OGM e biologico. Carnemolla: “le ragioni del dissenso alle riforme UE”
Prosegue la nostra inchiesta #bioedintorni, che questa volta, in occasione del SANA di Bologna, si occupa di OGM e biologico e della riforma della normativa UE di riferimento in discussione a Bruxelles. Ne abbiamo parlato con Paolo Carnemolla, presidente di Federbio.
Tempesta in vista sul fronte OGM e agricoltura biologica in Europa. Dopo che a luglio era stato formalizzato l’accordo politico raggiunto dai Ministri dell’Ambiente dei 28 che dà agli stati membri la libertà di scelta sulla coltivazione o meno degli Ogm sul territorio nazionale, la palla passa alla Presidenza italiana di turno dell’UE, che dovrà cominciare a inizio autunno i negoziati con il nuovo Europarlamento.
“Il nostro principale auspicio è raggiungere un accordo entro fine anno con il Parlamento. In campo ambientale, il dossier OGM rappresenta la priorità legislativa della presidenza italiana”, aveva annunciato a tal proposito il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti prima della pausa estiva.
Sul fronte del bio, invece, è bene ricordare che la riforma della normativa UE di settore – nello specifico i Regolamenti 834/07 e 882/04 - punta sul rafforzamento e sulla “semplificazione” delle regole.
Come avevamo già anticipato l’argomento è spinoso, o quantomeno destinato a sollevare parecchie discussioni fuori e dentro i confini nazionali. Di questo si dibatterà anche oggi in occasione di SANA – il Salone Internazionale del Biologico e del Naturale di Bologna – nell’ambito del convegno di FederBio dal titolo “La proposta del nuovo Regolamento europeo sull’agricoltura biologica: le ragioni del dissenso”.
Paolo Carnemolla, Presidente di FederBio, raggiunto da Greenews.info, ha sottolineato che non c’è occasione migliore di un SANA che si svolge nel pieno del semestre italiano di presidenza di turno dell’UE per “promuovere il dibattito con le organizzazioni che rappresentano le imprese bio di altri importanti Paesi europei come Germania e Francia sul dossier della riforma della normativa europea di settore”. Secondo Carnemolla, si tratta di una riforma che rischia di bloccare la crescita delle superfici e delle imprese biologiche in Italia e in Europa, proprio mentre il mercato interno vola, continuando a crescere. Basti pensare che negli ultimi 10 anni la domanda di prodotti bio nell’Unione Europea è quadruplicata.
Cambiamenti epocali, insomma, relativamente ai quali la posizione di FederBio è molto chiara. Se la proposta non cambia la base produttiva dell’agricoltura biologica italiana rischia di calare in maniera significativa, aprendo la strada a un crescente flusso di importazioni di materie prime biologiche da altri Paesi. Sarebbe l’ennesima occasione persa per l’agricoltura italiana, visto che il mercato dei prodotti biologici, secondo tutte le previsioni, continuerà a crescere sul mercato interno e mondiale anche negli anni futuri.
Controverso anche il punto secondo il quale il nuovo Regolamento escluderebbe che un’azienda possa avere una parte dei terreni coltivati a biologico e una parte a convenzionale, anche se si tratta di coltivazioni completamente diverse come per esempio cereali e alberi da frutta, ortaggi e allevamento bovino, su parcelle di terreno nettamente distinte. “Delle aziende a conduzione mista quante di queste sceglieranno di convertire tutta la loro superficie? O, viceversa, quante di loro decideranno di uscire dal sistema di controllo e certificazione del biologico?” si domanda ancora Carnemolla. Senza contare poi che il nuovo regolamento prevede che il 95% (finora era intorno al 70%) dell’alimentazione degli animali allevati debba provenire dall’azienda stessa o dal circondario. Nel caso dei suini, questi si nutrono di mangimi che, nelle condizioni del nostro paese, non è facile produrre a livello aziendale o comprensoriale. “Ecco, con queste e altre misure si corre seriamente il rischio di ridimensionare la produzione europea anziché aumentarla, costringendoci a ricorrere all’importazione, ancora più di quanto facciamo oggi.”, continua a sottolineare il Presidente.
