L’avanguardia italiana delle smart grid
Hai voglia a gettar fango sull’Italia quando si parla di temi energetici. Di questi tempi sembra essere diventato un nuovo sport nazionale. Soprattutto quando si misurano i risultati raggiunti e preso atto che il nostro Paese non ha ancora fatto decisivi investimenti in fonti alternative a petrolio, gas e carbone, dai quali dipende attualmente circa l’83% del nostro consumo di energia primaria.
Fino ad ora si è molto discusso del famoso “mix energetico” nazionale, che dovrebbe prevedere, per il prossimo futuro, una produzione fatta per il 50% di fonti fossili, per un altro 25% dalle rinnovabili e per il restante 25% dal nucleare. Ma ad oggi emergono soprattutto le difficoltà ad attuare concrete, condivise (e condivisibili) scelte strategiche.
Eppure, guardando con maggiore obiettività ad alcune iniziative, non si può non riconoscere all’Italia il merito di essere tra i Paesi che meglio si stanno attrezzando sulle Smart Grid, tecnologia in grado di cambiare radicalmente il sistema di produzione e distribuzione dell’energia elettrica. Questione di non poco conto considerato che sull’efficienza energetica l’Unione Europea ha scommesso molta della sua credibilità politica.
Di fatto, le Reti Intelligenti si estenderanno ad ogni latitudine. I Paesi sviluppati e quelli ex emergenti, Cina in testa, stanno attuando o metteranno in programma significativi investimenti per l’affermazione delle Smart Grid su vasta scala. Anche se, spesso, con un orizzonte temporale molto lungo. Gli Stati Uniti stanzieranno per esempio 3,4 miliardi di dollari per finanziamenti nel settore, mentre la Corea del Sud punta su un importante sito dimostrativo sull’isola di Cheju per posizionare tutte le nuove tecnologie. Dal canto loro i Paesi del Sud America saranno in grado di utilizzare smart meter per prevenire furti di energia e assicurare il mantenimento della continuità della fornitura.
L’Europa è senza dubbio uno dei player più all’avanguardia in questo tipo di progetti. A partire da quelli compresi nell’ambito di EERA (European Energy Research Alliance), un’alleanza fra primari istituti di ricerca e sviluppo europei, finanziati con un budget annuale di oltre 1,300 milioni di euro. Attraverso EERA questi centri coordineranno, indirizzeranno e implementeranno progetti congiunti nel campo delle nuove tecnologie energetiche, oltre a condividere risultati e strutture.
Più in dettaglio, gli studi sulle smart grid sono rivolti alla supervisione delle reti e alle tecnologie di accumulo elettrico. Insieme alla Corea del Sud, l’Italia ha poi esercitato un ruolo fondamentale all’interno della IEA (International Energy Agency) per la determinazione delle linee di indirizzo e la pubblicazione del Technology Action Plan, discusso e presentato a Copenhagen. Ancora tanta Italia anche in Address (Active Distribution network with full integration of Demand and Distributed Energy RESourceS) progetto cofinanziato dalla Commissione Europea per lo sviluppo delle reti interattive di distribuzione dell’energia. Coordinato da Enel, il consorzio Address riunisce 25 soggetti diversi appartenenti a 11 paesi. Fra questi Università e centri di ricerca (come la University of Manchester, le Università di Siena e Cassino, la Fundación Labein, Kema e Consentec) e “aziende europee operanti nella distribuzione, fornitura e vendita di energia elettrica e nella produzione di elettrodomestici e apparati per la rete elettrica” (come ENEL Distribuzione, EDF Energy, Iberdrola Distribución Eléctrica, ABB, Ppshili, Electrolux, Ericsson Espańa e Alcatel). Partito nel 2008, Address si concluderà nel 2012 e ha come obiettivo di consentire l’attiva partecipazione di piccoli e grandi consumatori nel mercato dell’energia e la fornitura di servizi ai vari attori del sistema energetico.
