Tenace come il legno d’ulivo, libero come un gatto. Intervista a Gino Paoli
Il gatto, Gino Paoli, non l’ha solo cantato. Lo ama a tal punto che è convinto di esserlo stato lui stesso. In un qualche mondo parallelo, in una vita passata, di cui restano oggi tracce di abitudini e istinti di libertà.
“E’ l’animale che non si fa condizionare da niente e da nessuno, senza rompere i coglioni agli altri”, dice. E a ben vedere, il cantautore genovese, 76 anni, uno dei più grandi della musica italiana, dal felino ha ereditato anche l’eleganza. Nella poetica dei testi e nell’intensa dolcezza delle note. Le sue sono canzoni che respirano del sentimento della natura, “l’unica maestra che conosco e che mi ha insegnato tutto”.
D) Paoli, è vero che vive immerso negli ulivi della Toscana?
R) Ho una casa a Genova, a Quinto, e un podere in Toscana che mi ha lasciato mio nonno e che è sempre appartenuto alla mia famiglia. E’ a Campiglia Marittima. Di generazione in generazione, abbiamo tramandato la tradizione di fare l’olio. Per tutta l’estate e due mesi in autunno abito lì, passo le giornate nel frantoio, in mezzo ai 200 ulivi. Lo chiamiamo l’olio dei Paoli. Anche in Liguria, in effetti, sto in mezzo ai monti. Ho un rapporto più stretto con la natura che con le persone.
D) A settantasei anni, quando non fa l’olio, è sempre in tournée. Una vita in mezzo al legno d’ulivo le ha insegnato qualcosa in fatto di resistenza…
R) Tutta la famiglia dei Paoli è di quel legno lì, del legno vecchio, duro e tenace. Mio nonno era operaio alla Magona. Cinquant’anni negli altiforni. Nel tempo libero andava a caccia e si occupava del podere. Per me è difficile smettere di cantare, è un bisogno naturale come dormire o fare pipì. Non è un mezzo o una maniera di dare. I giovani vengono a chiedermi come si fa a intraprendere la carriera, gli dico sempre tu canta e suona, sei nato per quello e non puoi fare altro. Canterò finché mi reggerà il fisico.
D) Lei è un camminatore?
R) Non molto, ma non è questione di passeggiate. Non è questo che fa la differenza, al giorno d’oggi. Il problema è che non ci accorgiamo che questo mondo corre, che va in fretta e non ti dà tempo di notare nulla: il vento tra gli alberi, il rinnovo della natura. La sua ciclicità è una cosa strana. In natura muore tutto e poi rinasce tutto. Questo mi affascina molto.
D) Con la sua musica si è impegnato in più occasioni a sostegno dell’ambiente. E’ stato uno dei primi che si è battuto per le campagne contro il nucleare…
R) Ho sostenuto gli anti-nuclearisti tanti anni fa, affiancandomi alle battaglie dei radicali, quando tutti gli altri partiti si astenevano. Mi sono sempre interessato delle lotte per i diritti civili. Tanto che sono stupito dei nuovi referendum, per cui ovviamente sono andato a votare. Mi sembrava che gli italiani si fossero già pronunciati contro l’atomo nell’87, dopo Chernobyl. Non dovevano neppure pensare di tornare sul’argomento, né di fare piani per nuove centrali.
D) La partecipazione al voto è stata superiore ad ogni aspettativa. Non l’ha sorpresa questo dato?
R) Credo che un’adesione così forte e numerosa abbia significato un atto di rifiuto verso tutti coloro che ci governano, a prescindere dal colore politico. E’ stato il modo per dire “vogliamo decidere noi”, soprattutto sull’energia e sul nostro futuro.
D) Al podere utilizza fonti di energia alternative?
R) Ho due “girasoli” per il fotovoltaico, il solare per l’acqua calda, e sto cercando il modo per posizionare anche una pala eolica. In fondo, ognuno di noi, in casa sua può scegliere come combattere la sua piccola battaglia. Un domani migliore verrà da tutti noi, non da chi ci conduce.
D) Lei però sta in campagna. In città è molto più complessa la riconversione energetica, non crede?
R) Ho visto pale eoliche a Capo Verde, su un molo, in mezzo al mare. Tutti sanno che solare più fotovoltaico più geotermico sono la ricetta vincente, l’optimum, ma non c’è la volontà di renderli la soluzione. Siamo in grave ritardo sugli altri paesi rispetto alle fonti alternative.
D) Un sogno “verde” da dedicare all’Italia?
R) Una scuola che insegni a vivere insieme e a rispettarsi. La parola “scuola” ha la sua etimologia da “tempo libero”. Questo è il mio desiderio: poter costruire un’altra mentalità, insegnando l’umanesimo. Per il resto, non ho sogni. Racconterò un episodio che mi ha sempre colpito: un Capodanno di non ricordo che anno, il giornalista e sceneggiatore Zavattini andava in giro a chiedere alla gente cosa avrebbe voluto per il mondo dal primo gennaio. Arrivato da sua nonna, le chiese: “Cosa desidereresti per domani?”E lei tagliando corto, lapidaria, rispose: “Senti, ma poi lo fanno davvero?”. Ecco, è questione di coscienza. Per ottenere qualcosa bisognerebbe ricominciare da capo e impegnarsi in prima persona.
D) E forse ricollegarsi anche alla natura…
R) La natura è l’unica maestra che conosco, l’unico credo che ho. Se ho dei problemi, la guardo e mi guida. Altro che i santoni o le fedi. L’artista è un assemblatore, nell’aria c’è la musica, ci sono le parole. Sono negli alberi, in un bambino che piange, nei suoni del vento che ti resta dentro e poi diventa sinfonia. Noi non inventiamo niente, qualcosa suona intorno a noi, dobbiamo solo accorgerci di quel che succede.
D) Che cosa dovrebbe raccontare la musica oggi?
R) Nel nostro tempo si ghigna, si sfotte, si schernisce, ci si diverte alle spalle degli altri. Bisognerebbe raccontare il sorriso, immedesimarsi nel senso pieno della vita. Spesso ci accorgiamo di vivere quand’è troppo tardi.
D) Lei si ispira molto alla natura, ma non si può dire che sia un salutista…
R) Fumare è un piccolo vizio. Ma ce ne sono di ben peggiori…
D) Quali, ad esempio?
R) Parlare quando non si ha niente da dire agli altri. Solo che se eliminassimo tutti quelli che infrangono questa regola sul mondo calerebbe praticamente il silenzio mortale. In questo, gli animali la sanno lunga.
D) Qual è il suo animale preferito?
R) Mi piacciono tutti, ma il mio è il gatto. Ero un gatto nelle vite precedenti. Me ne accorgo da tante cose. Sono pigro come loro, incarnano la mia idea di libertà, qualcosa che si conquista senza rompere le palle a nessuno. Il felino è l’unico che resta fedele alla sua selvaticità, nel mondo dei civili e delle regole. E’ riuscito a ritagliarsi questo privilegio, che invece noi tutti dobbiamo conquistarci ogni giorno: decidere sempre ciò che vuole fare e dove andare, senza dovere dare conto a nessuno. Io, per la mia vita, prendo ispirazione da lui.
Letizia Tortello