L’idroelettrico che rispetta i fiumi: il progetto CH2OICE
L’offerta di “energia verde” nel mercato dell’energia elettrica è abbondante, ma chi certifica la “qualità ambientale” di tali produzioni? Una recente indagine ha verificato che in molti paesi europei sono presenti numerosi marchi di energia “verde” ma nella maggior parte dei casi sono marchi di proprietà dello stesso produttore dell’energia elettrica.
La certificazione che sia energia prodotta da fonti rinnovabili è principalmente basata sui RECSo sulla Garanzia d’origine. In pochissimi casi esiste un ente terzo che garantisce sul marchio. A livello italiano si differenzia solo il marchio “100% Energia Verde”, di proprietà dell’associazione REEF. Sebbene i soci dell’associazione siano solo produttori di energia elettrica, esiste una commissione di garanzia costituita da rappresentanti del GSE, di associazioni ambientaliste e di tutela dei consumatori e la gestione del marchio è affidata alCESI.
Un caso molto particolare è quello del marchio svizzero “GreenHydro – Naturemade”. Si tratta di un marchio di “qualità ambientale” per gli impianti idroelettrici. L’idea sottostante a GreenHydro è che gli impianti certificati, indipendentemente dalla loro taglia e dalla loro collocazione, siano caratterizzati da una gestione in grado di proteggere gli ecosistemi acquatici dove sono stati inseriti. Per fare questo il Green Hydro standard è composto da due diversi livelli: un primo livello di standard generici ed un secondo livello di standard più specifici e riferiti al singolo ecosistema in cui sono inseriti. La peculiarità ed il vantaggio del sistema Naturmade è il contestuale miglioramento ecologico degli impianti certificati. La proprietà del marchio è di VUE, parte terza rispetto a produttori e regolatori. L’ottenimento del marchio è basato sul rispetto di prescrizioni locali.
Visto il moltiplicarsi di offerte di vendita di energia “verde”, l’Autorità per l’energia elettrica e il gas (AEEG) ha avviato una consultazione specifica a luglio 2009 dal titolo “Meccanismo di controllo della vendita ai clienti finali di energia elettrica da fonti rinnovabili”.
In questo contesto da “free riders” è stato concepito CH2OICE (Certification for HydrO: Improving Clean Energy), progetto finanziato nell’ambito del programma comunitario “Intelligent Energy Europe”. I partner italiani di questo progetto sono Ambiente Italia(coordinatore del progetto), il CIRF - Centro Italiano di Riqualificazione Fluviale, l’APER – Associazione Produttori da Energie Rinnovabili, ilWWF e lo Studio Frosio. Ma sono coinvolti anche partner spagnoli, francesi, sloveni, slovacchi e belga.
Questo progetto si pone l’obiettivo di sviluppare una procedura di certificazione tecnicamente ed economicamente fattibile per impianti di produzione di energia idroelettrica di più elevato standard ambientale, che sia esplicitamente coerente con i requisiti della Direttiva Quadro sulle Acque (2000/60/CE), integrata, per quanto possibile, con gli strumenti europei già esistenti (come Ecolabel ed EMAS). L’energia prodotta da impianti che seguiranno tale procedura dovrà essere riconoscibile attraverso uno specifico marchio.
La metodologia di certificazione è stata definita attraverso un processo di consultazione di esperti in numerose discipline e , allo stato attuale, è in fase di sperimentazione in alcuni impianti idroelettrici italiani e sloveni. La procedura riguarda principalmente impianti esistenti, ma, per permettere un utilizzo più ampio dei risultati del progetto, è stato considerato anche il tema delle nuove centrali e l’applicazione agli impianti in fase di rinnovo della concessione: sulla base dello stesso approccio logico adottato per la certificazione degli impianti esistenti, sono state realizzate linee guida tecniche, per supportare i decisori nel rilascio delle autorizzazioni e i produttori nella progettazione di nuovi impianti e nella redazione degli Studi d’Impatto Ambientale.
Giulio Conte, coordinatore del progetto, sostiene che “al momento la sfida è trovare un mercato per l’energia certificata CH2OICE in modo che i produttori siano interessati alla certificazione. Tenendo in considerazione il gran numero di conflitti per la costruzione di nuove centrali idroelettriche, sembra che almeno alcuni clienti dovrebbero essere interessati ad acquistare “energia verde”, tra cui le famiglie, le imprese della “green economy” e coloro che fortemente promuovono il rispetto dell’ambiente nelle loro strategie di marketing”.
Il progetto è giunto quasi alla fine e si possono tirare le somme di più di due anni di progetto. Per questo sono stati organizzati un workshop (14 dicembre a Bolzano) e una conferenza internazionale (a febbraio a Roma) non solo per illustrare i risultati ottenuti, ma anche per raccogliere i pareri di numerosi stakeholder: dai produttori ai trader di energia, dalle associazioni ambientaliste a quelle dei consumatori.
Alessandro de Carli