Pistoletto: all’Italia non basta più la qualità, ci vuole la sostenibilità
La fine del mondo, Michelangelo Pistoletto, la chiama “rinascita“. O se preferite, visto il periodo pre-natalizio, “avvento” di una nuova era, il Terzo Paradiso, in cui finalmente l’uomo capirà che sta uccidendo la Natura, e riuscirà a riconciliarla con l’Artificio, la Tecnica. È questo il senso del Rebirth day, la gigantesca catena umana, unica al mondo, che oggi ha unito 100 mila mani da Torino a Susa. Un auspicio simbolico, con cui l’umanità possa marciare unità verso la rigenerazione dello spirito, ispirandosi ai valori dell’ecologismo. L’abbiamo intervistato nel giorno del Rebirth, festeggiato in Italia e in 90 paesi del mondo, anche a Bruxelles, dove oggi Pistoletto incontrerà il presidente della Commissione Europea, José Manuel Barroso.
D) Maestro, la sua arte insiste sempre più sull’ambiente e sulla sua salvaguardia. Lei che è stato un membro attivo del movimento dell’Arte Povera, pensa che sia questo oggi il tema fondamentale a cui ispirarsi?
R) E’ un fenomeno centrale in tutti sensi. La ma fondazione Città dell’Arte, a Biella, affronta da anni questi temi, sotto vari aspetti: energetici, della casa come abitazione, come “abito”, come habitat per l’uomo. Nel 2005 avevo fatto una mostra al museo Pecci di Prato che si intitolava proprio cosi’, “habitus abito abitare” e intendeva coinvolgere mente corpo e spazio vissuto. A Biella lavoriamo anche molto sull’arte fashion, con una piattaforma di 50 aziende italiane che realizzano abiti ecologici, con materie sane e una produzione che non crea scorie e inquinamento.
D) A differenza di altri paesi del mondo, l’Italia sembra però ancora recalcitrante ad accettare pienamente la cultura del “green”…
R) Siamo resistenti verso tutte le culture per definizione, in questo periodo storico, non solo verso quella ecologica, ma anche artistica, morale. Io pero’ non sono pessimista, qualcosa si sta muovendo.
D) Qual è, in questo contesto, il ruolo dell’arte?
R) Prima di tutto educativo, non soltanto positivo. L’attività formativa crea una coscienza nel nostro tempo, ma deve affrontare problematiche abbastanza gravi, e deve essere brava a farlo. L’Italia e’ uno straordinario paese produttivo di cose di qualità’, ma non basta più, ora ci vuole il salto ecologico, la sostenibilità.
D) Da qui la sua idea del Terzo Paradiso…
R) Proprio cosi’, l’incontro tra la natura e l’artificio, due punti estremi che si devono poter toccare. La tecnologia stessa deve tenere conto del fatto che stiamo recando un danno enorme alla natura, stiamo sfruttando la natura in modo inaudito, creando un’ entropia accelerata da cui e’ impossibile tornare indietro, trovare il modo di rigenerarsi. In questo, dobbiamo copiare la natura, utilizzare mezzi artificiali per adeguarsi al riciclo, riutilizzando appunto. Per me il “ri” e’ fondamentale.
D) La sua fondazione Città dell’Arte suggerisce metodi concreti di Ri-utilizzo?
R) Certo, perché non si può restare sul piano del consumo per il consumo. Stiamo studiando una modalità di costruzione delle case con la paglia, straordinariamente termica. Si possono edificare pareti per cui non ci sara’ più bisogno di riscaldare. Diventerà un fatto economico, perché la paglia invece di essere bruciata o distrutta serve per vivere, un materiale naturale per fabbricare.
D) Lei crede nei grandi vertici mondiali? Di recente, ad esempio, quello di Doha, in Qatar, ha nuovamente rimandato il problema del taglio alle emissioni climalteranti…
R) Non li ritengo inutili. Piano piano anche le grandi nazioni in fase di crescita – che hanno sofferto finora una condizione di inferiorità – si sposteranno verso una produzione “verde”. Oggi il loro benessere e’ un’aggravante della situazione a livello mondiale e ci porta a rischio di un tracollo. Ma in paesi che si sviluppano assai velocemente, anche la conversione sarà rapida.
D) Come vive Pistoletto a Città dell’Arte?
R) La nostra casa e la fondazione hanno pannelli solari e siamo riusciti a restaurarle con sistemi di risparmio energetico, coperte termiche con lana, per abbattere fino al 70% il consumo di energia. Per quanto riguarda i trasporti, invece, siamo a Biella e non giriamo molto in auto, se devo spostarmi uso essenzialmente aereo e treno. Trovo che la linea veloce su ferrovia sia comodissima, perché non perdi tempo e ti sposti in poche ore.
D) E sulla Tav come la pensa?
R) E’ tempo di chiarire questa questione. sento tutto e il contrario e non sono ancora riuscito a farmi un’idea seria e approfondita. Se ci sono problemi di scavo, vanno risolti, ma non si può’ isolare un paese per ideologia. Il treno andrebbe favorito, sempre.
Letizia Tortello