Se fossi una pecora verrei abbattuta?
Per la rubrica “Racconti d’Ambiente” pubblichiamo oggi un estratto del libro “Se fossi una pecora verrei abbattuta? Storie di persone, animali e inquinamento”, di Liliana Cori, edito da Scienza Express Edizioni (pag. 190, 12.80 euro).
Il mio nome è Silvana, suona bene quando mi chiamano che sto brucando tranquilla, su quei prati immensi costellati di cespugli duri e pieni di spine. Arriva da lontano la voce che rimbalza sui massi rosati, affacciati sulla distesa bianca, azzurra e poi blu intenso, lontana ma che pare di cascarci dentro. Di solito è quel piccoletto di Efisio, lui sì che ne ha di energia, quando canta smetto pure di brucare tanto mi piace. Mi siedo all’ombra e chiudo gli occhi, mi porta lontano, mi fa sentire agnellina, sento che il latte si addolcisce un po’. Infatti, quando mi munge, è una carezza, e lui dice sempre che come il formaggio del nostro gregge non ce n’è davvero, né qui né in continente. Il continente! Non ci potevo credere, ci ha caricate sul pick up una mattina, eravamo in venti: spazzolate il giorno prima, il vello lungo che già avevamo capito di doverci mostrare ben bene. Una fiera, una festa con tutti quei bambini che urlano e le nonne che li inseguono e la musica e i cori. Bello, son soddisfazioni, un sacco di complimenti tutte le volte. E i cori: quelle voci che scendono e salgono fino al cielo non me le dimentico per settimane.
Invece niente: si arriva molto vicino al mare, quello che di solito vediamo laggiù di lontano. C’è un odore forte che non ho sentito mai, è salato e aspro allo stesso tempo, amaro e scuro, entriamo nella pancia di un mostro tutto di metallo, un rumore orribile intorno. Meno male che ci fanno scendere e stare in un recinto arioso: siamo su una nave! Vabbè, se nessuno si preoccupa andrà tutto bene. Efisio chiacchiera, e chi lo ferma quello, sono una piccola folla, tutti agitati e parlano e urlano e cantano assieme e a volte anche piangono un po’. Uno scrive, uno fotografa, uno si è già addormentato, e tutti parlano del continente, di Roma, chissà che bellezza, e di quanta gente ci sarà e se qualcuno ci ascolterà, e che succederà poi.
Il continente è qualcosa che non posso descrivere, è tutto troppo strano e troppo grande, ed è successo troppo in fretta: strade, camion, macchine, macchine, macchine. Le colline verdi ci sono anche qui, ma sono ben lontane,come quando dal mio prato vedo il mare, lontano lontano. E a guardare proprio bene si vedono pure i puntini bianchi, quindi anche lì le pecore non mancano: si può stare tranquilli, la zona è amica. E poi case, ma case che non le avete mai viste tanto sono grandi, e quante ce ne sono, noi venti pecore sembriamo formiche, altroché. Arrivati! Un recinto giallo, un’altra ventina di sconosciute, ce n’è pure una nera, la solita che si vuol far notare, ma simpatiche. E poi che folla! Mai visti tanti umani agitati, col cappellino giallo, e urlano e distribuiscono fogli, e chiamano di qua e abbraccianodi là.
Arrivano a farci le foto, allora sì che ci si diverte: i flash e le pose e l’agnellino che bela. Lo vedo, qualcunoci guarda e pensa all’arrostino, ma che ci volete fa’, ci sono sempre un bel po’ di selvaggi in giro: è il bello della biodiversità! Ecco qui, Efisio che offre il nostro formaggio a una bella giornalista bruna e le dice: “Ecco, non ce la facciamo più, questo ce lo pagano così poco che ormai lo facciamo solo per amore, e l’amore ci nutre, ma non ci permette di vedere il futuro, di tenere nelle mani la nostra terra, di pascolare queste belle pecore e di fare per voi cittadini maglioni e tappeti, e formaggi da leccarsi le labbra!”
È l’ottobre del 2010, e la lotta è solo all’inizio.
Dedicato a tutti i pastori che stanno lottando per continuarea fare i pastori. E alle loro pecore.
Liliana Cori*
*È ricercatrice dell’Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche, Unità Operativa di Epidemiologia, nella sede di Roma, dal 2006. Coordina il lavoro di comunicazione che accompagna le indagini di epidemiologia ambientale dell’Istituto e le attività di ricerca nel settore ambiente e salute. Ha curato con Fiorella Battaglia e Fabrizio Bianchi ”Ambiente e salute” (Pensiero scientifico, 2009) e con Vincenza Pellegrino ”Corpi in trappola” (Editori Riuniti 2011).