Un futuro (prossimo) senza petrolio è possibile?
“L’Europa funzionerà senza petrolio in meno di 10 anni, tra il 2015 e il 2020”, ha dichiarato Shai Agassi, fondatore e Ad di “Better Place“, nominato dalla rivista “Foreign Policy” uno dei cento pensatori più influenti al mondo.
Immaginare un futuro senza “oro nero”, un futuro in cui sulle strade circolino solo auto elettriche. Sogno o realtà? È questa la domanda che si sono posti, lo scorso martedì 7 dicembre, eurodeputati, esperti e premi Nobel, arrivati all’eurocamera per la Nona Conferenza Annuale di Stoa, il gruppo di lavoro del Parlamento Europeo che si occupa della valutazione delle opzioni scientifiche e tecnologiche.
Il 99% di tutte le auto vendute nell’Unione Europea utilizza ancora motori a combustione interna, ha spiegato in apertura la vicepresidente del Parlamento, la liberaldemocratica tedesca Silvana Koch-Mehrin. “Abbiamo bisogno di cambiamenti che devono entrare a far parte della strategia sugli investimenti verdi di Europa 2020”, ha aggiunto il popolare austriaco Paul Rübig, presidente di Stoa, sottolineando come oggi, tra le priorità del suo gruppo di lavoro, ci siano i trasporti eco-efficienti e le risorse sostenibili.
Uno scenario possibile per il semplice fatto, ha aggiunto Agassi, che il petrolio diventerà sempre più costoso. “Da dieci dollari al barile di qualche anno fa il petrolio è salito ormai a 100 dollari e, se la Cina non smetterà di produrre al ritmo attuale, aumenterà in pochi anni fino a 230 dollari al barile”. E a quel punto, sostiene Agassi, qualcosa andrà fatto di sicuro. La Cina lo ha già capito, dando il via agli investimenti nelle auto elettriche e, se l’Europa non vuole restare indietro e perdere il suo ruolo di prima produttrice di auto al mondo, questo è il momento di agire”.
Agire anche con idee un po’ folli. “Potremmo lanciare particelle di zolfo nell’atmosfera, per raffreddare il clima mondiale”, ha spiegato il professor Paul Crutzen. “Molti lo consideravano un progetto assurdo, ma la verità è che, se non limitiamo le nostre emissioni, dovremo davvero fare qualche pazzia per rimediare”. Vincitore del premio Nobel per la chimica nel 1995, Crutzen è diventato famoso per le sue teorie per salvare il mondo. Sua è l’idea di “antropocene“, un termine usato oggi per indicare l’attuale periodo della storia della Terra in cui l’azione umana sta giocando un ruolo eccessivo sugli ecosistemi mondiali. Durante la conferenza ha parlato di geo-ingegneria, ovvero del suo piano estremo di salvataggio che nessuno, nemmeno lui, vorrebbe vedere in atto, ma che forse diventerà necessario se continuiamo sulla strada dell’inquinamento, senza riuscire a trovare accordi sulla riduzione delle emissioni nocive. Del resto nel ventesimo secolo la popolazione è aumentata di quattro volte, le aree urbane di 10 volte, la produzione industriale di 40 volte, l’utilizzo di energia di 16 volte. A causa di ciò le emissioni di CO2 provocate dall’uomo sono ormai il doppio rispetto a quelle naturali. “Per evitare serie conseguenze dovremmo ridurre la nostra produzione di CO2 del 40% e di ossido di azoto del 70 o 80%, usando meno energia e ricorrendo di più a energie rinnovabili”, ha concluso il premio Nobel.
Più investimenti nelle energie rinnovabili quindi. “Dobbiamo chiedere alle autorità di incoraggiare lo sviluppo di tecnologie a basse emissioni di carbonio”, ha chiesto il deputato conservatore e vicepresidente di Stoa Malcolm Harbour, sollecitando un accordo per fissare misure comuni per favorire la diffusione delle auto elettriche.
Un’economia basata sul metanolo, in nome di un futuro più sostenibile, è invece la proposta di George Oláh, anche lui premio Nobel per la chimica nel 1995. “Non corriamo nessun pericolo di restare senza energia”, ha rassicurato. “Il problema è però quello di catturare, immagazzinare e consegnare l’energia”. Un modo sarebbe quello di replicare artificialmente il ciclo dell’anidride carbonica, rendendolo più veloce. Semplificando, la CO2 verrebbe catturata nell’atmosfera e trasformata in metanolo. “E così”, ha concluso “Noi che vogliamo tanto liberarci oggi dell’anidride carbonica scopriremo un giorno che ne abbiamo in realtà bisogno”. Intanto il 14 dicembre, a Strasburgo, all’ordine del giorno della seduta plenaria del Parlamento Europeo, si discuterà la proposta di risoluzione sulla revisione del Piano d’Azione per l’Efficienza Energetica.
Francesca Fradelloni