutral al mondo entro il 2050 (2030 nei paesi scandinavi). Ma questa è un’altra storia, che l’instancabile gentilezza di Linus nel rilasciare informazioni – durante 10 ore di volo - ci consentirà di trattare in un articolo a parte.
Arrivato a Vancouver, alla vigilia della Cerimonia di Apertura dei Giochi, inizio, come mio solito, a “sondare il terreno”, passeggiando per le strade della città, leggendo i giornali locali, entrando nei negozi e parlando casualmente con gli avventori di Starbucks, nella convinzione che queste banali azioni possano costituire un primo buon termometro della green fever di un paese. La cosa che più stupisce (ma anche rallegra) i miei interlocutori canadesi è che ci sia in città un giornalista giunto dall’Europa per parlare esclusivamente di sostenibilità ambientale e non di sport o spettacolo: “Cool!”.
Eppure il Vanoc, il Comitato Organizzatore, ha voluto posizionare queste Olimpiadi come le più verdi nella storia dei Giochi Invernali, per cui immagino che qualche altro “collega” in giro ci sia. Sull’effettiva sostenibilità dei greenest games però non tutti sono d’accordo, a partire ovviamente dai No Games, i contestatori fisiologici di ogni evento olimpico. La loro voce non è tuttavia isolata. La volontà degli organizzatori è indubbiamente stata forte, così come ampio e strutturato è stato il programma di sostenibilità progettato – e questo merito va riconosciuto senza esitazione. Ma, a quanto ci risulta da fonti interne al comitato, qualcosa non ha funzionato e non tutto ciò che era stato promesso è stato effettivamente realizzato. Complice anche l’imprevista crisi, che ancora attanaglia le economie mondiali e che ha imposto pure al Vanoc pesanti tagli di budget.
Olimpiadi a parte, Vancouver resta una città di ottima vivibilità, una piccola New York a misura d’uomo, premiata dal Corporate Knights, il magazine del capitalismo “pulito”, come la più sostenibile delle città canadesi. Gregor Robertson, il sindaco, non ha dubbi e, nel volume distribuito al pubblico internazionale della Cerimonia di Apertura, dichiara esplicitamente l’obiettivo di diventare la Green Capital canadese, il luogo dove investire e localizzare il green business, un vero e proprio hub in cui far convergere innovatori, imprenditori e aziende, per dimostrare che “going green is good for business“. Ragion per cui l’ambizione di Vancouver non si ferma qui. La città vuole addirittura diventare ”the world’s greenest city by 2020“, la città più verde del mondo entro il fatidico 2020. Quanto di tutto ciò sia visione (elettorale) di un politico e quanto realtà lo si potrà giudicare nei prossimi anni. Quello che è sicuro è che la città ha le carte in regola per giocarsi la partita. Basta testare il sistema pubblico di trasporti, la nuovissima Canada Line e gli Sky Train - e notare le poche auto in circolazione nonostante i Giochi in corso – per capire quanto le città italiane siano purtroppo ancora lontane da una mobilità sostenibile.
Il 15 febbraio si è tenuto nel BC Media Centre della vivacissima Robson Street, in pieno centro, il “Clean Energy Day“, in cui l’impegno ambientale della città è stato contestualizzato nella più ampia sfida del British Columbia, la provincia di cui Vancouver fa parte. Parlando alla platea, con in mano una manciata di trucioli di legno (wood-pellet), il premier locale Gordon Campbell ha presentato le novità introdotte dal Clean Energy Act, ricordando che il British Columbia è già oggi sede di un migliaio di imprese focalizzate sulle tecnologie pulite e i servizi ambientali, nonché il terzo più grande distretto di ricerca e sviluppo al mondo in questo settore.
Per mettere a frutto queste enormi potenzialità il BC deve però farle conoscere al mondo. E’ così che è nato il progetto Clean Works BC, uno strumento di marketing comune che descrive le opportunità nei settori delle rinnovabili e del clean-tech locali, come un grande affare da 100 miliardi di dollari - un modo molto pragmatico e anglosassone di “raccontare al mercato internazionale dei capitali cosa sta succedendo in British Columbia, una storia degna di nota”, nelle parole di Jonathan Rhone, amministratore delegato di Nexterra Energy e rappresentante delle imprese riunitesi sotto l’ombrello Clean Works.
Un’altra opportunità per presentare al mondo la propria leadership nelle tecnologie green Vancouver se la giocherà dal 24 al 26 marzo 2010, in occasione di Globe 2010, una delle più grandi fiere al mondo per il “business dell’ambiente“, dove ogni anno si concentrano più di 10.000 professionisti del settore da oltre 70 paesi.
In tutto questo fermento la Regione Piemonte – ospite dei precedenti giochi olimpici invernali, nonchè aspirante regione più verde d’Italia – aveva stipulato con il Brisith Columbia un accordo noto come Olympic Business Bridge, che avrebbe dovuto fare da ponte alle relazioni e allo sviluppo di business tra le due economie green-oriented. Alla Camera di Commercio Italo-Canadese di Vancouver non sono più giunte notizie, che fine ha fatto? Sarebbe un peccato tipicamente italiano perdere questo treno…
Andrea Gandiglio