Solo con il vento. Michele Zambelli, il campione della Mini Transat, la traversata oceanica senza motore
Solcare mari e oceani di tutto il mondo, un sogno nato da adolescente nella sua Rivera Romagnola diventato realtà. Il giovane velista Michele Zambelli, classe 1990 e culla a Forlì, in pochi anni ha navigato in mezzo mondo con ottimo successo. A 15 anni conosce il mitico Cino Ricci (come si racconta nella biografia/romanzo scritta con il giornalista de La Stampa Fabio Pozzo “Odiavo i velisti“) e raggiunge le coste della Croazia. Nel 2011 sale sul primo podio internazionale, regata Bretagna – Spagna, e diventa campione italiano, nel 2013 è il più giovane italiano a partecipare alla Mini Transat – un delle transoceaniche più dure – e finisce 10°. Ci riprova nel 2015 dove chiude 6°, il miglior risultato italiano di sempre. Il prossimo obiettivo e la Ostar, la prima regata transoceanica in solitario navigando con i venti contrari del Nord. Ecco cosa ha raccontato a Greenews.info.
D) Michele una delle esperienze più forti della tua carriera di navigatore è stata la Mini Transat, una regata povera rispetto al gigantismo finanziario di altre competizioni, dove si naviga in un guscio di noce di poco più di sei metri, dalla Francia al Brasile, da soli, senza motore e senza possibilità di comunicare con il mondo. Navigazione a stretto contatto con la natura?
R) Una grande esperienza di vita. Una delle poche regate senza un goccio di prodotti fossili, senza motore. Una consapevolezza che hai quando molli gli ormeggi e ti ritrovi da solo con il vento. Considera che non hai nessun contatto con la terra e vieni catapultato in questo estremo e assordante silenzio con il mare. Questa è la scelta del Mini 6.50, un’esperienza trascendentale, anche se soffri quando manca il vento. Oggi sono passato a barche più grandi, con il motore, ed è una navigazione più comoda ma hai questo mostro a bordo, quando arrivi in porto non sei puro come con il Mini. Prima c’era l’ adrenalina dell’ormeggio, ora il rumore, la puzza di nafta, il fumo. Non è la stessa purezza, anche se navighiamo a vela ogni tanto si deve accendere il motore per ricaricare la batteria. Un compromesso.
D) I pericoli maggiori che si corrono in mare con la barca a vela?
R) I rifiuti, arrivano da terra, tutto ciò che è messo li dall’uomo. Gli abbordi con le altre navi, gli urti con i container, gli oggetti non riconosciuti. Ci sono tanti pericoli…
D) E si naviga pure tra i rifiuti?
R) Il Mediterraneo ne è pieno, in alcune zone di mare invece del bianco dell’onda si vede quello delle scatole dei pescatori, poi le bottiglie. Una volta ho visto un pesce, uno da venti chili, imprigionato dentro il cestello della centrifuga di una lavatrice che galleggiava. Ero troppo veloce e non sono riuscito a fermarmi purtroppo…
D) Secondo te qual è l’emergenza ambientale più urgente per il pianeta?
R) Stiamo facendo un peccato mortale a tirare fuori tutto quello che è sottoterra! Siamo al mondo perchè certe cose sono lì sotto – vedi i gas o i combustibili fossili – ma andiamo a prenderle e usarle e questo è male. Corriamo inconsciamente ad autodistruggerci, dobbiamo trovare una soluzione.
D) Chiaro: stop a trivellazioni ed estrazioni, sfondi una porta aperta, ma l’alternativa?
R) Semplice, usare altre fonti naturali come il sole, il vento, il calore del mare – ovvero le energie rinnovabili!
D) Nel tuo piccolo cosa fai per rispettare l’ambiente quando navighi? Si dice che metti addirittura in tasca i mozziconi delle sigarette!
R) Si è vero, ma aggiungo purtroppo, perché è il sistema più veloce ma più dannoso per usurare i miei pantaloni! Uso anche una bottiglietta vuota, non è un bel spettacolo perché ti rendi conto del veleno che ti metti dentro, con limone e caffè per evitare la puzza. Inquinare l’acqua è come darmi una martellata perché dal mare ci vivo. Raccolgo tutto comunque anche in montagna, anche la carta biodegradabile!
D) Organizzi molti corsi per velisti, gli trasmetti anche delle regole di comportamento ambientale?
R) Trasmetto l’etica della Tribù del Vento, la mia associazione. Si tratta di una serie di regolette interessanti per diventare un buon guerriero della tribù, le ho pubblicate anche nel mio sito . Il mare va rispettato, almeno per scaramanzia. Se ti comporti male, te la fa pagare. La vedo come un marinaio all’antica.
D) La vela può aiutare la difesa dell’ambiente, essere un esempio?
R )Penso al riciclo: nella vita di tutti i giorni non si ripara più niente e gli oggetti si buttano via. La cultura marinaresca ti aiuta a riparare le cose, quando sei in barca in mezzo all’Oceano e si rompe qualcosa devi essere capace di aggiustarlo da solo. E’ una capacità che devi avere. Bisogna recuperare questa cultura perché fa bene all’ambiente, ma anche all’uomo, alla sua anima…
Gian Basilio Nieddu