Paduli, il parco agricolo multifunzionale delle “Terre di Mezzo”
L‘ostello “biodegradabile” nell’oliveto, la casa degli animali da affetto dove con i randagi curati si pratica la pet therapy, il recupero delle case fatiscenti dei primi del ’900 da trasformare in case temporanee per le famiglie in difficoltà. E’ la Rural Revolution imperniata sul contrasto al consumo del suolo, l’efficientamento energetico, la valorizzazione delle risorse idriche e degli scarti delle lavorazioni, dei saperi tradizionali con ottica innovativa.
I protagonisti di questi progetti di sviluppo locale e rurale nel Mezzogiorno sono un soggetto pubblico (l’Unione dei Comuni delle Terre di Mezzo, ovvero 7 paesi in provincia di Lecce), un’associazione della società civile (Laboratorio Urbano Abitare i Paduli, in sigla LUA) e uno studio di architetti (Metamor Architetti Associati).
“Da 15 anni abbiamo avviato studi sulla pianificazione sostenibile sperimentando pratiche e interventi architettonici sul territorio. In particolare avviamo processi di rigenerazione con una forte attenzione alla dimensione sociale. Crediamo che organizzare un sistema di servizi permetta di andare verso la sostenibilità ambientale ed economica di aree tendenzialmente destinate all’abbandono e quindi cariche di problematiche sociali”, ci spiega l’architetto Mauro Lazzari, che con i colleghi Juri Battaglini, Gaetano Fornarelli e Marco Lazzari forma la squadra dello studio Metamor.
La cura ambientale del territorio è anche cura del tessuto delle relazioni sociali e della qualità della vita. Come sosteneva il sociologo Ignacy Sachs – che parlava di multidimensionalità – nelle politiche di sviluppo locale la sostenibilità in gioco non è solo quella ambientale. Per questa ragione, in questo angolo della provincia di Lecce, hanno investito sulla multifunzionalità dell’agricoltura ampliando le competenze, ma anche rafforzando quelle tradizionali, dei “cittadini rurali”.
Le azioni di sviluppo più interessanti riguardano l’area del Parco Agricolo Multifunzionale Paduli, al centro della penisola salentina, che si estende per 5.500 ettari prevalentemente coltivati a olivo. In questo perimetro sono presenti i comuni dell’”Unione delle Terre di Mezzo”: San Cassiano, Botrugno, Giuggianello, Nociglia, Sanarica, Supersano e Surano. Per arrivare alla conversione economica in ottica sostenibile di quest’area si lavora da tempo: “Dal 2003 – racconta Lazzari – quando ha preso il via il processo di lavoro sul territorio con il laboratorio di partecipazione coordinato dal LUA, si sono coinvolte le istituzioni locali, le associazioni, gli abitanti ed un altissimo numero di esperti da tutta Italia intorno a un’idea di parco agricolo”. Una concezione dinamica, non limitata ad una valorizzazione da dépliant patinato del paesaggio rurale. Idee, concetti e strumenti sono poi diventati un contributo, sotto forma di progetto sperimentale, al Piano Paesaggistico della Regione Puglia (2008).
Il parco non è istituito (né lo sarà) ma il progetto ha già ricevuto prestigiosi riconoscimenti: nel 2014 è stato selezionato dal Ministero dei Beni Culturali per rappresentare l’Italia al Premio del Paesaggio del Consiglio d’Europa, mentre nel 2016 ha partecipato all’esposizione con i 20 progetti del Padiglione Italia alla Biennale Internazionale di Architettura di Venezia.
In seno a questa esperienza di progettazione “dal basso” è nato il Laboratorio Urbano “Abitare i Paduli”, che ha guidato la trasformazione dell’idea iniziale: originariamente basata sulla creazione di un parco per la tutela ambientale, la promozione delle produzioni agricole locali e la valorizzazione turistica del patrimonio ambientale e culturale, ha poi virato verso l’obiettivo di “uno spazio – in tutte le sue dimensioni, compresa quella sociale – dove generare diverse attività economiche, collegate con il tessuto sociale, che assicurino produzione di beni, servizi e di benessere e coesione sociale”, spiega l’architetto. Un esempio concreto? “Il frantoio di comunità dove oltre a recuperare spazi e valorizzare l’economia si saldano le relazioni sociali”.
La manutenzione dell’ecosistema locale non può prescindere, in questo progetto, dalle condizioni sociali. Mauro fa un altro esempio: “La foresteria dei bambini vede integrata la scuola di genitorialità, dove accanto ad un ostello per i piccoli visitatori, si sviluppa un servizio rivolto alle famiglie interessate da affidi e adozioni, esteso a tutte le famiglie biologiche che abbiano problemi nella gestione dei bambini. In sinergia con l’ASL”. Green & Social.
“La casa degli animali da affetto – prosegue Mauro – è legata al contrasto del fenomeno del randagismo e questo consente la possibilità di gestire questi animali all’interno di un servizio di pet therapy, che in Puglia è una terapia riconosciuta dalla Regione”. Un altro progetto interessante è stato sviluppato con l’ex IACP dove si sperimenterà una gestione partecipata della manutenzione. Ad ogni ora di lavoro per la gestione degli spazi corrisponderà uno sconto sull’affitto. Ma non è finita qui: “In un’area urbana si recupereranno gli edifici crollati, che risalgono ai primi del ’900, per costruire le ‘case parcheggio‘ ovvero abitazioni per le famiglie che si trovano in difficoltà economica. Vengono ospitate con contratto temporaneo e in cambio prestano servizi alla comunità come, per esempio, la cura del verde pubblico o – nel caso dei laureati – il doposcuola per i bambini”.
Questa mole di progetti è stata finanziata dalla Regione Puglia con 3 milioni di euro. L’obiettivo? “Creare un’ alternativa alle smart cities con le smart land. Vogliamo creare un modello di rigenerazione per i piccoli centri rurali.”
Un altro progetto da conoscere è quello relativo all’ agro-forestazione. Si interviene in due piccoli PIP (micro zone industriali) dove si punta su diversi interventi, a iniziare dal vivaio di comunità. “Vogliamo ridurre il consumo di suolo e con l’agroforestazione puntare alla captazione delle polveri sottili, valorizzare le acque bianche – sottolinea l’architetto - L’impronta ecologica è importante, ma serve anche dare una percezione visiva diversa da quella che solitamente si ha di queste aree”.
Il progetto “Nidificare i Paduli”, infine, dispone di un curioso “albergo biodegradabile” che si costruisce con materiali di scarto delle lavorazioni agricole. “Qui si ospitano i visitatori da giugno ad ottobre negli oliveti. Le strutture sono il frutto di un concorso internazionale rivolto ad architetti – spiega Mauro – Chi vince deve organizzare un workshop di una settimana su come e cosa costruire. Si recupera l’arte dell’intreccio, si utilizzano gli scarti della potatura, canne, materiali di risulta”. Vacanze ad emissioni zero e soprattutto senza consumo di suolo.
Gian Basilio Nieddu