Una sindaca in tribunale: Matilde Casa, colpevole di risanamento ambientale
Passino gli appalti truccati, i favoritismi, gli abusi di potere, la cementificazione selvaggia, ma il risanamento ambientale, per un sindaco italiano, rischia di essere veramente un oltraggio, nonostante l’articolo 9 della Costituzione, che recita: “La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. A Lauriano, in provincia di Torino, paese industriale di 1.496 residenti – nel 1861 erano 2.262 – la sindaca Matilde Casa, 52 anni, laureata in Scienze Agrarie (non è un dettaglio), è sotto processo perché ha trasformato un terreno edificabile, già in precedenza agricolo, nuovamente in agricolo!
Eccezione alla regola in una nazione di palazzinari che hanno stravolto paesaggi, abbruttito borghi storici, rovinato litorali, provocato disastri naturali e seminato vittime innocenti. Ma per la sindaca è arrivato il rinvio a giudizio per abuso d’ufficio: secondo la tesi dei magistrati Matilde Casa, denunciata insieme al segretario e ad un tecnico comunale, ha creato un danno economico al proprietario del terreno, che intende costruire decine di case. L’amministratore, benché la decisione sia stata regolarmente votata dal consiglio comunale, è accusato di violazione dell’articolo 97 della Costituzione, quello che ne prescrive l’imparzialità.
Una tegola pesante per questa “Campionessa d’Italia”, che non ci nasconde la sua preoccupazione: “Trovarsi davanti ad un giudice e rischiare 4 anni non è per niente bello. Aspetto con ansia le ultime udienze (l’ultima sarà il 17 maggio, NdR), una situazione paradossale. Doveva capitare proprio a me che ho fatto abbattere un ecomostro!“. Una recidiva dunque. Matilde è diventata l’eroina di tanti cittadini ma lei, da scienziata del suolo, non arma di poesia e romanticismo la sua battaglia, preferisce calcoli e ragionamenti: “Da quando ci sono io in Comune ho assistito a quattro frane e smottamenti che ci sono costati 500mila euro. Sono soldi dei cittadini“. Non è solo l’incanto del paesaggio, ma l’analisi costi/benefici a far maturare le scelte di un sindaco responsabile che, nei giorni scorsi, ha visto mobilitarsi, a suo favore, una petizione sulla piattaforma Change.org.
La passione per l’ambiente non è comunque fiorita nel terreno conteso, ma sbocciata già dal primo anno di amministrazione. “Siamo stati il primo Comune in Piemonte ad aver installato le casette pubbliche dell’acqua, nel 2008, all’inizio della legislatura, ora tante amministrazioni hanno adottato questa misura, ma siamo stati all’avanguardia – racconta orgogliosa la sindaca – Abbiamo scommesso sul fotovoltaico arrivando a pareggiare i costi, i pannelli sono stati installati anche su una pensilina dell’autobus dove abbiamo montato delle prese per le bici elettriche che ancora non abbiamo, ma stiamo cercando i fondi. Lo stato dell’ambiente non cambia per queste iniziative, ma è importante dare un esempio, creare un modello“. Ovvero sensibilizzare i cittadini, fare da guida, trasmettere conoscenze e comportamenti virtuosi. Come dicevamo, c’è poi sempre anche il lato economico di questa progettualità green. “L’illuminazione è stata convertita a led dieci anni fa con un risparmio enorme per le casse comunali, quindi per il cittadino“.
Un’altra scelta di forte impatto politico e avanguardistico è stata quella di rifiutare un finanziamento pubblico – spesso un alibi per molti amministratori che sventolano la bandiera del “non possiamo far perdere soldi alla comunità”. Matilde e colleghi di maggioranza, al contrario, hanno rispedito al mittente un finanziamento di 400mila euro per costruire ex novo una scuola elementare: “Abbiamo rifiutato quei soldi e preso un immobile da ristrutturare nel centro storico. Una decisione che costa, stiamo pagando ancora il mutuo, ma in prospettiva si sarà realizzato un intervento per migliorare la qualità della vita dei cittadini“, recuperando l’esistente. Un esempio di quanto possa essere “fastidioso” un amministratore onesto che fa il proprio lavoro con coscienza e senso del bene pubblico, simile a quello della collega di San Lazzaro di Savena (di cui avevamo già parlato in questa rubrica), a favore di un’idea di sviluppo diverso.
“Siamo un paese industriale – dice Matilde Casa – sede di un’unità produttiva di Luxottica con più di mille dipendenti e di un caseificio che produce mozzarelle per tutta Italia, ma crediamo che ambiente e industria possano coesistere. Il suolo però non è un bene infinito“. Parlano i numeri: 1.500 abitanti e 750 immobili, una casa ogni due persone, un terzo vuota. Un deserto sociale. “La popolazione è in calo perché c’è un problema di servizi: mancano i trasporti efficienti e la banda larga“. Vuote le culle, vuote le case, vuoti anche i campi. E qui parte un’iniziativa singolare per l’Italia – in Francia esiste già – che mira a vivificare e fertilizzare quei terreni agricoli silenti con proprietari assenti. Lande desolate, in preda all’incuria. “Siamo tra i primi ad aver pensato ad un’associazione fondiaria e proposto alla Regione una legge in questa direzione, che metta insieme i proprietari, usando i terreni silenti per avere così della superficie che qualcuno possa gestire – spiega la sindaca – Purtroppo manca uno strumento legislativo, eppure solo in questo modo è possibile fare concretamente la manutenzione del territorio”. Prevenire invece di curare, ecco la filosofia pragmatica di Matilde, tutta da difendere. Ora anche in un’ aula di tribunale.
Gian Basilio Nieddu