Na2rale: il giubbotto impermeabile in solo cotone organico
Il suo ultimo progetto è un giubbotto impermeabile realizzato in cotone biologico, senza fibre sintetiche, unendo alla tecnica scoperta in Gran Bretagna e usata fino agli anni ’30 del 1900 per le tute dei piloti della Royal Air Force l’innovazione tecnologica e la passione delle PMI italiane. Na2rale è una piccola azienda nata a Torino tre anni fa da Luca Sburlati, in passato manager delle risorse umane e direttore generale di un’azienda di imbarcazioni di lusso, e un paio di amici di un’impresa del settore abbigliamento. Per i primi 12 mesi, è stata soprattutto un’idea, che poi si è trasformata in una linea di capi sportivi, curati e mai banali, con buona vestibilità, in cotone organico e lana, trattati con colori naturali e certificati Gots (Global Organic Textile Standard), il marchio internazionale che garantisce la sostenibilità ambientale e sociale dei processi produttivi nel settore tessile.
“Tutto è nato in primo luogo da una mia esigenza personale: trovare capi sostenibili e allo stesso tempo Made in Italy, cosa difficilissima. Per studiare l’attività, cercare i tessuti, esplorare la filiera per trovare le aziende con cui collaborare, ci abbiamo impiegato un anno. E’ stato un lavoro lungo, anche perché la produzione di capi sportivi in Italia era stata un po’ dimenticata”, spiega Sburlati, oggi amministratore delegato di Na2rale.
Dopo la realizzazione dei prototipi, un anno e mezzo fa è iniziata la commercializzazione: “Abbiamo aperto un punto vendita a marchio proprio a Torino, un e-commerce sul nostro sito, e abbiamo cominciato a partecipare alle fiere, soprattutto all’estero. Se infatti in Italia la sensibilità verso la sostenibilità riguarda soprattutto il cibo e quasi nessuno legge le etichette dei vestiti, negli altri Paesi europei c’è molta più attenzione anche ai rischi di tossicità legati all’abbigliamento”.
Oggi le camicie, le felpe e i giubbotti Na2rale sono venduti soprattutto in Svizzera, Olanda e Germania; il mercato di riferimento è quello tedesco. “L’obiettivo per il 2014 è di raggiungere il mezzo milione di euro di fatturato. Nel nostro Paese il concetto di sostenibilità si sta allargando, nascono movimenti di consumo consapevole: sicuramente nei prossimi dieci anni le cose cambieranno anche da noi”. Uno dei punti critici, come spesso avviene per i prodotti sostenibili, è il prezzo: “Il consumatore deve abituarsi a pensare che invece di tre magliette in fibre sintetiche può comprarne una in cotone organico, che costa di più ma dura più a lungo. All’estero in molti sono già disposti a farlo”.
Pur non potendo contare su grossi capitali, l’azienda ha scelto di investire tutto sull’innovazione: “Alle attività di ricerca e sviluppo abbiamo destinato 18 mesi di duro lavoro, dedicati soprattutto alla ricerca sui tessuti, e alcune centinaia di migliaia di euro”. Uno dei risultati è per esempio la tecnica dell’accoppiamento dei tessuti: “Uniamo uno strato di cotone con uno di lana, in modo da ottenere felpe traspiranti, ma con ottime performance di isolamento termico, sia dal caldo che dal freddo”.
Frutto di questo impegno è anche Hydro Jacket, il giubbotto impermeabile in cotone organico lanciato in queste settimane, nato dalla collaborazione tra Na2rale e una tessitura comasca, guidata da un imprenditore appassionato di tessuti storici. Per progettarlo sono serviti 12 mesi di test e sperimentazioni. “Grazie a trame ordite molto vicine e all’utilizzo di un filo di cotone finissimo, si ottiene un tessuto che impedisce alle molecole dell’acqua di entrare”. Per sostenere il progetto, Sburlati ha scelto il crowdfunding sulla piattaforma Kickstarter: “L’azienda si finanzia tramite i clienti, evitando così di indebitarsi con le banche, visto anche gli alti tassi di interesse che ci sono oggi in Italia. In cambio le persone, oltre a contribuire allo sviluppo di prodotti a zero contenuto di petrolio, avranno il prodotto in anteprima e a un prezzo quasi dimezzato rispetto a quanto costerà in negozio: 170 euro contro 300”. Fino al 12 gennaio, chiunque può contribuire con un minimo di 6 euro. “La produzione di questo capo unico sul mercato comincerà a marzo e le prime consegne partiranno dopo un mese e mezzo”.
Per l’azienda torinese, che ha appena vinto il Premio Natura 2014, nel futuro c’è un ampliamento della gamma – “Vorremmo espanderci a tutto l’ambito active, aggiungendo all’abbigliamento altri tipi di prodotti per le attività all’aperto” – e l’attenzione alla sostenibilità sociale: “Puntiamo alla certificazione etica SA8000. Essendomi occupato in passato di risorse umane, ho il pallino per la social accountability, che oltre all’ambiente prevede anche la sicurezza sul lavoro e il rispetto dei diritti dei lavoratori”. Le difficoltà non mancano, ma il Made in Italy è, insieme alla sostenibilità, alla base dell’identità di Na2rale: “Produrre nel Far East costa 10 volte meno e in Turchia un quarto, ma noi teniamo duro”.
Veronica Ulivieri