Maria Chiara Calvani: erbe locali e cibo per ricostruire le relazioni di un territorio
Architetta ed artista Maria Chiara Calvani, classe 1975 di Perugia, ha diffuso e raccolto sapere nei suoi viaggi nei Balcani in una tenda dove accoglieva poeti, musicisti, umanità varia. Poi la ricerca artistica con le fondazioni, i progetti artistici, ma pure l’attivismo politico nelle periferie romane come nel quartiere Tufello, dove collabora con le associazioni del territorio. Uno dei suoi ultimi lavori naviga all’interno di Nasagonando Art Project, un progetto di rigenerazione ambientale fondato su residenze di artisti, architetti e fotografi a Ormea, in provincia di Cuneo, dove le esondazioni del Tanaro nel 2016 hanno messo a dura prova il comune lungo la statale del Colle di Nava. Il 9 giugno è prevista l’inaugurazione della terza e ultima tappa del progetto a cura di Emanuele Piccardo con la performance partecipata di Maria Chiara e l’installazione del collettivo di architetti Paradite2.0.
D) Maria Chiara iniziamo da Nasagonando, un progetto che non è solo artistico, ma ha una funzione civile legata al ripristino e alla rigenerazione di un territorio. Tu cosa farai?
R) Sono stata chiamata dal curatore del progetto, l’architetto Emanuele Piccardo, che ha coinvolto diversi artisti sul tema: rapporto uomo/natura dopo l’alluvione che ha colpito il territorio. Io ad Ormea coltivo un progetto “relazionale”. Sono arrivata nel paese e ho intercettato delle istanze interessanti, a iniziare da quelle espresse dall’associazione culturale Ulmeta. Nel comune c’è un centro per richiedenti asilo con 35 ragazzi. Io faccio interagire comunità migrante e comunità residente. Ho costruito un “Dispositivo nomade per la raccolta, catalogazione, studio delle erbe di Ormea. Cucina, preparazione di cibi, tisane e creme del territorio”. Un titolo lungo per un’opera che raccoglie le esigenze del territorio, quindi una trama relazionale con il cibo, lo studio delle erbe locali e la preparazione dell’impasto “Cin” con 7 erbe tipiche di Ormea. C’è un grande entusiasmo, i migranti hanno costruito i sacchi ricamati dove mettere le erbe raccolte durante la passeggiata che abbiamo in programma.
D) Raccogli e semini sapere glocal. Questo itinerario di produzione artistica ha avuto dei precedenti legati alla natura?
R) Ho fatto diverse residenze artistiche in Molise, ma anche in Macedonia, Montenegro, Bulgaria: in una tenda ricamata accoglievo musicisti, poeti, artisti. Una raccolta di elementi storici, ma anche contemporanei per via dell’incontro di culture diverse. All’interno della tenda sono nate e si sono sviluppate relazioni con le diverse comunità dei Balcani.
D) Quali pensi siano oggi i pericoli ambientali maggiori che corre il Pianeta?
R) L’abbandono dei piccoli paesi e delle comunità che li abitano. Sono presenze utili a preservare l’ambiente grazie al lavoro degli uomini. Un problema che a livello politico non interessa, nessuno se ne occupa o si impegna per far rivivere questi luoghi e territori. In questo modo, senza manutenzione, le case vengono giù, le alluvioni sono più frequenti e pericolose. La gente vuole andare nelle metropoli dove perde il proprio sé. Eppure il ritorno a questi luoghi sarebbe rigenerante…
D) Ci trovi perfettamente d’accordo. Noi abbiamo spostato la redazione da Torino a un paesino del Roero di 3.700 abitanti! Qual è il tuo contributo quotidiano per l’ambiente?
R) Cerco di differenziare, anche se vivo a Roma, dove al momento è difficile farlo. Poi vado nei boschi a cantare i canti della natura, quelli che ho appreso nei miei viaggi nei Balcani. Lo faccio molto spesso da sola perché sono momenti di rigenerazione del sé. Purtroppo oggi siamo bombardati da troppi stimoli. L’”interlocutore” non mi applaude in questo caso, ma mi restituisce tanto…
Gian Basilio Nieddu