Un’idea di trekking in regalo alle Pro Loco. Piercarlo Perassi e il cammino da Torino al Monviso
Il disegno di un itinerario tra natura e cultura, tra pianura e montagna, può trasformarsi in leva di marketing territoriale, sull’esempio dei grandi cammini europei come quello di Santiago o la via Francigena? E generare così piccole (ma utili) ricadute economiche tra le comunità di montagna? Ne è convinto Piercarlo “Nanni” Perassi, nato a Paesana ma da anni cittadino di Torino, dove lavora nel settore delle assicurazioni, nonostante al “paesello” ci torni ogni fine settimana. Un amante della montagna, “non per forza alpinista”, che pratica spesso il trekking e ha pensato bene di ideare e poi collaudare il percorso Torino-Monviso, dalla centralissima Piazza Castello alla vetta della montagna! In numeri: da 239 a 3.841 metri sul livello del mare.
Un’escursione divisa in cinque tappe ricche di rimandi a tematismi storici e naturali. E senza nessun pregiudizio. Non aspettatevi, dunque, solo campi, alberi, cicale, casali e panorami naturali. Piercarlo ha inserito anche Mirafiori, la capitale dell’operaismo italiano, mito dell’industrializzazione nazionale. “E subito dopo la tappa proletaria segue quella aristocratica della Reggia di Venaria, come dire il diavolo e l’acqua santa” sottolinea Perassi che ha “riempito” di contenuti il trekking tra città e montagna.
Un lavoro impegnativo, ma non per il nostro “Campione” di oggi, che di viaggi e carte geografiche se ne intende: “Sono coordinatore dei gruppi dell’Angolo dell’Avventura. Sono stato nelle Ande, in Bolivia, in Alaska, ho fatto safari…”. Esperienza tornata utile in questo viaggio forse meno avventuroso, ma non meno emozionante.
“Ho cercato di limitare la compagnia perché si è trattata di una prova sperimentale con la valutazione dei tempi di percorrenza – osserva Piercarlo – Un tentativo di segnare un tragitto, riuscito. Ho studiato, mi sono preparato con la logica di fare un cammino simile a quelli percorsi in tutta Europa dagli amanti del trekking, evitando vie asfaltate o trafficate. L’obiettivo è quello di partire in forma autogestita. Ho scelto punti significativi dal punto di vista storico e inserito come tappa finale il Monviso”. Anche se sul “traguardo” da tagliare è flessibile: “L’idea è di limitare il giro al rifugio perché è accessibile quasi a tutti, rispetto all’ascensione in vetta che richiede competenze di un certo livello“.
Un progetto chiaro, disegnato anche con gli amici che lo hanno accompagnato lungo alcune tappe dell’itinerario, molto vissuto: “Le notti sono state quattro, nella parte in pianura ho pernottato in un hotel, poi a Paesana dove ho dormito a casa mia; nella terza tappa ci siamo fermati in un rifugio a bassa quota ed infine al Rifugio Quintino Sella da dove poi si è partiti per la vetta”.
Dopo il racconto del cammino Piercarlo spiega il modello organizzativo: “Un percorso, con la classificazione di tempi e dislivelli, da gestire senza scopo di lucro dalle Pro Loco o da associazioni di camminatori. Regalo volentieri il progetto perché credo in questo tipo di turismo a basso impatto ambientale, che valorizza anche i siti storici, architettonici, naturali”.
Il progetto è ad alto contenuto emozionale e non solo per i paesaggi naturali. E’ avvincente la storia dei valdesi di Ostana, il paese dove furono perseguitati: non potevano seppellire i propri cari. I cadaveri venivano, dunque, spostati di notte e di nascosto fino alla frazione Calcinere di Paesana. Insomma si passa per la ‘via dei mort’ o “Vio d’i mort” in occitano. Poi il Santuario di San Chiaffredo di Crissolo dove si possono ammirare una gran quantità di ex voto.
Storia antica e storia recente: “Ho coinvolto un signore che conosce bene il sentiero e ci ha fatto vedere alcune fenditure dove si rifugiavano i partigiani durante la resistenza e sono presenti ancora diversi cimeli”. Un altro tema di forte interesse per Piercarlo.
Il sentiero c’è, il modello organizzativo pure e non manca l’interesse degli enti del territorio come il Parco naturale del Monviso, con il presidente che ha apprezzato il lavoro e non esclude il patrocinio. Qualcosa finalmente si muove.
Intanto per chi vuole provarlo, si tratta di circa un centinaio di chilometri. Piercarlo consiglia di attraversarlo: “da maggio a fine giugno o da settembre fino ad ottobre. Sono i periodi migliori per apprezzare i colori e per il clima più accogliente”. Una esperienza a basso costo: “Scarpe, acqua… E’ un modo per lanciare anche un messaggio di sostenibilità. Ci sono tanti giardini davanti a casa, come questo sentiero, da valorizzare”…
Gian Basilio Nieddu