UE-Cina: i buchi neri dell’alleanza energetica
“Sono particolarmente contento che oggi sia stata lanciata formalmente la Paertnership tra l’Unione Europea e la Cina sull’Urbanizzazione Sostenibile,che ci permetterà di continuare la nostra collaborazione per affrontare insieme le sfide economiche, sociali ed ambientali che il momento storico in cui viviamo ci impone”. E’ quanto si legge nel comunicato stampa che ha seguito l’incontro tra il Presidente della Commissione Europea, José Manuel Barroso, e il vice Premier cinese, Li Keqiang, svoltosi a Bruxelles lo scorso 3 Maggio.
Poiché, nonostante l’importanza del summit, non vi è stata alcuna conferenza stampa (aspetto piuttosto insolito, ma che non stupisce quando è coinvolto il gigante asiatico), sempre dallo stesso comunicato si apprende che UE e Cina hanno firmato due dichiarazioni sulla cooperazione energetica, “dimostrando, continua Barroso, che questo è un settore in cui l’Europa può lavorare insieme con la Cina, e dove la Cina, con i talenti Europei, può contribuire a migliorare la qualità della vita dei propri cittadini”.
Sicurezza energetica, potere di mercato e sviluppo urbano sostenibile sono stati dunque gli argomenti centrali dell’agenda, durante uno dei tradizionali incontri del dialogo energetico tra Pechino e l’Unione Europea, che ormai si svolgono regolarmente, dal 2005, nell’ambito degli UE-Cina Summit. In una nota la Commissione sottolinea infatti come “l’UE, nel corso di questi anni, abbia assunto una posizione privilegiata nel dialogo sulla sicurezza energetica con la Cina, e di come la Cina sia diventata un giocatore chiave nel mercato energetico globale”. Gli interessi in gioco, per entrambi i protagonisti, sono enormi.
Sono state sei le aree di priorità stabilite durante l’incontro: energie rinnovabili, reti energetiche intelligenti, efficienza energetica degli edifici, energia pulita, nucleare e legislazione in campo energetico. Ma la vera novità dell’incontro, dato il rapido sviluppo urbano cinese, è stato il lancio del programma per un’Urbanizzazione Sostenibile, sulla base del quale, la Cina dovrebbe seguire uno sviluppo urbano rispettoso dell’ambiente grazie alle nuove tecnologie, mentre l’Europa dovrebbe adeguarsi alle esigenze ambientali attraverso programmi di rinnovamento degli edifici esistenti.
Li Keqiang, ha affermato che “guardando al futuro, Cina ed Europa devono considerare l’urbanizzazione come una nuova piattaforma e un nuovo punto forte della cooperazione concreta e condividere gli enormi benefici creati dall’urbanizzazione cinese e dall’industrializzazione tecnologica europea, così da iniettare nuova forza motrice nello sviluppo di Cina ed Europa. La Cina e l’UE si trovano in diverse fasi di urbanizzazione, ha continuato Keqiang, e le due parti hanno le loro superiorità e necessità di cooperazione”. In merito, Li Keqiang ha avanzato una proposta in tre punti, che interessa la promozione comune dello sviluppo verde, l’approfondimento della cooperazione nei progetti e il rafforzamento degli scambi nell’amministrazione fra le due parti.
Dalle varie note ufficiali e dai comunicati stampa sembrerebbe, dunque, che i rapporti tra Cina e Unione Europea in campo energetico, siano tanto soddisfacenti e consolidate da consentire intese anche in un settore così diverso tra Pechino e Bruxelles, come quello urbanistico. Osservando però più da vicino la situazione, si riescono subito a trovare le crepe nel rapporto tra il gigante cinese – che tra l’altro rimane il Paese con la più alta quota di emissioni di CO2 al mondo – e il Vecchio Continente. Prima fra tutte quella relativa allo scambio di quote di emissione (ETS) riguardante le compagnie aeree che sorvolano il territorio europeo.
La Cina infatti, si è scontrata con la proposte dell’UE di far rientrare tutte le compagnie aeree destinate negli aeroporti europei nell’ambito legislativo concernente le norme sullo scambio di quote di emissione di CO2 del settore. Ma i cinesi considerano la proposta europea una violazione della sovranità nazionale e, al tempo stesso, del principio in base al quale le economie “emergenti” non dovrebbero sopportare e supportare gli stessi limiti ambientali del mondo industrializzato.
La mancanza di un incontro ufficiale tra il vice Premier cinese e il Commissario per l’Ambiente europeo, Connie Hedegaard, ha fatto tuttavia in modo che il controverso tema delle quote sulle emissioni, non fosse inserito nell’agenda dell’incontro di Bruxelles. Ci ha pensato però Claude Turmes, membro del Parlamento Europeo ed esponente dei Verdi in Europa, a soffiare sul fuoco, sottolineando pubblicamente che, in realtà, nel settore delle energie alternative, soprattutto per quel che riguarda i pannelli solari, la Cina e l’Unione Europea sono rivali piuttosto che alleate. Il mercato europeo dei moduli fotovoltaici, alle condizioni attuali, non sembra infatti avere futuro, se si considerano i prezzi super-competitivi di quelli cinesi.
Donatella Scatamacchia