Mai più lasagne alla carne di cavallo. L’UE vuole le etichette anche per i piatti pronti
Da dove viene la carne contenuta nei piatti pronti e nei surgelati? Per fare in modo che le etichette alimentari riportino anche l‘indicazione del Paese di origine dei prodotti lavorati, il Parlamento Europeo, riunito in seduta plenaria, ha richiesto, a maggioranza, nuove regole. Come avviene già per le carni bovine fresche.
La proposta dell’Europarlamento risponde a un bisogno che i cittadini europei hanno fatto emergere a seguito dello scandalo delle lasagne con carne di cavallo risalente al 2013. Partito, in realtà, da una denuncia delle autorità irlandesi riferita ad hamburger bovini distribuiti dalla catena di supermercati Tesco contenenti carne di cavallo. L’allarme aveva poi fatto scattare controlli in tutta Europa che avevano portato alla scoperta di altri prodotti freschi e surgelati di questo tipo. Dopo queste vicende, il 90% dei consumatori interpellati da Bruxelles aveva manifestato sostegno all’idea che, dopo l’etichetta d’origine obbligatoria per la carne fresca o congelata di manzo, estesa da aprile 2015 a polli, maiali, pecore e capre, si introducesse lo stesso sistema anche per la carne usata come ingrediente nei prodotti trasformati.
Tutti d’accordo a quanto pare. Tuttavia, se da un lato lo slancio dell’Europarlamento è apprezzabile perché interpreta una esigenza fortemente percepita tra la popolazione del Vecchio Continente, dall’altro sarà la Commissione Europea a dovere redigere le regole. E quando lo farà non potrà non prendere in considerazione l’impatto economico che i nuovi obblighi potrebbero avere sulle aziende. Centrale sarà, infatti, riuscire a sciogliere il nodo legato all’industria alimentare, che mette sul piatto questioni prettamente legate ai costi. L’Esecutivo comunitario ha, infatti, già cominciato a fare i calcoli. Valutando un aumento delle spese per gli operatori del settore stimato fra il 15% e il 20%, ma che potrebbe raggiungere addirittura il 50%, con prevedibili conseguenze in termini di rincaro del prezzo finale per i consumatori. Anche per queste ragioni l’Assemblea riunita a Strasburgo oltre ad avere lanciato la proposta, ha domandato un’indagine approfondita da parte della Commissione Europea. La quale non ha però ancora deciso nessuna azione in merito all’iniziativa presa dagli Eurodeputati, ha spiegato il Vicepresidente, Jyrki Katainen, alla plenaria di Strasburgo.
Sempre il tema alimentare e sempre in tema di etichette, nella Plenaria di febbraio si è discusso anche di OGM. In particolare della loro autorizzazione sul territorio dell’Unione. La legislazione oggi lascia l’ultima parola alla Commissione Europea, nel caso in cui il Consiglio non raggiunga una maggioranza qualificata a favore o contro la proposta. Questo è il caso di quasi tutte le decisioni riguardanti i 58 OGM autorizzati ad oggi nell’UE.
A questo proposito, il presidente Juncker fu molto chiaro quando presentò il suo programma di lavoro, dicendo: “non considero normale che in base alle regole attuali la Commissione Europea sia giuridicamente obbligata ad autorizzare l’importazione e la trasformazione di nuovi OGM, anche quando una maggioranza chiara di Stati membri vi si oppone“.
Tuttavia, per cambiare questo meccanismo tutto girerebbe, sostanzialmente, attorno ad un maggiore ruolo degli Stati Membri. Si tratterebbe, infatti, di dare ai singoli Governi più discrezionalità, un pò come avviene per la coltivazione di OGM nel cui caso i Paesi UE possono decidere se coltivarli o meno. Mere questioni legali, penserà qualcuno. In realtà, sulla nuova Commissione preme l’industria del biotch affinché siano autorizzati i 13 dossier per l’importazione e la trasformazione di OGM le cui procedure sono giunte al termine. Inoltre, la Direzione Generale Salute è impegnata su nuove iniziative che riguardano l’etichettatura degli OGM. Ad oggi, infatti, gli Stati sono liberi di segnalare in etichetta che il prodotto è OGM-free. Tuttavia molti auspicano che, anche su questo fronte, si possa iniziare un processo di armonizzazione europea.
Beatrice Credi