RIUp, il design che rigenera gli scarti aziendali: dai tessuti ospedalieri alla ceramica
Tessuti ospedalieri che si trasformano in sacche e borse. Sono quelle della collezione di design Hos. Un contributo alla rigenerazione di una parte delle 90 tonnellate di teli verdi che ogni anno perdono la sterilità e diventano inservibili e quindi rifiuto negli ospedali italiani. Fino a pochi anni fa erano solo una massa di materia da bruciare, far scomparire o peggio ancora sotterrare in discariche altamente inquinanti. Per fortuna, seppure “a passi felpati”, si vede una svolta nel destino di questi rifiuti, e protagonisti, in questo caso, sono i ragazzi di RIUp, start-up di architetti e designers di Faenza che per le loro creazioni si affidano alle cooperative sociali. Un tocco verde, un tocco solidale e un tocco economico per arrivare a far quadrare il cerchio della filosofia green economy RIUp, che si basa sulla trasformazione degli scarti aziendali in oggetti di design per la casa.
Incontrare RIUp non è stato solo un modo di scoprire attività e filosofia aziendale, ma pure un confronto sullo stato della cultura del riuso, riciclo e rigenerazione in Italia. “Attualmente ci sono tante persone, tanti artisti, tanti creativi che lavorano sul riuso, ma spesso è più una moda che un vero e concreto cambiamento, perché quello che ne viene fuori è un oggetto unico”, riflette a voce alta Silvia Dal Prato, architetto e CEO di RIUp, che punta ad altre dimensioni del pianeta rigenerazione. “Vanno bene queste sperimentazioni, cose buone e giuste, ma, ripeto, si tratta di oggetti unici. In altri termini si tratta di sculture, noi al contrario vogliamo contribuire in modo seriale al sistema del riuso con oggetti funzionali, componibili ed accessibili a tutti. Vogliamo dare un contributo serio a livello ambientale su un dato reale ed oggettivo come quello prodotto dagli scarti aziendali”. Un problema e una criticità per le aziende che si rivolgono a RIUp. “Qualcuna ci sponsorizza; noi permettiamo di abbattere i costi di smaltimento e aumentare la visibilità green. Sposano la nostra filosofia che da un risultato zero permette di passare ad una seconda possibilità ed opportunità per gli scarti aziendali”.
I ragazzi hanno ridato nuova vita anche alla ceramica. Non poteva essere diversamente visto che la start-up nasce, vive e sta diventando adulta a Faenza, una delle capitali della ceramica artistica. L’oggetto di design è complesso e quindi si utilizzano più materiali di scarto contemporaneamente, basta leggere gli “ingredienti” di Lùne che spiega Dal Prato “è una composizione di un tavolino e un pouf ottenuto dagli scarti cilindrici in cartone, dalla carta da parati mentre i cuscini sono rivestiti con la stoffa dei tessuti ospedalieri e il piano di mosaico sono tasselli di ceramica recuperata”. Un cocktail ecologicamente sostenibile ma anche bello da vedere. E qui scatta la riflessione critica: “E’ fondamentale adottare un alto sistema di qualità, spesso nel circuito del riciclo si vedono oggetti bruttini… Noi non vogliamo assolutamente fare delle cose kitsch – ripetono i ragazzi di RIUp – è fondamentale rigenerare con qualità”.
Mica facile però coniugare sostenibilità ambientale, produzione seriale e ricerca estetica. “Questa però è la nostra filosofia, che ha preso la prima forma nel 2013 quando siamo stati premiati nel concorso Spinner – (un progetto dell’Emilia Romagna che premia talenti e persone ad alta qualificazione che presentano idee e progetti innovativi, NdR) – ed è proseguita con le prime collaborazioni con le aziende che credono nella riduzione dell’impatto ambientale delle loro lavorazioni”.
Il design rigenerativo e l’esperienza di RIUp sono stati presentati, in questi anni, a Bologna DesignWeek e a Open Design Trento, mentre attraverso dei concorsi d’idee si è cercato di coinvolgere designers impegnati a confrontarsi con i materiali da rianimare in una nuova funzione. Si parte sempre dalla materia: “Il processo non parte dal vogliamo una sedia e cerchiamo gli scarti per la sedia, al contrario partiamo dai problemi ambientali creati dagli scarti e se poi la ceramica recuperata, per fare un esempio, diventa una sedia o una libreria ci interessa poco. E’ un aspetto marginale”. Pensiero di Silvia Dal Prato, Rohaya Seck, Martino Ravagli, Francesco Benedetti, Andrea Malpezzi, Laura Agnoletti. I ragazzi di RIUp che analizzano, progettano, fanno costruire e poi vendono, anche on line, i preziosi scarti rivestiti da design.
Gian Basilio Nieddu