Patrizia Maiorca, la voce del mare: “Ambiente marino è malato gravissimo che rischia l’indifferenza”
Figlia del famoso apneista Enzo Maiorca, Patrizia ha una lunga carriera di successi sportivi alle spalle e un costante impegno a difesa dell’ambiente che non ha intenzione di abbandonare. Dopo il ritiro dall’agonismo, nel 2011, ha collaborato con la rivista “Mondo Sommerso“, dal 2012 è nel Consiglio Direttivo della Lega Attività Subacquee della UISP. Fa parte del comitato scientifico dell’Opificium Studiorum Maris. E, insieme a suo padre, fa parte del Consiglio dei Saggi di Sea Shepherd. Proprio con questa organizzazione presenterà a settembre, al Vegan Fest di Bologna, la prima campagna italiana di Sea Shepherd Global attualmente in corso in Sicilia per la salvaguardia dell’area marina protetta del Plemmirio, in provincia di Siracusa.
D) Patrizia, cosa significa per lei presentare questa campagna?
R) Da sempre sono convinta che nella vita le cose più belle accadano per amore e amicizia. La campagna “Operazione Siracusa” ne è la prova. Nasce infatti dall’amicizia tra Andrea Morello, responsabile Sea Shepherd Italia, Enrico Salierno, volontario della stessa associazione, e me. Avevo decantato loro le bellezze del mio mare e raccontato di Poppea, bell’esemplare di cernia bruna di circa 4 chili con cui avevo fatto amicizia. Non vedevo l’ora di presentarla ad Andrea ed Enrico. Così un giorno li ho portati sopra la tana e come d’abitudine ho azionato il flash per richiamare Poppea … ma non comparve! Ahimè, non comparirà più perché vittima di un bracconiere che l’ha barattata in cambio di pochi euro. Presentare questa campagna per me significa celebrare l’amicizia, tra umani e tra uomo e animale. E ricordare un’amica che non c’è più…
D) Qual è l’obiettivo di questa campagna?
R) La difesa degli animali marini. Si dice “Muto come un pesce” e questo silenzio costa loro la nostra indifferenza perché lo scambiamo per insensibilità. Nella mia lunga frequentazione del mare, mi sono invece convinta che i suoi abitanti soffrano, pensino, abbiano sentimenti tanto quanto quelli terrestri. Vi potrei raccontare l’episodio della cernia liberata dall’arpione di un fucile subacqueo che a distanza di due mesi ci ha riconosciuti ed è venuta a darci un saluto. Oppure di un’orata che venne in cerca di aiuto per liberare un suo simile da una rete.
D) Perché ha scelto il Vegan Fest per parlare di questi temi?
R) Il vegano mi attrae, come tutte le filosofie che mirano a rendere migliore il mondo in cui viviamo. È un’occasione che potrebbe essere di crescita e di scambio, anche per me. Non sono diventata vegetariana fin quando non ho conosciuto Sea Shepherd Italia. Pensavo bastasse rifornirmi di alimenti prodotti senza maltrattamenti agli animali, di carne di animali allevati liberi, non ho mai mangiato tonno né pesce spada, solo pesce azzurro. Conoscendo loro mi sono resa conto che tutto questo non basta.
D) Che rispetto c’è per i mari e gli oceani in Italia?
R) Insozzato da scarichi di industrie e depuratori mal funzionanti, ricoperto sulle sue coste da cemento sempre nuovo, perforato fin dentro le viscere da sempre nuove trivellazioni, svuotato dei suoi abitanti da una pesca industriale sempre più aggressiva, soffocato per incuria da plastiche di ogni genere: il mare è un malato gravissimo che rischia di morire nell’indifferenza assoluta dei nostri politici…
D) Qual è il suo rapporto, in generale, con l’ambiente?
R) Il mare è importantissimo per me, ma l’ambiente è un unicum. Piango di dolore ogni volta che cammino per la mia terra perché la vedo deturpata e violentata in ogni suo angolo, non c’è amministrazione politica che abbia la voglia di cambiare e dedicarle attenzione. Pensano solo al “progresso”, ma in questo senso stiamo invece regredendo.
D) Quali sono le azioni che compie, nella vita quotidiana, per ridurre il suo impatto ambientale?
R) In generale cerco di consumare il meno possibile, dobbiamo tornare alla frugalità dei nostri nonni. Un’azione che compio spesso è quella di rimuovere le reti che trovo in acqua. I pescatori trovano più facile lasciarle sul fondo. Queste reti inquinano, perché sono di plastica, e danneggiano l’ambiente, perché continuano a pescare ancora per almeno cinque mesi causando morti inutili di animali che rimangono intrappolati e non vengono nemmeno consumati dall’uomo.
D) Se avesse una bacchetta magica quale sarebbe il problema ambientale da risolvere subito e perché?
R) Ne ho più di uno! Intanto bloccherei le costruzioni in Sicilia, non c’è più motivo di costruire sulle nostre coste, ormai scempiate dall’abusivismo edilizio. Basterebbe rivalutare quello che è già stato realizzato. Lo stesso vale per l’interno, l’aggressione è iniziata. I centri commerciali stanno invadendo la regione. A Siracusa ne hanno aperti due falliti dopo solo due mesi. E poi bloccherei l’autorizzazione che il governo Renzi ha dato ai pozzi petroliferi nazionali di Sicilia. E poi tante altre cose!
D) Qual è la cosa più brutta che ha visto nelle sue immersioni e quale la più bella?
R) Ce ne sono state tante brutte e tante belle. Una brutta: durante un’immersione abbiamo trovato una rete abbandonata, vicino c’era una caretta caretta morta perché rimasta intrappolata con una zampa nelle maglie della rete. Una bella: l’incontro con un tonno a pinna gialla, l’anno scorso. Stavo facendo immersione e vidi passare a meno di un metro un esemplare di tonno che mi guardò occhi negli occhi. Mi aspettavo scappasse via, invece tornò indietro e abbassò la pinna gialla. Risalii dall’acqua convinta di aver stabilito un rapporto di amicizia con lui.
D) Se fosse un animale, quale sceglierebbe di essere e perché?
R) Sarei un delfino: corre, è libero, esprime felicità e comunica con l’uomo. Perché io credo ancora nell’uomo, c’è tanto male ma anche tanto bene.
Daniela Falchero