Un libro bianco per la protezione delle foreste in Europa
Un filo rosso e continuo lega gli alberi e il nostro futuro sul pianeta. Si è discusso di foreste e cambiamenti climatici, all’ultima plenaria del Parlamento Europeo. Sotto la lente dei parlamentari il Libro Verde che analizza il territorio, i rischi e sottolinea le priorità per salvaguardare i nostri “beni verdi”. Ma come? Con un Libro bianco, ovvero un documento programmatico sulla protezione delle foreste nell’UE, che tenga conto dei risultati della consultazione pubblica.
Il Libro bianco dovrebbe concentrarsi sul mantenimento e l’incremento delle foreste europee, per garantire un livello più elevato di protezione per gli habitat di qualità e per le foreste che svolgono funzioni protettive ostacolando inondazioni, smottamenti, incendi, desertificazione, perdita di biodiversità e catastrofi atmosferiche estreme.
Nella ricetta sono presenti anche ipotizzate più risorse finanziarie, scambi di conoscenze e promozione della ricerca e dell’informazione. Sulla base di questo lavoro, una gestione sostenibile delle foreste, attiva e preventiva, che accolga le priorità nazionali e regionali, potrebbe presto diventare obbligatoria a livello dell’UE.
Il cambiamento climatico rende infatti insufficienti le politiche degli Stati membri per la protezione delle foreste. Tema fondamentale visto che le foreste e gli altri terreni boschivi coprono più del 42% della superficie dell’UE e forniscono sostentamento a milioni di lavoratori, imprenditori e a 16 milioni di proprietari di foreste. Le industrie della filiera silvicola forniscono lavoro a oltre 2 milioni di persone, principalmente in PMI, e hanno un fatturato di 300 miliardi di euro. Nella gestione delle foreste – il 40% delle quali è proprietà dello Stato – sono impiegate 350.000 persone.
Nell’UE l’attuale rapporto tra abbattimento e incremento è stabile al 60% circa. Si prevede che il rapporto aumenterà in molti paesi fino a oltre il 100%, causando un calo delle risorse forestali in crescita dopo il 2020. Le foreste europee, inoltre, e il settore silvicolo europeo sono regolati da una varietà di modelli regionali e nazionali, raggruppati in base al loro orientamento produttivo e protettivo. Le foreste assicurano sia risorse che funzioni ecosistemiche. Il Parlamento ha messo in guardia sui rischi per le foreste. I rischi climatici come tempeste, sradicamenti causati dal vento, siccità, aumento del rischio d’incendi, ma anche parassiti, malattie fungine. Gli effetti di questi due gruppi si rafforzano reciprocamente, come nel caso dei parassiti: temperature più elevate portano a cicli riproduttivi più lunghi di molte specie patogene.
Ma c’è anche, in aggiunta al danno, la domanda di biomassa legnosa da parte del settore dell’energia, che si sta rivelando, in alcuni casi, una minaccia per le foreste e per le industrie tradizionali della filiera. L’ipotesi secondo cui la biomassa legnosa non causa un aumento delle emissioni di gas serra non tiene infatti in considerazione le tempistiche più lunghe necessarie per riassorbire il “debito di carbonio“, che dipende dalla produttività degli alberi e dal precedente utilizzo e gestione del terreno.
Le politiche comuni che interessano le foreste comprendono la PAC (8 miliardi di euro nel pilastro 2), la politica ambientale (in particolare sulla biodiversità e l’acqua), le politiche in materia di energia, industria, commercio, ricerca e coesione (comprese la politica regionale e il fondo di solidarietà) e sono spesso caratterizzate da una mancanza di coerenza per quanto concerne la protezione delle foreste. L’impegno del Consiglio e del Parlamento dei confronti della protezione delle foreste è stato inoltre espresso tramite i regolamenti sulla prevenzione degli incendi (2158/1992), sul monitoraggio (2152/2003) e sulla due diligence degli operatori del legno (995/2010). La strategia forestale dell’UE del 1998 ha portato al piano d’azione per le foreste (PAF): migliorare la competitività a lungo termine; migliorare e proteggere l’ambiente; contribuire alla qualità della vita; favorire il coordinamento e la comunicazione. Tutti gli Stati membri dell’UE prendono anche parte al Processo Forest Europe che, negli ultimi 20 anni, ha elaborato approcci comuni alla gestione sostenibile delle foreste.
Ma perchè tutto questo possa dare i frutti sperati è ora essenziale che si affermi l’obbligatorietà dei programmi forestali nazionali, come strumento per garantirne il rispetto e per sviluppare il consenso sulla gestione sostenibile delle foreste.
Francesca Fradelloni