“Pagliacci dentro”: lo strano mondo animale degli uomini
Per la rubrica “Racconti d’Ambiente” pubblichiamo oggi un estratto del libro “Pagliacci dentro”, di Simone Falorni, edito da Giovane Holden Edizioni (pag.208, 12.00 euro ).
Mi calmo, credo sia terminata la discussione, ma i ricci di Enrica sono una foresta di punti interrogativi: “Come ti è venuto in mente quel titolo?… Cellule… Come hai fatto a pensarci?”
“Non ci ho pensato… è venuto.”
“Ci sarà una logica dietro…”
Cerco di organizzare un discorso breve ed efficace. Più chiaro sono e prima finisce questo interrogatorio.
“Sono sempre stato attratto dal funzionamento degli organismi. Mi piaceva osservali, studiarli. La nascita di una pianta o di un animale, la loro evoluzione, il loro adattamento all’ambiente e la loro capacità di resistenza ad agenti esterni: erano fenomeni che dovevo assolutamente capire. Darwin era il mio eroe. La laurea in biologia è stata una passeggiata. Poi, iniziai a fissarmi sul corpo umano. Divoravo libri di anatomia. Volevo fare medicina, ma a ventitré anni iniziai a uscire dai laboratori e dalle biblioteche. Cominciai a essere attratto da un altro organismo, molto più grande e complesso. La società. Dissi addio all’allegro chirurgo e iniziai letture di filosofi, sociologi, economisti, ma non mi bastava. I comportamenti sociali erano assai più difficili da comprendere di quelli biologici. Spesso erano contrari alla natura. Mi inscrissi a scienze politiche e macinai esami su esami. Dopo il dottorato, mi aggiudicai il concorso e convinsi il dipartimento ad attivare un corso di economia ecologica, un approccio di studio che incentra le sue analisi sul rapporto tra i limiti dell’ecosistema e il benessere delle persone, alla ricerca di un equilibrio. Avrei potuto tranquillamente chiamarla economia delle contraddizioni! Più studiavo, e più si generavano domande. Risposte, poche. Mi venne in mente così di abbandonare la visione macro, la ricerca di un nuovo paradigma sostenuto da modelli matematici e di concentrarmi sul comportamento delle persone. D’altronde, la teorie economiche e sociali nascono proprio osservando le scelte individuali. L’essere umano costituisce la cellula della società. Cominciai così, ad annotare parallelismi tra il funzionamento del corpo umano e delle sue cellule e il comportamento delle persone nella società. Il libro lo conosci e, quindi, non devo spiegartelo.”
“Wow, professore… A psichiatria, certi dottori parlano ancora di Cellule…”
“Già, ho attirato l’attenzione anche dei medici, che si sono messi a sindacare sull’esattezza scientifica di certe mie affermazioni… Non avevano capito che la mia era solo una grande metafora, non un trattato di biologia molecolare.”
“Se volevi suscitare discussione, ci sei riuscito.”
“Non era quella la discussione che volevo generare.”
“Insomma, volevi dire che la società dovrebbe funzionare come un corpo umano in buona salute e quindi, quando le cellule si comportano diversamente da come dovrebbero, occorre curarle. Dunque, le persone che si comportano in maniera tale da compromettere la salute della società e del pianeta, devono essere aiutate… educate.”
“No. Non puoi banalizzare così…” mi sta tornando il nervoso.
“Non volevo banalizzare, ho solo tentato una sintesi…”
“Sintesi sbagliata.”
“Guarda che, per comunicare, occorre essere sintetici, non puoi mica pensare di parlare ore per farti capire…”
“E tu che ne sai?”
“Lavoro con persone con le quali non è facile comunicare. Devo trovare le parole giuste, i tempi, i gesti, il tono della voce. Sono io che devo capire loro, non il contrario… Un mio insegnante delle medie diceva sempre che quando gli allievi non capiscono, un docente non deve chiedere se hanno compreso la lezione, ma se si è spiegato bene.”
“Io non dovevo spiegare qualcosa a una singola persona. Scrivevo su riviste, parlavo alla tv. Non avevo rapporti diretti.”
“Ma con me, oggi, ce l’hai, e ti lamenti che non capisco… il tuo problema è che non riesci a comunicare come vorresti.”
“Basta… non ho più voglia delle tue lezioni, non eri venuta a scusarti per la tua saccenza?”
“Non ti arrabbiare, non ti voglio vedere come quella sera.”
“Quella sera? Cosa stai dicendo?… Tu non c’eri quella sera, che ne sai?” gli occhi mi si incendiano.
“La tua performance è su Youtube… cliccatissima!”
Mi sento gelare il sangue. Pietrifico guardando fisso il posacenere. Dimentico immediatamente la discussione sulle mie spiegazioni mal riuscite. Nella mia testa rivedo la pagliacciata di quella sera. Ogni dettaglio, ogni espressione delle persone che mi guardavano basite. Non riesco a stoppare questo film e mi vergogno pensando che quello show sia visto da migliaia di persone. Cerco un tasto da premere sulla sedia per poter sprofondare negli abissi dell’oblio.
“Lasciami solo…” dico serio e assorto, ma Enrica ha approfittato della mia distrazione e si è messa a ficcare il naso nel mio faldone che raccoglie le news scientifiche.
“Lo immaginavo…” dice lei.
“Come ti permetti, non toccare…” sono infuriato.
“Tu hai la fibromialgia.”
“Vattene,” mi alzo rapido nascondendo il dolore.
“Okay, okay, me ne vado, ma ti devo fare una proposta…” mi dice ormai sulla porta.
“Vattene,” sbatto l’uscio.
Mi butto sul letto. Il rum, le sigarette, le corde dei lillipuziani ingaggiati da Nichi, la colata lavica sulla schiena e quelle discussioni con Enrica hanno esaurito le mie scarse riserve energetiche. Neppure il do di petto di Ridi Pagliaccio potrebbe risollevarmi. Chiudo gli occhi e provo a dormire.
Simone Falorni*
*Nessuno ha mai capito bene di cosa si occupi. Sembra sia laureato e addirittura ‘masterizzato’, ma non si sa bene in che cosa. L’unica notizia certa è che sono materie che riguardano l’economia e l’ecologia, ma forse anche la politica. Qualcuno giura di averlo visto insegnare all’Università, ma non è dato sapere in quale città. Si possono trovare manuali, ricerche e articoli pseudo scientifici da lui curati, ma è possibile si tratti di un omonimo. Molti gli attribuiscono doti di grande organizzatore, pare abbia contribuito alla realizzazione di importanti eventi culturali, altri lo considerano un lupo solitario che si diletta nel fare foto e recensire osterie per conto di Slow Food. Si mormora che sia un grande appassionato di medicina integrata e che stia studiando per diventare naturopata. Tra le cose che ha fatto, vere o presunte, sicuramente ha scritto un romanzo.