UE: il balletto sull’economia circolare si chiude con un “pacchetto”
È stata prima affossata dalla nuova Commissione Junker, appena installata a Bruxelles a novembre, poi salvata dal Parlamento UE alla vigilia delle vacanze estive e contemporaneamente diventata oggetto di una consultazione pubblica. La direttiva sull’economia circolare ha vissuto certamente un anno impervio e costellato di colpi di scena. Tuttavia, sembra che la retta via sia stata ora imboccata.
La Commissione ha, infatti, adottato un nuovo pacchetto per lo sviluppo della circular economy in Europa. Definite “ambiziose ma realistiche”, le misure descritte nel documento fungono da anello mancante nell’economia circolare per affrontare tutte le fasi del ciclo di vita del prodotto: dalla produzione e il consumo fino alla gestione dei rifiuti e al mercato delle materie prime secondarie. Il piano d’azione include anche un certo numero di azioni mirate alle barriere del mercato in specifici settori o flussi di materiali, come la plastica, gli sprechi alimentari, le materie prime essenziali, la costruzione e la demolizione, la biomassa e i bioprodotti nonché misure orizzontali in settori come l’innovazione e gli investimenti.
Per quanto riguarda i rifiuti, poiché in una prospettiva di maggiore efficienza la loro trasformazione in risorse è un elemento decisivo per realizzare un’economia più circolare, le azioni puntano, sul lungo periodo, ad aumentare il riciclaggio e ridurre il collocamento in discarica – limitando in tal modo la portata della circolazione transfrontaliera dei rifiuti ad essa destinati – proponendo nel contempo misure concrete per abbattere gli ostacoli che si frappongono al miglioramento della loro gestione e tenendo conto delle diverse situazioni degli Stati membri. Visto che, a seconda delle zone, i tassi di riciclaggio possono variare dal 5% fino all’80%, ma solo circa il 40% nell’UE è riciclato.
Alla luce del fatto che attualmente l’Europa perde circa 600 milioni di tonnellate l’anno di materiali contenuti nei rifiuti che potrebbero essere potenzialmente riciclati o riutilizzati, la Commissione intende fissare l’obiettivo comune UE di riciclare il 65% dei rifiuti urbani e il 75% di quelli da imballaggio. E vincolare gli Stati al collocamento in discarica ad un massimo del 10% dell’insieme degli scarti. Il tutto entro il 2030. L’esecutivo vuole poi lavorare sulla semplificazione e sul miglioramento delle definizioni e della terminologia relative ai rifiuti armonizzando anche i metodi di calcolo. Nell’ambito di queste proposte è ancora permesso l’incenerimento dei rifiuti se non è possibile evitare di produrli né è possibile riciclarli. Recuperarne il contenuto energetico è, infatti, di norma preferibile al collocamento in discarica, sia sotto il profilo ambientale che economico. Vi è quindi spazio per la “termovalorizzazione”.
Inoltre, la Commissione modificherà la legislazione per consentire ai materiali riciclati di essere riclassificati come “non rifiuti” qualora soddisfino un insieme di condizioni generali, uguali in tutta l’UE. Il sistema prevede anche di ricompensare i produttori che commercializzano prodotti più verdi e ne incoraggia il recupero e il riciclo alla fine del ciclo di vita.
Il pacchetto propone inoltre un’azione specifica per ridurre i rifiuti marini grazie all’attuazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile al 2030 e dell’obiettivo primario che l’UE si è data per questo tipo di rifiuti. Questo problema sarà esaminato anche nell’ambito della strategia sulla plastica nell’economia circolare.
La proposta contiene infatti un obiettivo più ambizioso relativamente al riciclaggio degli imballaggi. Ma non solo quelli di plastica, anche quelli in legno, per garantire la raccolta differenziata dei biorifiuti. I biomateriali come il legno, le colture o le fibre possono, infatti, essere impiegati per un’ampia gamma di prodotti e usi energetici. Oltre a costituire un’alternativa ai prodotti fossili, i biomateriali sono rinnovabili, biodegradabili e compostabili.
In fase di produzione, invece, una migliore progettazione del prodotto è fondamentale per facilitare il riciclaggio e consentire la fabbricazione di prodotti più facili da riparare o più durevoli e meno costosi. Per fare ciò è necessario sostenere la riparabilità, la durabilità e la riciclabilità mediante le specifiche di prodotto nell’ambito dei futuri piani di lavoro per attuare la direttiva sulla progettazione ecocompatibile. La lotta all’obsolescenza programmata prevede poi requisiti comuni per semplificare lo smontaggio, il riutilizzo e il riciclaggio, tra i vari prodotti, degli schermi elettronici.
Un intero capitolo è dedicato ai settori della costruzione e della demolizione, che generano in Europa i maggiori volumi di rifiuti e dove spesso i materiali di valore non sempre sono identificati e recuperati. La Commissione intende quindi intraprendere una serie di azioni volte a recuperare queste risorse oltre a facilitare la valutazione delle prestazioni ambientali degli edifici e sviluppare orientamenti in materia di predemolizione e di progettazione ecocompatibile.
Un altro punto affrontato dalla Commissione riguarda gli sprechi alimentari a livello di vendita al dettaglio. La nuova proposta legislativa sui rifiuti insiste, infatti, sull’adozione di misure volte a chiarire la legislazione UE in materia di alimenti e mangimi, a facilitare le donazioni alimentari, il riutilizzo di derrate alimentari non più destinate al consumo umano per produrre mangimi e a esaminare i modi per migliorare l’uso dell’indicazione della data di scadenza da parte degli operatori della filiera e della comprensione di essa da parte dei consumatori, in particolare della dicitura “da consumarsi entro il”.
Sul piano degli investimenti, infine, le PMI possono trarre vantaggio dalle opportunità commerciali offerte da una maggiore efficienza delle risorse con la creazione del centro di eccellenza europeo per la gestione efficiente delle risorse e sfruttando pienamente il programma Horizon 2020, che comprende un’importante iniziativa dal titolo “Industria 2020 ed economia circolare” con una dotazione di oltre 650 milioni di euro. Inoltre, la Commissione vuole agire nell’ambito degli appalti verdi (GPP), ponendo l’accento sugli aspetti relativi all’economia circolare nei criteri nuovi o rivisti, a sostegno di una più ampia diffusione dei GPP. Senza dimenticare la consulenza offerta dalla Banca Europea per gli Investimenti (BEI). Visto che l’economia circolare potrebbe generare risparmi netti per le imprese europee pari a 600 miliardi di euro, ossia l’8% del fatturato annuo, creando posti di lavoro e riducendo al contempo l’emissione di gas a effetto serra del 2-4%.
Beatrice Credi