Montalto: dalle creme bio al rossetto da mangiare, una storia di sana bellezza
Correvano gli anni ’50, si ingrossavano le onde del boom economico, nutrito da plastica e petrolio e forgiato dalla chimica dentro le grandi fabbriche fordiste. Anni folli dove Filippo e Giulia Montalto scelsero di navigare in direzione ostinatamente contraria. Nel 1957 a Busto Arsizio, nel Varesotto, aprirono un laboratorio comestico tutto al naturale, alimentato da estratti di piante officinali. Pionieri, con il senno di poi, ma allora “erano considerati degli stregoni“, ricorda orgoglioso il figlio Giuseppe che ora guida Bellezza Bio Montalto. Sessant’ anni a inventare e innovare nel solco di un’antica tradizione erboristica: dalle prime creme naturali a Baciamibio, il rossetto che si può mangiare.
Per il primo marchio la famiglia Montalto scelse il nome Juliette Alysque, un tributo di Filippo alla moglie Giulia, in piena sintonia, solo in questo caso, con la moda dell’epoca che per profumi, creme, prodotti cosmetici imponeva nomi francesi. Nella sostanza però già allora abbracciarono la scelta di materie prime tutte al naturale, filosofia sposata da Giuseppe che ripercorre così la sua storia in azienda: “Ho iniziato alla fine degli anni settanta e dai primi anni ’80 ho dato una svolta iniziando ad abbandonare gli estratti animali e puntando su piante fresche e selvatiche, estratti da agricoltura biodinamica, oli e grassi vegetali biologici “. Nel 1990 cambia il nome dell’azienda, ripescando la madre lingua con “Montalto Natura“, della serie “mettiamoci la faccia”, sottolinea Giuseppe, perché “non volevamo essere la solita azienda anonima e ci occupavamo di natura”.
Sin dai suoi primi passi da imprenditore Giuseppe si fa conoscere come un portatore sano di innovazione: “nel 1981/82 abbiamo creato Trucconatura, la prima linea italiana di trucco naturale realizzata con coloranti vegetali“, poi l’impegno nella ricerca “ho partecipato alla stesura del disciplinare che regolamenta il prodotto cosmetico biologico“. Un impegno forte, seppure in Italia “non esista un obbligo di legge”, ci si è riusciti “per l’alimentare, ma nel cosmetico – conclude amaro Giuseppe – non esiste una regolamentazione normativa per il biologico”.
Sul fronte aziendale nel 2000 lancia Rosaluna, la prima linea di make-up completamente naturale e biologica, ma Giuseppe non si limita al prodotto in senso stretto, anche le confezioni devono avere un cuore green: “abbiamo sviluppato un packaging in materiale biodegradabile con la collaborazione di Novamont. Un concetto di naturale dentro, fuori, sopra, sotto!“. Un altro passo avanti nel nome dello sviluppo ecosostenibile che ha presa tra i consumatori. Montalto Natura produce creme, ma pure concetti che contribuiscono a superare la linea d’ombra del dominio della chimica.
In questo processo di cambiamento non può mancare l’interesse verso un prodotto dimenticato e marginalizzato dalla modernizzazione dei consumi e nasce così la linea Canapa d’Italia. “Siamo stati coinvolti in una filiera composta da coltivazione, produzione del seme, il filato, i tessuti – spiega Giuseppe -. Mancava chi faceva il cosmetico. Ho scoperto così le virtù eccezionali della canapa, si utilizza tutto e non si butta via niente. La impieghiamo per l’olio ricco di acidi grassi essenziali, una protezione meravigliosa anche per le pelli sofferenti, effetti sensazionali“. Proprietà terapeutiche, ma l’imprenditore della bellezza sottolinea anche gli effetti ecologici: “un campo di canapa produce la stessa quantità di carta in un anno come un campo di pioppo in 10″.
Nuovo cambio di nome nel 2012 con Bellezza Bio Montalto, perché il naturale non basta più, rischia di essere vago e c’è da mettere in rilievo la scelta biologica. Ma i falsi competitor si nascondono anche qui, perché non essendo normato da un disciplinare ormai nessuno si nega la dicitura “bio”, anche a sproposito. “La coscienza verde è aumentata considerevolmente negli ultimi decenni – spiega Giuseppe - e le aziende hanno sempre di più usato il greenwashing per essere più attraenti. Ma ci sono due tipi di consumatori: quello che compra perché c’è il fiorellino sulla confezione e quello che si informa bene. Penso a 35 anni fa quando c’era il convenzionale e la marca faceva la differenza, oggi non c’è più differenza, ci deve essere la parola biologico”. Ma non basta nemmeno questo, per fare un buon prodotto serve la qualità della materia prima “c’è l’olio di mandorle a 2/3 euro e quello a 33 euro al chilo, un gap pazzesco”.
L’ultima innovazione di Montalto è il cosmetico da mangiare, presentato all’ultimo Sana, il Salone del Naturale di Bologna: “abbiamo organizzato uno show cooking dove si è impastata la farina con gli ingredienti che utilizziamo nei nostri rossetti e sfornato dei buonissimi biscotti. Siamo stati premiati come l’azienda più innovativa e abbiamo vinto il premio del pubblico per Baciami Bio”. E se il rossetto lo puoi mangiare, è evidente che non fa male nemmeno alla pelle.
Gian Basilio Nieddu