Pierandrea Patrucco, l’artista del vento in volo libero dal Piemonte alla Sicilia
Quest’anno spegnerà le sue sessanta candeline, ma fa una vita che per tanti, anche giovani, può sembrare spericolata. Non per Pierandrea Patrucco, piemontese del canavesano, che nel curriculum vitae può vantare tre titoli mondiali di XC biposto, più una valanga di altri riconoscimenti nazionali ed internazionali. Per chi non è del giro e ignora la terminologia tecnica Pierandrea è un campione di “volo libero“: dal 1981 in deltaplano e dal 1992 in parapendio. Nel 2015 ha coronato il sogno di una vita: attraversare l’Italia, dal Piemonte alla Sicilia, in volo. Un’esperienza unica che ha raccolto in un libro presentato nei giorni scorsi a Torino.
D) Pierandrea, una vita in volo: come è arrivato il “richiamo”?
R) Una pulsione che avevo nel DNA, un desiderio coltivato sin da bambino. Invece di andare alle giostre, ero sempre all’aeroporto di Caselle. Vedere la roba che vola mi è sempre piaciuto e, appena ho potuto, l’ho fatto.
D) Definisci il volo un’arte, ma so che ti dedichi anche alla scultura…
R) Sì, ho frequentato l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, l’equivalente di Brera a Milano. Scolpisco, ma ho esposto e venduto poco, tengo le opere in casa.
D) La tua più grande impresa è il sorvolo della penisola. L’hai vista tutta dall’alto, il sogno di una vita?
R) Per darti un’idea del suo significato per me vale più dei campionati del mondo che ho vinto! Un’esperienza bellissima, nonostante sia stata molto dolorosa. Ho avuto dei problemi alla schiena lungo il viaggio e dopo che ho tagliato il traguardo mi sono dovuto operare. Una mediazione continua con il dolore, ma una grande soddisfazione. Sono partito dall’Oasi Zegna di Biella e dopo varie tappe sono atterrato in Sicilia.
D) Quando si parla di questi progetti spunta il termine “traversata di terra” per indicare il lungo lavoro di preparazione. E’ stato così anche per te? Hai avuto paura durante l’impresa?
R) Ho circa 20.000 ore di volo alle spalle e sono sempre allenatissimo. Mi sono preparato soprattutto a studiare le mappe, perché in Italia ci sono molte zone vietate. Durante l’impresa mi sono affidato ai venti, ha prevalso più l’istinto che la preparazione. Paura? Ho vissuto 5 minuti di tensione vicino al lago di Campotosto in Abruzzo. Una situazione meteo estrema, tante “legnate”, ma ero pronto mentalmente e ho mantenuto la massima attenzione.
D) Tutta l’Italia dall’alto, cosa hai visto che noi comuni mortali forse non potremmo mai vedere?
R) Mano a mano che si scaldava la temperatura dell’aria si scaldava la temperatura umana delle persone: un settentrionale che scopre gli aspetti più piacevoli dei meridionali. Ambiente molto bello, ma nel Sud si vede purtroppo tanta immondizia sparsa in giro… Ho seguito la catena degli Appennini, sono degli spettacoli naturalistici unici! Anche se il cuore del volo libero sono le Alpi. L’Italia è conosciuta in tutta il mondo per questo patrimonio, in Piemonte ho visto anche due coreani che sono venuti qui a volare. Le Alpi sono la mecca del volo libero nel mondo.
D) Ami volare, ma anche scrivere. Hai tenuto un diario di bordo su Facebook durante la traversata e ora stai presentando il tuo libro “La via del volo”. Cosa scoprono i lettori in queste pagine?
R) Racconto il viaggio, dalla prima idea fino a quando ho pensato di realizzarla per davvero. Poi gli amici che mi hanno aiutato, dato una mano.Poi gli sponsor, piccoli rispetto ad altri sport, c’è da ridere per le proporzioni rispetto ad altre discipline…Parlo della traversata, la realizzazione di questo sogno. Ho girato e montato un video, avevo delle telecamere sul casco. Nel filmato si vede quello che vedevo io.
D) Il volo libero è una disciplina ecologica? Che impatto ha sull’ambiente?
R) Praticamente zero. L’unica emissione è la necessità di usare un mezzo per il decollo, un furgone, ma ci saliamo in dieci. Poi voliamo con il sole e con il vento…
D) Da lassù si notano cose che non vanno, come lo scioglimento dei ghiacciai?
R) Un fenomeno che si rileva facilmente. Sul Monterosa, sul Monte Bianco si vede bene. Il colpo più grosso lo hanno preso nel 2003 e non si sono ancora ripresi. Se uno si reca nella zona di volo, effettivamente il ghiaccio si è ritirato moltissimo.
D) Quali sono, secondo te, i pericoli maggiori per l’ambiente?
R) Noi esseri umani. Con l’allevamento intensivo prima e con l’uso dei carburanti poi, negli ultimi 500 anni abbiamo rovinato un pianeta! In un lasso di tempo molto piccolo rispetto alla vita della Terra…
D) Nella vita di tutti i giorni cosa fai per ridurre il tuo impatto sull’ambiente?
R) La differenziata in modo maniacale, cerco di consumare poco gas e acqua. Non è tirchieria, ma una cosa che mi arriva dalla famiglia. Ho l’idea di non sprecare da quando ero bambino, in hotel spengo luce e acqua anche se sono pagate abbondantemente.
D) Progetti futuri?
R) Riuscire a trasmettere questa grande gioia del volo ai piloti più giovani, in modo che riescano a godere delle emozioni che vivo io. Non solo dal punto di vista tecnico, voglio comunicare la capacità di dar corpo ai propri sogni. Mi sembra che nelle nuove generazioni la capacità di sognare sia ridotta…
Gian Basilio Nieddu