Petrolio, l’Europa minaccia di boicottare la Siria
L’Europa minaccia di boicottare la Siria e punta a rafforzare le azioni contro il regime siriano con nuove sanzioni al settore degli idrocarburi. Lo indicano fonti europee a Bruxelles.
“C’è un accordo di principio tra i 27 per rafforzare le sanzioni contro Damasco, non solo aggiungendo nomi alla lista degli individui e delle società già colpiti, ma prendendo di mira altri settori, includendo per la prima volta anche quello degli idrocarburi”, hanno indicato le fonti. La questione è stata discussa a Bruxelles in una riunione di esperti UE. L’accordo di principio potrebbe tradursi in un prossimo embargo europeo sulle importazioni di petrolio provenienti dalla Siria. Il rafforzamento delle misure restrittive contro il regime siriano sarà discusso dai ministri degli esteri della UE al consiglio informale Esteri a Sopot (Polonia).
Intanto sul petrolio non si spegne il dibattito, ma c’è anche chi fa previsioni in controtendenza. Fine del petrolio? Non sembrerebbe. Le riserve ci sono, a dirlo è un docente internazionale in materia petrolifera durante un workshop organizzato dall’Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale (Ogs) che si è svolto nei giorni scorsi. ”Già due o tre anni fa, prima della crisi, le riserve stimate erano di 130 anni - spiega Aldo Vesnaver, che insegna tecniche di estrazione ai ricercatori arabi. Ora che i consumi sono calati, il petrolio potrebbe durare ancora più a lungo. Il problema è che, per ogni barile di petrolio estratto, ce ne sono 20 che passano di mano sulla carta, e gli speculatori ovviamente hanno dei vantaggi nel far passare il messaggio che il petrolio stia per finire”.
”La maggior parte del petrolio“, conclude Vesnaver, ”è in mano a compagnie di Stato, in Venezuela come in Arabia Saudita. Per questo le multinazionali lo cercano ancora, perché quello che producono loro è molto meno, e quello sì, potrebbe finire presto”.
Francesca Fradelloni