Ritorno al legno. Negli sci di Kastelaar ecologia e tradizione incontrano le nuove tecnologie
Riportare i materiali naturali espulsi dal processo di modernizzazione dentro la manifattura industriale. Se la plastica e tutti i materiali artificiali – in settori come quello delle attrezzature sportive, per esempio – hanno espulso materie prime come il legno è arrivato il tempo di reintrodurle nella catena produttiva. Lo fanno, già da alcuni anni, alla Kastelaar di Vicenza dove con il legno realizzano racchette da tennis, mazze da golf e soprattutto degli sci iconici: quelli che sembrano ”di una volta” ma hanno in realtà forme e tecnologie contemporanee e sono quindi competitivi e funzionali.
Ne abbiamo parlato con Alberto Brazzale, uno dei soci, che ha dato continuità al sogno di suo nonno Angelo Carli Kastelar che negli anni ’30 del Novecento “forgiava” sci in legno. “Ebbe tre figlie ed era sconsolato a pensare di non avere nessuno che portasse avanti il nome di famiglia: oggi di prodotti (un po’ sono i suoi figli) col nome Kastelaar, ce ne sono sparsi in tutto il mondo. La continuità generazionale, con il tempo e a modo suo, è arrivata. “Nel brand però c’è una A in più rispetto al cognome, è quella di Alberto”, precisa il nipote.
Alberto è l’imprenditore che ha creduto in questa sfida, dopo trent’anni spesi nell’editoria, tutt’altro settore. “Con gli sci ci si sporcano le mani e a me piace“. Lavoro manuale, ma associato a competenze scientifiche e commerciali grazie ad una laurea in strategie di economia aziendale: “Ho sempre avuto un certo interesse verso il design e nel 2005 ho iniziato a far nascere e concretizzare questa idea”. In altri termini: utilizzare il legno, ma in modo innovativo, recuperare i materiali che la modernizzazione ha iniziato a marginalizzare negli anni ’50 per poi espellerli quasi del tutto durante la curva più alta del boom economico. “Dobbiamo partire dall’idea che prima dell’uso dei materiali moderni si facevano comunque ottimi sci, racchette da tennis ecc. E’ quindi possibile recuperare quella saggezza, integrandola con nuovi materiali tecnologici inseriti in piccole quantità, in modo opportuno e con tecnologie avanzate “, spiega Brazzale.
L’esempio concreto è dato proprio dalla composizione degli sci, dove il materiale più antico del mondo e la tradizione di nonno Angelo si fondono e si rafforzano con i materiali dell’industria aeronautica e militare: fibre di carbonio e kevlar in primis. Ma in quantità limitate. “Lo spessore del legno in punta ed in coda passa da poco più di un centimetro a pochi millimetri. Per il composito gli spessori sono più sottili ma con una struttura più robusta”. La novità? “Noi partiamo dalla materia naturale e quella artificiale viene inserita solo dopo e in quantità molto piccole”, precisa Alberto.
Nella scelta del legno vi è una componente ecologica (la materia prima è certificata e arriva da foreste con bollino FSC), ma questa coscienza ambientale non è l’unica ragione, ci sono anche aspetti tecnici e qualitativi determinanti: “Abbiamo scelto il legno perché ci offre la massima quantità di materiale assorbente. Le vibrazioni vengono assorbite molto di più rispetto a quanto si verifica con gli sci moderni. Con questa riduzione lo sci è più gestibile, confortevole, si guadagna in stabilità…E poi il legno è bello da vedere!”. Accanto allo slogan che usano nella comunicazione, “Gli sci più ecologici al mondo“, c’è dietro una scelta di competitività. “Un atleta della nazionale li ha addirittura utilizzati in Coppa del Mondo, abbiamo avuto un buon riscontro”.
Stessa filosofia per le racchette da tennis, dallo stile eccezionale e inconfondibile, che riportano alle immagini vintage dei grandi campioni, dall’ultimo Borg a Gerulaitis, ma con un peso ben diverso dai “macigni” che causavano i noti problemi al gomito e con una morbidezza incredibile nel gioco, grazie a quel superiore assorbimento delle vibrazioni che solo il legno può garantire. E con una forma contemporanea – così come gli sci rispettano le regole del carving…
Dalle prime idee sono passati quasi 14 anni, ma alla Kastelaar ricerca e sviluppo non si fermano e ora è arrivato il tempo di inserire il grafene. Ma sono tanti altri i progetti di questa piccola eccellenza del Nord Est dove ci si appassiona alle proprietà dei materiali. Per esempio Alberto insegue la “follia di realizzare dei driver da golf in legno, ma grandi e leggeri come quelli in titanio, con le stesse prestazioni”. Non mancano poi le incursioni nel campo della mobilità, con le bici in legno (“telaio in legno pieno, lamellare, oppure cave e molto leggere, con un alto grado di assorbimento e una grande morbidezza nella guida”) e le partnership nel settore automotive: “abbiamo collaborato con un’azienda che produce city car per l’utilizzo di parti in legno all’interno del veicolo”. A conferma che il “ritorno al legno” non ha confini, se non quelli della fantasia.
Gian Basilio Nieddu