“Quello che ci proponiamo di fare – ha aggiunto infine Carnemolla – è far sentire al Ministro Martina, Presidente di turno del Consiglio Europeo, la voce delle imprese più innovative e in sviluppo dell’agroalimentare italiano ed europeo affinché il nostro Paese si faccia promotore di una nuova visione per il futuro della regolamentazione europea per l’agricoltura e i prodotti biologici”.
Abbiamo anche chiesto al Presidente un parere circa la normativa in materia di OGM, anche alla luce del fatto che, come richiesto da più del 90% dei cittadini europei, il biologico può essere solo OGM-free. Carnemolla sottolinea il fatto che un divieto europeo sancito a nome dell’UE su tutto il suo territorio è probabilmente un traguardo impossibile da raggiungere, ma quanto meno la posizione dell’Italia, vista la sua geografia, è tale da potersi meglio proteggere dall’arrivo sul mercato di merci sì europee ma magari provenienti da Paesi che hanno optato per gli OGM. Anche se, ad onor del vero, in Europa rimangono quasi solo il Regno Unito e la Spagna a strizzare l’occhio alle coltivazioni OGM, a segnale del fatto che il mercato europeo non è ormai così attraente per le aziende biotech e a decretarlo sono soprattutto le scelte dei consumatori.
Sulla stessa linea anche IFOAM – la Federazione Internazionale dei Movimenti per l’Agricoltura Biologica – che concorda sul fatto che sono necessari miglioramenti nel quadro giuridico per lo sviluppo dell’agricoltura biologica nell’Unione Europea, ma si dice preoccupata soprattutto per quanto riguarda l’implementazione e la realizzazione dei controlli negli Stati membri.
Dedicato agli stessi temi, è da segnalare, inoltre, il congresso: “Programmi di Sviluppo Rurale- Partenariati Europei per l’Innovazione (PEI) – Revisione del regolamento europeo sul biologico”, che si terrà a Bari dal 10 al 12 settembre.
Alla luce del fatto che gli Stati Membri e le Regioni daranno inizio ai Programmi di Sviluppo Rurale della nuova Politica Agricola Comunitaria dell’UE nel 2015, gli incontri avranno il fine di riflettere su quale sarà l’impatto sugli agricoltori e le comunità rurali in tutta Europa. In che modo, cioè, i nuovi programmi riusciranno a stimolare una maggiore erogazione di beni pubblici e la creazione di green job.
Inoltre, il Partenariato Europeo per l’Innovazione in Agricoltura (PEI-AGRI) mira a riunire lo sviluppo rurale all’agricoltura e alla ricerca. Ciò offre numerose opportunità e può essere considerato un modo per porre l’intensificazione eco-funzionale al centro degli obiettivi di sostenibilità e produttività dell’Unione Europea. Non è ancora, tuttavia, chiaro come sarà realizzato questo nuovo strumento politico e come potranno contribuire al suo sviluppo gli approcci bio e agro-ecologici anche in vista del varo del nuovo Regolamento sul biologico che probabilmente porterà significativi cambiamenti all’interno del settore.
Durante la conferenza, infine, il relatore al Parlamento europeo della proposta di modifica del regolamento sul biologico Martin Häusling e la responsabile di gabinetto del commissionario all’Agricoltura Dacian Ciolos Alina-Stefania Ujupan si confronteranno con rappresentanti di ministeri, istituzioni e associazioni. Al centro della discussione ci sarà la creazione dei lavori verdi in agricoltura e le opportunità offerte dagli strumenti europei per questo scopo. “Gli spunti e le proposte emerse dal congresso saranno poi presentati al meeting dei ministri dell’Agricoltura europei e del Mediterraneo che si terrà a novembre a Palermo“, spiega Cosimo Lacirignola, segretario generale del CIHEAM (Centre International de Hautes Etudes Agronomiques Méditerranéennes), che organizza il congresso insieme al Ministero dell’Agricoltura, la Presidenza italaian dell’Unione europea e l’IFOAM.
Beatrice Credi