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Manuela di Centa e il nuovo volto ambientale della FISI

Campionessa olimpica, membro del CIO, membro esecutivo della giunta del CONI, deputata italiana. Un curriculum ricco per Manuela Di Centa, che oggi è pronta per una nuova gara: le elezioni per la Presidenza della Federazione Italiana Sport Invernali in programma il prossimo 12 aprile a Bologna. Una sfida interessante anche perché diventerebbe la prima donna a capo della FISI, dando inizio a un rinnovamento culturale e sociale nello sport italiano, puntando soprattutto sulla condivisione della sua profonda passione per la montagna.

D) Manuela, ti sei candidata alla presidenza FISI. Quanto rientrerà l’attenzione alla sostenibilità ambientale nei tuoi programmi se sarai eletta?

R) Se dovessi diventare presidente io vorrei proporre un progetto, che però non so ancora come si potrebbe attuare, per raccogliere tutti gli sci ormai obsoleti che tutti abbiamo in cantina e che i negozi tengono sepolti in magazzino per cercare di riciclarli il più possibile. Non so quanto sia fattibile, ma mi piacerebbe che il mondo dello sci potesse muoversi per l’ambiente con l’oggetto che è anche il suo simbolo.

D) Lo sci di fondo è uno sport a stretto contatto con la natura. Nella tua esperienza, che relazione si instaura tra te e l’ambiente circostante mentre sei in pista?

R) Empatia. Soprattutto quando sento una grande emozione entro in empatia con tutto ciò che ho intorno: il freddo, la neve, il ghiaccio, gli alberi, il cielo. Mi sento completamente immersa nella natura, nel silenzio, anche quando sono in gara perché mi concentro così tanto da non sentire più nulla. È un’esperienza privilegiata, perché senti il tuo corpo fondersi con la natura.

D) Qual è il tuo rapporto con l’ambiente in generale?

R) Io sono nata in Carnia, in Friuli, quindi per me la montagna è casa. Mio papà allenatore mi ha messo sugli sci a 4 anni. E io una volta me li sono infilati e sono andata in giro da sola. Mio papà ha dovuto venire a recuperarmi perché mi ero persa. Nonostante il freddo e l’incapacità di muovermi, perché non sapevo più come andare avanti né come tornare indietro, mi è rimasto il ricordo bellissimo che stavo facendo la cosa che mi dava più gioia, sentivo una profonda comunione fra il mio corpo e la natura, la stessa sensazione che sento ancora adesso. Gli elementi naturali di casa sono diventati pertanto i miei elementi: lo sci nordico, il papà allenatore, lo sci club…

D) Lo sport può aiutare le persone ad avere un rapporto più sostenibile con l’ambiente?

R) Io sono convinta di sì. In particolare, lo sci nordico ti mette a contatto con la natura ma anche con i tuoi limiti. Non sei in un palazzetto, sei da solo con la tua forza in un ambiente che devi imparare a conoscere. Lo sport ti insegna ad avere grande responsabilità nei confronti di un ambiente che deve essere rispettato in tutti i sensi, non solo dal punto di vista di pulizia e manutenzione. È fondamentale sapere dove ti trovi, avere rispetto di ciò che stai facendo e portare avanti la tua impresa in modo responsabile. La natura estrema mi ha fatto conoscere anche me stessa, ho imparato quale deve essere il rispetto reciproco. In generale, poi, sono convinta che tutti gli sport insegnino: quando c’è di mezzo la fatica, l’impegno, ancora di più quando hai elementi naturali che ti mettono alla prova perché nascono difficoltà ulteriori.

D) Quali sono le tue azioni quotidiane per vivere a basso impatto?

R) Mantenere puliti i luoghi e fare la raccolta differenziata sono ormai due azioni scontate. Anche perché è tradizione in Carnia avere, come si dice in friulano, il musciulin, ovvero il buco dove metti tutta la roba di scarto dell’umido che in primavera usi per concimare l’orto. Infatti, io e mio marito Fabio abbiamo un piccolo orto che concimiamo con i due bidoni che usiamo per il compost, uno per l’erba e uno per l’umido. Siamo davvero a Km.0 per la spesa, l’orto ci dà molta soddisfazione. In generale, secondo me, l’interesse per la sostenibilità non deve essere individuato solo nell’eventuale risparmio economico, ma soprattutto nella qualità della vita. Avere il privilegio di mangiare ciò che coltivi è una delle espressioni più belle e più naturali dell’uomo. Ho anche trovato un modo per dedicare all’orto il tempo di cui necessita. Io telefono tantissimo, per cui quando ricevo una telefonata esco di casa e vado nell’orto a lavorare mentre parlo. Così abbiamo piantato patate, aglio, cipolla, insalata, pomodori, tutte le erbe e gli odori che usiamo per la nostra cucina locale.

D) Oltre allo sci sei anche appassionata di cime: quale sarà la tua prossima sfida sportiva?

R) Sono stata privilegiata anche nell’alpinismo perché ho potuto preparami per conoscere l’Everest e il Mera Peak, una cima che non arriva a 7.000 metri ma è una montagna meravigliosa. Sono convinta però che quando si pensa di affrontare avventure in alta quota bisogna partire preparati. In questo momento per me ci sono altre priorità e quindi non è nei miei programmi una nuova cima. Mi piacerebbe un trekking in Nepal, o conoscere l’Annapurna con una camminata che mi faccia semplicemente godere la vista di un ambiente unico. Di desideri ne ho ancora tanti, per ora li prendo uno alla volta.

Daniela Falchero

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