Ma per realizzare questa autentica “rivoluzione tecnologica del mercato” è necessario che, entro il 2020, venga reso intelligente almeno il 50% delle reti continentali. Decisivo, in questo senso, sarà il ruolo del settore industriale. Che deve essere messo in grado di operare (e operi a sua volta rispettandone le logiche) in un vero mercato interno capace di favorire l’integrazione delle fonti di energia intermittenti. Ecco perché, da tempo, diverse utilities e altre realtà europee hanno attivato piani di lavoro dimostrativi basati sulle caratteristiche delle smart grid: dalla gestione del carico alle possibilità legate alla mobilità sostenibile, alle iniziative interne dei gestori di rete. Vanno qui ricordati il progetto telegestore di Enel, quello di Endesa in Spagna o di Edf in Francia e il programma danese Cell, che, in particolare, punta ad integrare l’energia eolica grazie ad una gestione intelligente del carico.
In Italia lo sforzo di sviluppo e promozione delle Smart Grid è affidato anche al Ministero dello Sviluppo Economico, ai vari Politecnici, al Dipartimento Tecnologico T&D di Erse, ad alcuni laboratori di ricerca applicata e “Think Tank” (come Smart DigiLab della Fondazione Politecnico o Energy Lab di Milano) e ad altre realtà private. Anche per l’Italia si pone in primo luogo la necessità di spingere sulle reti intelligenti per favorire l’integrazione delle rinnovabili, l’information&communication technology, la pianificazione di sistemi e l’accumulo elettrico.
Le Smart Grid consentiranno insomma livelli sempre maggiori di affidabilità, sicurezza, efficienza e riduzione dell’impatto ambientale. “Grazie a un insieme basato su sensori e chip in collegamento con tutte le utenze della rete elettrica, in un futuro molto vicino saremo in grado di ottimizzare i consumi di energia gestendo i flussi bidirezionalmente, evitando dispersioni e adattandosi velocemente alle condizioni variabili del sistema” dice Silvio Bosetti, Direttore Generale di Energy Lab (la fondazione che riunisce le Università Milanesi, la Regione Lombardia, il Comune di Milano, l’ERSE, la Fondazione Edison e la Fondazione AEM). Oltre a sviluppare programmi di approfondimento su altre questioni energetiche, Energy Lab punta molto a sensibilizzare i decision maker sul tema delle Smart Grid, prioritario per il futuro sostenibile dell’Europa. Nel corso del 2009 Energy Lab ha già promosso un primo seminario: “Smart grid: il futuro dell’energia e dei servizi” e quest’anno si replica, a Milano, a maggio, in collaborazione con la Rappresentanza della Commissione Europea, con: “Reti elettriche: Smart Grid, il futuro dell’energia e dei servizi”. Il 9-10 novembre 2010, inoltre, EnergyLab pareciperà allo Smart Grids International Forum per presentare il rapporto finale del programma Smart Grid di EnergyLab.
“Una rete interattiva intelligente consentirà a chiunque, dai titolari di utenze domestiche alle piccole e medie imprese, fino alle aziende di più grandi dimensioni, di produrre localmente energia, ad esempio con fonti rinnovabili, e di utilizzarla per le proprie esigenze, potendo rendersi indipendente dalla rete di erogazione elettrica”, aggiunge Bosetti. Chiave di questo sistema diventeranno allora i contatori elettronici intelligenti, i cosiddetti smart meter che consentiranno un flusso energetico in senso bidirezionale. “In altri termini, i produttori locali potranno, di volta in volta, attingere corrente elettrica dalla rete distributiva principale o rivendere, tramite il gestore, la propria produzione in eccesso. E l’evoluzione del software consentirà di disporre in ogni momento dei dati sui quantitativi di energia utilizzati in qualsiasi punto della rete e la sua capacità di interconnessione potrà essere utilizzata per orientare e dosare i flussi di energia a seconda dei momenti di maggiore o minor consumo”.
Per una implementazione delle Smart Grid restano tuttavia da superare diversi ostacoli – finanziari, tecnologici e legati alla sicurezza soprattutto – avendo ben presente che per adesso, tiene a precisare Bosetti, “si tratta di tecnologie non ancora perfettamente consolidate e standard e protocolli di comunicazione non ancora del tutto condivisi”
Bruno Pampaloni