Salvare la Madre Ganga. La dura battaglia del fiume sacro contro l’inquinamento
In esclusiva per i lettori di Greenews.info, la terza tappa del viaggio del nostro corrispondente Carlo Taglia intorno al mondo.
Negli ultimi giorni ho fatto tappa nella città più antica del mondo, Varanasi. Abitata da 4.000 anni, questa incantevole metropoli indiana è lambita dal sacro fiume Gange. Ogni induista, una volta nella vita, viene a immergersi in queste acque. Inoltre i devoti che vogliono uscire dall’eterno ciclo di vita e morte (il samsara) vengono a morire qui per essere cremati lungo i ghat, le scalinate che secndono verso il fiume. Per centinaia di milioni di indiani, il Gange è la base della vita spirituale e fisica. Purtroppo il fiume è estremamente inquinato. Un centinaio di città scaricano i propri liquami direttamente nelle sue acque perché non esistono ancora leggi che lo vietino. A Jaunpur ci sono alcune fabbriche che scaricano sostanze chimiche. Per poter essere balneabile l’acqua dovrebbe contenere meno di 500 batteri fecali coliformi, ma nel tratto di Varanasi le analisi ne hanno misurati 1,5 milioni !
La “Swatcha Ganga Abhiyan” è una campagna per pulire il Gange su iniziativa della Sankat Mochan Foundation. Lanciata nel lontano 1982, la campagna ha come maggiore esponente il direttore della fondazione, il dottor Veer Bhadra Mishra, professore di ingegneria idraulica e leader spirituale a Varanasi. Visitando la fondazione abbiamo intervistato alcuni suoi colleghi. Secondo loro il Gange non è solo un fiume che trasporta acqua dall’Himalaya alle loro pianure. E’ un sacro fiume, considerato come divinità e madre da milioni di devoti. Ciononstante il fiume non viene risparmiato dal devastante inquinamento, benché questo sia contro la cultura locale. Eppure una situazione di questa gravità rischia di fare vittime tra le attuali e future generazioni.
I successi della fondazione, ad oggi, risiedono principalmente nell’aver sollevato il problema a livello nazionale e mondiale, mobilitando varie istituzioni – anche governative - e mettendole di fronte alle loro responsabilità. La fondazione ha anche promosso la consegna di filtri per purificare l’acqua ai villaggi più colpiti dall’inquinamento e un lavoro molto impegnativo, tuttora in corso, per pulire i 7 chilometri di ghat principali della città.
Il più grande obiettivo conseguito è stato però lo sviluppo di un sistema per il trattamento dei liquami adatto a Varanasi. Tra il 1986 e il 1993 è stato infatti collaudato un sistema che, senza l’uso dell’energia elettrica, combina una raccolta di acqua (lago artificiale) con un sistema naturale per l’eliminazione dei batteri fecali e delle altre specie di batteri più dannose. Ma questa soluzione è sufficiente solo per un terzo dei liquami rilasciati dalla città.
La vera soluzione, mi raccontano, sarebbe l’AIWPS (Advanced Integrated Wastewater Pond System, un sistema brevettato dall’Università della California - dopo circa cinquant’anni di ricerche e sviluppo – e già sperimentato nella regione. La tecnologia AIWPS sviluppa sequenze più complete di disinfezione contro i batteri fecali coliformi e altri tipi di batteri, come parassiti e protozoi, che sono rimossi senza l’uso di sostanze chimiche di sintesi, ma solo con il cloro. L’acqua può così essere riutilizzata per l’irrigazione e per usi industriali e ambientali. Il cuore del processo è chiamato bio-digestione. Attraverso una camera completamente sigillata, con flusso di acqua continuo, si mantiene un’assenza totale di ossigeno che genera un’ambiente anaerobico. L’acqua di scarico è deviata ad un bio-digestivo che biodegrada il componente organico del liquame e distribuisce acqua pulita utile alla coltivazione e irrigazione dei prati. La tecnologia di per sè non è nuova e costituisce un semplice miglioramento alla teoria del “serbatoio settico”.
Nel giugno del 2008 il governo indiano ha deciso di supportare direttamente la campania della Sankat Mochan Foundation chiedendo di preparare un report dettagliato su un progetto pilota che utilizzi il sistema AIWPS per il trattamento dei liquami intercettati nell’area di Ramana, vicino a Varanasi. La fondazione ha consegnato il documento ma ad oggi è ancora in attesa di ricevere il benestare del governo, per poter iniziare la costruzione. L’intero progetto dovrebbe durare circa 2 anni e mezzo e, in caso di successo, porterebbe alla costruzione di un impianto addizionale per coprire le esigenze dell’intera città di Varanasi e permettere finalmente ai pellegrini di bagnarsi in una zona di culto depurata dai dannosissimi liquami.
Nel frattempo la fondazione intende rafforzare la diffusione della campagna per espanderla ad altre città sul fiume e sensibilizzare le università, le scuole e i villaggi. Senza trascurare il monitoraggio costante della qualità dell’acqua e il ricorso alle energie rinnovabili che potrebbero sfruttare l’irraggiamento solare della zona per produrre energia elettrica utile a vari scopi e impianti.
La forte spiritualità del luogo che si avverte spinge spesso alla tentazione di bagnarsi nel fiume, ma dopo le informazioni che la fondazione fornisce, devo ammettere che questo stimolo sparisce d’incanto. Per questo il progetto in attesa di valutazione e’ importantissimo, sia per Varanasi che per molte altre città indiane. La speranza è dunque che il governo indiano possa raggiungere una maggiore determinaazione nel sostenere questo tipo di iniziative. Per la sopravvivenza della cultura, del turismo e delle tradizoni del paese. Ma soprattutto degli esseri umani.
Carlo Taglia
Le riflessioni di viaggio di Carlo Taglia, arricchite di foto e video, sono disponibili anche sul blog: http://karl-girovagando.blogspot.com/