Vacanze eco-solidali in fattoria. L’esperienza ventennale di WWOOF Italia
Far conoscere i ritmi della natura, valorizzare la vita rurale e promuovere il lavoro agricolo con l’ospitalità nelle fattorie, ma pure organizzare campi di lavoro sulla bioedilizia e sostenere filiere ecosolidali. Sono nobili gli obiettivi di WWOOF – World-Wide Opportunities on Organic Farms, associazione nata nel Regno Unito quasi 50 anni fa (nel 1971 per la precisione) e approdata in Italia ufficialmente nel 2000. Un movimento, quello nazionale, che conta oggi oltre 800 aziende associate e che ha saputo tracciare una originale “via italiana”, ripresa dalle associazioni gemelle di altre nazioni, andando oltre il tradizionale scambio (vitto e alloggio in azienda contro lavoro nei campi). Da noi funziona in modo diverso, come ci spiega Claudio Pozzi, presidente nazionale di WWOOF.
“La missione principale dell’associazione è mettere in contatto le aziende che fanno agricoltura organica con le persone interessate a vivere l’esperienza di vita rurale – sintetizza Pozzi – ma in Italia abbiamo sviluppato una visione olistica con un’ attenzione verso aspetti legati alla qualità della vita quotidiana. Da noi la formula WWOOF non è mai stata vitto e alloggio in cambio di lavoro, un’equazione che riteniamo riduttiva. Il nostro scambio non è riconducibile ad un’attività subordinata, il volontario non paga l’accoglienza con la sua prestazione“.
Se si scorrono le pagine del sito internet dell’associazione si scoprono, infatti, attività diverse e legate a progetti di solidarietà come Made in Italy, Made in World dove i soci WWOOF sostengono – anche con il lavoro organizzativo e di promozione – la coltivazione di cotone bio in Tanzania che viene poi lavorato e confezionato da artigiani e cooperative di Biella. Un circuito solidale rispettoso dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori. “Abbiamo una forte attenzione alla finanza etica, partecipiamo a Banca Etica, Mag6, Caes e sosteniamo, anche economicamente, dei progetti sul campo con i fondi dell’associazione – sostiene il responsabile nazionale – ma non li finanziamo mai al 100%: devono avere un riconoscimento di utilità sociale da parte del territorio dove nascono. Sarebbe assurdo puntare su progetti slegati dai luoghi e dalle comunità di origine”.
Tra le prossime iniziative di WWOOF, ad esempio, ci sono i campi di lavoro in Valledolmo, in provincia di Palermo, dall’ 1 al 25 ottobre, dove si sta costruendo in bioedilizia il Villaggio Garcia con materiali locali (pietra, paglia, terra cruda e canne) come si legge nel programma di lavoro: tetto in canne, intonaco interno in terra cruda ed esterno in calce, finestre con le bottiglie. Tutto naturale. “Nei campi si assolve un compito specifico: dall’ intonacatura all’impianto di fitodepurazione”, illustra il presidente, “in questo modo si va a condividere un’ esperienza specifica e non la quotidianità. Sono progetti nuovi, sta crescendo l’interesse verso queste esperienze di autocostruzione dove si consolidano le relazioni tra i soci. Stiamo costruendo una rete, un processo lento ma siamo vicini al traguardo”.
Si raccolgono i frutti di un lavoro iniziato quasi vent’anni fa. “L’associazione ha preso piede in Centro Italia dove si è sviluppato un interessante movimento a favore dell’ agricoltura biologica“, dice Pozzi. “All’inizio le persone interessate erano soprattutto stranieri che volevano vivere un’esperienza rurale in Italia, poi con la riscoperta del mondo agricolo sono aumentati i volontari italiani. E’ cresciuta anche l’accoglienza nelle residenze agricole che non sono necessariamente aziende, ci sono liberi professionisti o insegnanti che vivono e si dedicano all’autoproduzione e offrono ospitalità”. Il lato economico non è rilevante, vince la filosofia della condivisione dei principi della vita rurale.
Più che una agenzia che mette in contatto rurali e neo-rurali, per usare un termine caro ai sociologi, WWOOF Italia è un ‘associazione che promuove la cultura agricola e difende il ruolo e la figura del contadino/agricoltore. “Collaboriamo con la Rete Semi Rurali per la tutela della biodiversità, puntando allo sviluppo di progetti di ricerca per l’innovazione, naturalmente compatibili con l’agricoltura organica”. Si lavora, in sostanza, per un futuro delle campagne denso di esperienze e tecniche recuperata dal passato: va bene il progresso, purché sia tutto al naturale.
Gian Basilio Nieddu