Monnezza campana: l’Europa si interroga
La “monnezza” campana sarà al centro della prossima seduta plenaria del Parlamento Europeo, ospitata a Strasburgo dopo le festività, dal 17 al 19 gennaio 2011. Un’interrogazione con richiesta di risposta orale metterà in luce tutte le contraddizioni della questione “rifiuti napoletani”. Sotto accusa l’infrazione italiana rispetto al diritto comunitario: il 4 marzo 2010 la Corte europea di giustizia giudicò infatti che l’Italia non era in regola perché non aveva realizzato, in Campania, una rete di impianti tale da garantire lo smaltimento dei rifiuti urbani in maniera sicura per la salute dei cittadini e per l’ambiente.
Da allora il Belpaese non ha ancora adottato le misure necessarie per conformarsi alla sentenza della Corte. Secondo i commissari europei la situazione attuale è molto simile alla crisi esplosa nel 2007 che indusse la Commissione ad avviare una procedura di infrazione contro il nostro Paese.
Tante le domande per fa luce sul caso campano. Quali misure ha intrapreso o intende intraprendere, si chiedono i parlamentari, la Commissione per garantire che le autorità competenti in Italia controllino che i rifiuti siano correttamente raccolti, separati e trattati in modo da non danneggiare la salute umana e l’ambiente e affinché un piano credibile sia presentato dalle autorità regionali? E soprattutto qual è la valutazione della Commissione sulle linee guida del piano che è stato presentato a luglio scorso dal Miniatro dell’ambiente? Tali linee guida saranno sufficienti? In caso negativo che cosa manca?
Ma sopattutto ci si chiederà se la Commissione aprirà la procedura dell’articolo 260 nei confronti dell’Italia per comminare sanzioni affinché le autorità italiane ottemperino alla sentenza della Corte, in particolare dimostrando che le discariche esistenti sono conformi alla legislazione dell’Unione europea e non mettano in pericolo la salute dei cittadini e l’ambiente.
Durante la riunione della Commissione Parlamentare Envi (Ambiente, Sanità Pubblica, e Sicurezza Alimentare) del 1° dicembre scorso, si è inoltre evidenziato che la Direttiva sulle discariche non stabilisce in modo specifico che le discariche non possano essere situate all’interno dei parchi nazionali. Una lacuna potenzialmente gravissima.
Sotto la lente anche i fondi europei. Ci si chiede: la Commissione, anche in seguito alle recenti ispezioni, è in grado di riferire i dati circa i fondi comunitari che sono stati stanziati negli ultimi 20 anni a favore dell’Italia e della Regione Campania per la gestione e lo smaltimento dei rifiuti urbani? Secondo i dati in possesso, i fondi stanziati sono stati impiegati utilmente e secondo i piani presentati dalle autorità regionali e locali? La Commissione ha mai verificato se i finanziamenti sono stati impiegati in modo efficiente da parte delle autorità locali? Considerando che la gestione della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti non ha portato ad una soluzione permanente della crisi, si intende intraprendere provvedimenti finanziari nel caso le autorità regionali non presentassero un piano di gestione in grado di risolvere definitivamente la questione rifiuti? Tante domande, per le quali il Parlamento Europeo attende risposte.
Francesca Fradelloni