Sardegna, in viaggio alla scoperta del sughero
Sono in fila, vicine vicine, con il segno del tempo. Stanno lì da secoli a rappresentare questa porzione di isola, belle e necessarie. Le querce centenarie sono un simbolo per la Sardegna, che vale sempre la pena di un viaggio. Simbolo di vita e memoria nei tronchi feriti. Un percorso tra dolci colline porta da Tempio a Calangianus, sulla strada per Olbia.
Nel vicino paese di Luras ci sono importanti sepolture neolitiche a dolmen, le tombe costituite da lastre di pietra conficcate nel suolo e ricoperte da un masso piatto. Nell’entroterra della Gallura, una Sardegna diversa: un immenso tappeto verde di alberi fra cui spiccano severe guglie di granito si estende interrottamente per centinaia di ettari. E’ un viaggio nella natura selvaggia dell’isola alla scoperta di uno dei tesori più antichi e rappresentativi: le sugherete.
Le foreste da sughero rapiscono lo sguardo dei viaggiatori, il loro mondo incanta, tutto intorno poche case, esistenze di lavoro e sudore tra i campi, a due passi la Costa Smeralda. Anche il cantautore Ivano Fossati era stato amaliato da questo paesaggio, tanto che nel 2009 aveva scelto la Sardegna come meta per le prove generali del tour estivo esibendosi con la sua band al parco della sughereta di Tortolì.
Ma sono anche un patrimonio irrinunciabile da un punto di vista ambientale e costituiscono un habitat ideale per varie specie animali, alcune delle quali in estinzione. Rappresentano uno dei migliori esempi di biodiversità mediterranea e ambientale e hanno un ruolo molto importante nella lotta al depauperamento e alla desertificazione. Una sorta di “polmone verde”, che produce e rilascia ossigeno con il processo della fotosintesi, assorbendo ogni anno più di 14 milioni di tonnellate di CO2 e aiutando così a combattere il surriscaldamento globale.
Raggiungerle è un tuffo nella natura selvaggia. Dopo un semplice viaggio in macchina lungo la Strada Statale 127 che da Olbia prosegue in direzione di Calangianus le sugherete fanno la loro comparsa dopo pochi chilometri e, mano mano che si procede più verso l’interno, i boschi che fiancheggiano la strada diventano sempre più fitti e gli alberi sempre più imponenti. Arrivati nei pressi del Monte Limbara, il paesaggio lascia spazio a gole e valli dove le sugherete si estendono a perdita d’occhio. Esiste però, per i più sportivi, anche un percorso di 30 chilometri da fare in bicicletta, (o a piedi, per i più allenati in circa 6/7 ore), lungo il vecchio tracciato della ferrovia a scartamento ridotto che in passato collegava Tempio Pausania e Calangianus con la stazione di Monti per agevolare il trasporto del sughero che si raccoglieva nell’entroterra verso il porto di Olbia.
Oggi, quel che resta della vecchia ferrovia, dopo un importante lavoro di recupero che ha interessato la maggior parte del percorso, costituisce uno dei i più belli ed affascinanti tracciati pedonali e ciclabili.
Inoltre in Italia e in altri 12 Paesi è stata lanciata la campagna per la promozione del sughero. Iniziata a giugno e della durata di 18 mesi, è promossa da Apcor (Associazione Portoghese dei Produttori di Sughero), Assoimballaggi/Federlegnoarredo e Rilegno per l’Italia, insieme a Amorim Cork Italia, Colombin & Figlio, Sugherificio Ganau, Sugherificio Molinas e Mureddu Sugheri. La campagna si pone l’obiettivo di evidenziare come le caratteristiche di questo prodotto e i suoi impieghi siano un prezioso contributo che queste foreste offrono all’ecosistema.
La produzione mondiale di sughero raggiunge le 300 mila tonnellate annue e si concentra nel bacino del Mediterraneo tra il Portogallo, con il 52,5% del totale, la Spagna con il 29,5%, l’Italia con il 5,5%, seguite da Algeria, Marocco, Tunisia e Francia. L’Italia, al terzo posto tra i produttori mondiali, con 170 mila quintali di sughero prodotti all’anno, realizza circa un miliardo e mezzo di tappi di sughero. L’industria del vino è, infatti, il maggior “cliente” dell’industria del sughero e assorbe il 70% della sua produzione.
“Il bacino del Mediterraneo è coperto da circa 2,2 milioni di ettari di foreste da sughero, di cui circa 225.000 si trovano in Italia, per il 90% in Sardegna e per la restante parte in Sicilia, Calabria, Lazio, Toscana e Campania”, racconta Giuseppe Molinas, Consigliere Incaricato del Gruppo Sughero di Assoimballaggi. “Nel nostro Paese le 250 aziende del settore sono per la maggior parte ubicate all’interno del Distretto del Sughero di Calangianus e Tempio Pausania in Sardegna, dove si trasforma circa il 70% di tutto il sughero lavorato in Italia. I circa 2 miliardi di tappi, tra quelli prodotti e quelli lavorati in Italia, ci permettono di coprire un fabbisogno di un Paese come il nostro, che è tra i primi produttori ed esportatori di vino a livello mondiale. Il sughero e il vino hanno una storia secolare e la storia dell’uno non può prescindere da quella dell’altro. Questo antico connubio con il vino italiano ci fa affermare che per le sue caratteristiche il sughero è ancora oggi la soluzione più naturale ed efficace per la conservazione del vino in bottiglia”.
La quercia da sughero vive mediamente 200 anni e ha una grande capacità di rigenerarsi: durante il ciclo di vita della pianta, la corteccia si rigenera circa 16 volte. Un miracolo della natura che vale un tour nell’Isola – non di solo mare.
Francesca Fradelloni