Mogu: pannelli e pavimentazioni per la bioedilizia a partire dai funghi
Ingredienti naturali per ottenere materiali sostenibili ma sempre più performanti per la bioedilizia. E’ questa la ricetta che propongono al mercato i soci di Mogu (fungo, in giapponese), l’azienda di bioeconomia circolare con sede a Inarzo, piccolo comune che si affaccia sul lago di Varese, in una zona industrialmente vivace. Qui, nel 2014, inizia l’avventura aziendale ispirata dall’attività di Maurizio Montalti, ingegnere residente ad Amsterdam, dove lavora e realizza produzioni artistiche con nuovi materiali. L’artista/scienziato (che ricorda il caso del “collega” romano Andreco), durante le sue ricerche arriva ad un materiale generato da funghi che si nutrono di scarti organici.
“Nella sua Officina Corpuscoli - racconta Stefano Babbini, attuale CEO di Mogu Srl - insieme agli altri futuri soci abbiamo conosciuto le sue ricerche sui materiali. L’uso del micelio, un filamento che agisce come aggregante, è di poche aziende al mondo, che lo hanno sviluppato in chiave applicativa. In Olanda si è fatta molta ricerca in questa direzione e i funghi sono una cosa seria: rappresentano un’industria di una certa dimensione. Così è partita la nostra attività, con l’obiettivo di passare da una scala ridotta all’industrializzazione del processo. Abbiamo fatto i primi passi in cinque, ognuno con le sue competenze legate alle materie prime e alle biomasse, oltre che all’architettura e al product design. Recentemente è entrato nella compagine sociale un fondo milanese con esperienza nel digital, che ora punta sulla bioeconomia“.
Ma in particolare cosa produce Mogu (che a gennaio sarà a Klimahouse, a Bolzano) per la bioedilizia? “Realizziamo alcune finiture di interior design attraverso due linee di prodotto: pannelli a forte assorbimento acustico, per il comfort d’interni e per locali pubblici realizzati con materiali petrol free – spiega Babbini – L’altra linea è rappresentata da pavimenti resilienti, morbidi e quasi completamente naturali”. Pavimentazioni competitive grazie alle performance che assicurano: facilmente montabili, facili da lavare, morbide e confortevoli come un pavimento in gomma e dotate di un certo isolamento termico. Con il plus di finiture sempre a “base bio”: pitture, resine e sostanze protettive “innovative e sostenibili”.
Gli ingredienti principali di Mogu sono le materie prime seconde, ovvero quelle che si ottengono dagli scarti di lavorazione, che consentono alla start up di posizionarsi nel perimetro dell’economia circolare. “La nostra mission è valorizzare gli scarti di alcune filiere produttive per creare prodotti competitivi”, continua Babbini: “Al momento siamo in una fase pre-industriale, ma veniamo continuamente avvicinati da aziende che hanno scarti di lavorazione e ci propongono una collaborazione. Noi verifichiamo se queste fibre organiche possano essere idonee per realizzare materiali compositi. Trattiamo varie tipologie: dal settore tessile a quello agricolo o agroindustriale“. Tutti i possibili ingredienti per realizzare pannelli e pavimentazioni.
E intanto la bioedilizia cresce, di pari passo alla maggiore attenzione dei committenti per soluzioni più salubri che sappiano integrare il design con il risparmio energetico e la sostenibilità ambientale. “Assistiamo ad una seconda giovinezza della bioedilizia, sia sui materiali sia nella progettazione – conclude Babbini – bisogna spingere sulla leva della competitività dei costi grazie ai materiali di nuova derivazione”.
Gian Basilio Nieddu