Miko: come ridurre l’impatto dei tessuti sintetici nell’automotive
Mentre crescono i modelli e le vendite di macchine ibride e elettriche, la Miko, una piccola azienda con sede a Gorizia ma gran parte del proprio business fuori dai confini nazionali, sta rivoluzionando, nella direzione della sostenibilità, gli allestimenti interni delle quattro ruote. Con un tessuto, Dinamica, realizzato partendo da plastiche riciclate con processi a basso impatto ambientale e scarti ridotti. Una PMI a conduzione familiare, 40 dipendenti con un’età media al di sotto dei 40 anni e un fatturato che nel 2013, proprio grazie al settore automotive, ha raggiunto i 30 milioni di euro.
La storia di Miko comincia alla fine degli anni Novanta, quando la famiglia Terraneo, presente nel tessile dagli anni Settanta, fa un viaggio in Giappone alla ricerca di materiali innovativi. Qui l’incontro con la multinazionale Asahi Kasei e l’intuizione di un tessuto prodotto a partire dalla plastica recuperata, secondo una tecnica protetta da brevetto giapponese. Nasce così una collaborazione duratura con il gruppo nipponico, oggi socio di minoranza della società: “Asahi Kasei recupera per noi il poliestere, che viene filato e tramato. Viene poi mandato in Italia: nel nostro stabilimento di Gorizia completiamo la lavorazione del prodotto e lo tingiamo con colori atossici a base acqua”, spiega la responsabile marketing Benedetta Terraneo, che oggi guida l’azienda insieme al fratello.
Ma l’ingresso nel settore automotive non avviene subito: “Siamo partiti nei settori della moda e dell’arredamento, dove Dinamica è usata per i rivestimenti di arredi e inserti in abbigliamento, piccola pelletteria, borse e scarpe. La nostra testimonial era Isabella Rossellini”. Nel 2005, un progetto realizzato per General Motors proietta però l’impresa nel mondo delle quattro ruote di alta gamma: “Adesso abbiamo clienti in tutto il mondo, dal Brasile alla Cina fino all’Australia. Lavoriamo con grandi case come Mercedes, nostro principale cliente, Ford, Land Rover, Volkswagen, GM. E’ il settore che ci ha permesso di raggiungere i successi maggiori e a cui oggi è destinato il 90% delle nostre produzioni”.
Ed è proprio dal settore auto che paradossalmente è venuta la spinta per un maggiore impegno nel campo della sostenibilità. “In Nord Europa la sensibilità ambientale è forte. Quattro anni fa è stata proprio Land Rover a chiederci uno studio di LCA”, che analizzasse cioè il ciclo di vita del prodotto, dalla formazione della materia prima in Giappone fino alla realizzazione del prodotto finito a Gorizia. I risultati hanno rivelato una buona performance ambientale: “L’impatto di Dinamica è cinque volte inferiore a quello della pelle, altro materiale usato per i rivestimenti nelle auto di alta gamma. In sostanza, cinque sedute rivestite con il nostro tessuto hanno un impatto equivalente a una seduta rivestita in pelle”. Da lì, l’azienda ha poi ottenuto nel 2012 la certificazione EPD (Environment Product Declaration), basata su un sistema trasparente per la comparazione di dati ambientali per prodotti di simile natura, secondo principi scientifici e riconosciuti a livello internazionale. “Abbiamo da poco installato un impianto fotovoltaico e siamo intervenuti sul processo per ridurre l’utilizzo di acqua, e dunque anche l’energia necessaria per riscaldarla. Tutti elementi che riducono ulteriormente l’impatto dei processi produttivi e che influiranno positivamente sul nuovo EPD”. Il fatturato oggi ha raggiunto i 30 milioni di euro, quasi tre volte rispetto al 2011. E “i nuovi trend di sostenibilità moltiplicheranno le nostre opportunità di business”.
Consistente l’investimento in ricerca e sviluppo: una delle ultime fatiche è la realizzazione di un laboratorio per eseguire tutte le prove tecniche in autonomia sulla resistenza del tessuto alle radiazioni e al fuoco. “E’ stato molto costoso, ma i clienti che ci visitano ci fanno i complimenti e ci permettono di fare prove anche per loro”.
Dopo il successo nell’automotive, Miko si sta preparando ad entrare anche nell’aviazione, in cui negli anni passati c’è stata solo una piccola incursione con dei poggiatesta forniti a Lufthansa. “E’ un settore molto difficile, perché richiede standard molto severi per i tessuti. Il nostro prodotto, pensato per il rivestimento delle sedute, sarà lanciato ad Amburgo il prossimo aprile durante l’Aircraft Interiors Expo”.
Veronica Ulivieri