Rumore, suolo e vivibilità: gli spazi urbani al centro delle politiche UE
Bristol, Copenaghen e Francoforte: ecco le tre finaliste candidate al titolo di “Capitale Verde Europea 2014”. Le tre città sono state selezionate tra 19 centri urbani del continente (tra cui figurava anche, per l’Italia, Torino), proposti da una giuria di esperti indipendenti composta da rappresentanti della Commissione e del Parlamento Europeo, del Comitato delle Regioni, dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, dell’ICLEI (Governi Locali per la Sostenibilità), del Patto dei Sindaci e dell’Ufficio Europeo per l’Ambiente.
I selezionatori hanno valutato i dati relativi a dodici parametri diversi: trasporti locali, aree verdi urbane e uso sostenibile del territorio, natura e biodiversità, qualità dell’aria ambiente locale, inquinamento acustico, produzione e gestione dei rifiuti, consumo idrico, trattamento delle acque reflue, eco-innovazione e occupazione sostenibile, gestione ambientale dell’autorità locale e rendimento energetico. Obiettivo del premio, infatti, è di premiare una città all’avanguardia in fatto di soluzioni per la vita urbana che siano rispettose dell’ambiente.
La prossima tappa sarà l’8 giugno, quando Bristol, Copenaghen e Francoforte illustreranno alla giuria, riunita a Bruxelles, la loro visione, i piani d’azione, la strategia di comunicazione e la loro capacità di fungere da modello ispiratore per altre città. La giuria, poi, emetterà il suo verdetto durante la cerimonia di premiazione che si terrà a Vitoria-Gasteiz in Spagna, attuale detentrice del titolo, il prossimo 29 giugno.
Se le città, quindi, si impegnano, a livello di politiche locali, a diventare sempre più eco-sostenibili, l’Europa si adopera a limitare i danni di un’urbanizzazione selvaggia. In questa prospettiva rientrano i nuovi orientamenti sulle migliori pratiche per limitare, contenere o compensare l‘impermeabilizzazione dei suoli, presentati dalla Commissione europea lo scorso 12 Aprile, che contengono esempi di politiche, legislazioni, meccanismi di finanziamento, strumenti di pianificazione locale, campagne d’informazione e altre pratiche attuate in tutta l’UE. Janez Potočnik, Commissario per l’ambiente, ha dichiarato infatti che “la perdita delle risorse del suolo a causa dell’urbanizzazione e della conversione dei nostri territori è una delle principali sfide ambientali con cui l’Europa deve confrontarsi”. Occorre dunque utilizzare questa preziosa risorsa più saggiamente, affinché le sue numerose funzioni vitali siano preservate per le generazioni future. “La formazione del suolo - continua Potočnik – è infatti un processo estremamente lento. Basti pensare che occorrono diversi secoli per formarne un centimetro. L’impermeabilizzazione comporta danni significativi al suolo, e spesso una sua perdita definitiva. Per tale ragione, sebbene lo sviluppo delle infrastrutture debba essere sostenuto per favorire la crescita economica, è necessario rendere la gestione del territorio più efficiente e responsabile“.
Secondo gli orientamenti della Commissione, l’impermeabilizzazione del suolo potrà essere limitata grazie a una pianificazione territoriale intelligente e a una riduzione dell’espansione urbana. D’altro canto, è possibile mettere a frutto il potenziale di sviluppo nelle zone urbane, ad esempio, riqualificando aree industriali dismesse, come ci si attenderebbe dalle aspiranti Capitali Verdi. Le misure di attenuazione prevedono l’impiego di materiali permeabili anziché di cemento o asfalto, un sostegno alle “infrastrutture verdi” e un utilizzo più diffuso dei sistemi di recupero delle acque naturali. Gli orientamenti saranno presentati e discussi in occasione della Conferenza sulla Bonifica e l’Impermeabilizzazione del Suolo, organizzata dalla Commissione il 10 e 11 maggio 2012 a Bruxelles.
Sempre in relazione al contesto urbano europeo, uno studio commissionato dal Ministero dell’Ambiente olandese all’Istituto di ricerca indipendente TNO fa il bilancio dell’inquinamento acustico in Europa e spinge l’Unione Europea a fare di più per contrastare questo fenomeno. L’imputato numero uno è proprio il traffico automobilistico. Secondo gli studiosi olandesi, l’inquinamento acustico costa 16 miliardi l’anno all’Europa. Questa cifra si potrebbe risparmiare diminuendo il livello del rumore del 39 per cento. Per risolvere il problema, l’UE dovrebbe seguire cinque misure fondamentali: anticipare gli obiettivi UE al 2013-2015 (la road-map “anti rumore” proposta da Bruxelles prevede entro il 2014 ed il 2017 la riduzione di 4 decibel del rumore provocato da auto e furgoni e di 3 per i veicoli pesanti), tagliare di altri 2 decibel i limiti di rumore entro il 2020, prevedere, per i veicoli, l’utilizzo di pneumatici ultra silenziosi, obbligare i rivenditori a fornire informazioni sul rumore agli acquirenti e stabilire il livello massimo di rumore consentito a 90 decibel. La strada delle città europee per essere sufficientemente “sostenibili” pare dunque ancora lunga.
Donatella Scatamacchia