Stefania Schipani (Scelta Europea): “Giovani, tornate alla terra!”
La candidata alle Europee 2014 intervistata oggi da Greenews.info è Stefania Schipani: ricercatrice ISTAT, di origini calabresi ma romana d’adozione, si occupa di economia dell’ambiente e di sviluppo sostenibile ed è presidente del Partito Federalista Europeo, partito paneuropeo presente in 13 paesi. Schipani è candidata numero due nella circoscrizione Sud della lista Scelta Europea.
D) Dott.ssa Schipani, i temi della tutela ambientale e della conversione ecologica dell’economia le sono sicuramente noti: come li coniuga con l’impegno politico?
R) L’ambiente e tutte le questioni collegate sono centrali sia per la mia professione che in un’ottica di sviluppo economico che la politica deve ripensare. Ho partecipato come delegata Istat ai working group sugli indicatori dello sviluppo sostenibile e come candidata a Sud, ritengo che un passo di avvicinamento dell’Europa al rilancio dell’economia meridionale, non possa non passare dall’ambiente.
D) Da quale aspetto partirebbe concretamente?
R) Una cosa concreta da cui partire è l‘informazione sui Fondi europei che al Sud vengono in gran parte dispersi. In quest’ottica, abbiamo avviato una campagna di informazione-formazione rivolta ai giovani da portare avanti anche dopo le elezioni europee: il senso è formare, attraverso i nostri volontari, chi vive soprattutto nei piccoli centri, diffondere informazioni specifiche sull’europrogettazione. Questo discorso rappresenta un potenziale enorme perché i giovani a cui oggi ci rivolgiamo possono formare a loro volta altre persone. Un altro progetto in partenza è l’organizzazione di corsi sull’agro-ecologia: in un’ottica di rilancio dell’agricoltura biologica attraverso una filiera produttiva che parte dall’agricoltura e arriva a una vera e propria cura del territorio che a Sud è cruciale per realizzare vero sviluppo. Questa è l’unica risposta per la decontaminazione dei terreni e per riconnettere salute, alimentazione e territorio.
D) Quali obiettivi individua?
R) Questo discorso ha potenzialità occupazionali che sarebbe assurdo non sfruttare e innesca un percorso virtuoso che parte dalla produzione, offre occupazione, e consente di tutelare il territorio. Il ritorno all’attività agricola determinerebbe anche la diminuzione dei costi, resi elevati dal fatto che la produzione delle materie prime è stata abbandonata. Non si tratta solo di rilancio economico che, in questo momento, rappresenta la preoccupazione prioritaria: è anche valorizzazione del territorio, lotta al dissesto idrogeologico, miglioramento della salute pubblica. Una filiera virtuosa e sostenibile che è anche la chiave di volta per la ripresa dalla crisi. Perché non è più possibile creare vero sviluppo seguendo vecchi modelli produttivi, al Sud come altrove, e la Terra dei Fuochi ce lo ricorda ogni giorno.
D) Che idea si è fatta della PAC, così come è stata impostata in questi anni?
R) Purtroppo in quell’ambito c’è stata una forte dispersione delle risorse, un riorientamento dei finanziamenti che non ha portato a una razionalizzazione delle soluzioni, là dove erano necessarie. Questo è un dossier che il prossimo Parlamento Europeo dovrà riprendere in mano per riformare completamente le politiche avviate. Non è perché siamo in campagna elettorale ma io credo veramente che tutto passerà attraverso la nostra capacità di rifondare il rapporto tra Europa e territori. La dimensione europea sovranazionale si deve avvicinare alla dimensione locale.
D) In che misura questa sua sensibilità verso modelli di sviluppo sostenibile – che è anche una professionalità – è diventata un contenuto programmatico di Scelta Europea?
R) Il manifesto di S.E. ha fatto propria l’indicazione della necessità e dell’urgenza di adottare modelli di sviluppo sostenibile per il rilancio economico del Paese. Il Partito Federalista Europeo di cui sono presidente – il PFE esiste in Italia da due anni appena ma è presente in ben 13 paesi dell’Unione – intende avviare un processo di riforma per realizzare una federazione di Stati europei, attraverso una maggiore autonomia politica. E come Partito Federalista Europeo appoggiamo questa coalizione promossa dall’ALDE di Guy Verhofstadt, che è l’Alleanza Liberal-Democratica Europea: anche nel manifesto politico dell’Alleanza, lo sviluppo sostenibile è la chiave fondamentale per creare una risposta al problema occupazionale.
D) Cosa sta scoprendo, in questi giorni di campagna elettorale, che la fa sperare?
R) Il dato interessante, a voler leggere in positivo i riflessi di questa crisi, è un maggiore attivismo da parte delle associazioni che operano sui territori: ci siamo messi in rete con diversi soggetti della società civile le cui energie e risorse hanno bisogno di essere incanalate. L’idea finale sarebbe quella di utilizzare questa campagna elettorale per dar vita a un soggetto politico che possa poi proseguire nel futuro e che occupi quello spazio di rappresentanza liberaldemocratica che in Italia è del tutto scoperta. Uno spazio che ha lo scopo di rendere sostanziale la libertà di scegliere percorsi formativi e culturali che oggi è del tutto svuotata e priva di concretezza. Oggi, i giovani sono realmente liberi di scegliere? Solo la partecipazione civica, anche attivata e stimolata da soggetti politici come il nostro, può riconnetterli al territorio in cui vivono e, dunque, al futuro.
Ilaria Donatio