Luca Ragagnin: il territorio come “un acino fuggente”
Vive di e con le parole. Luca Ragagnin è scrittore e paroliere. È l’autore delle canzoni di diversi musicisti italiani – dai Subsonica ai Bluvertigo, dai DeltaV a Garbo – e ha pubblicato parecchi libri: romanzi, poesie, racconti. Legato da una particolare sintonia con Enrico Remmert, insieme a lui ha firmato più di un volume, fra cui il recente L’acino fuggente, pubblicato da Laterza. Allo scrittore, ma anche all’appassionato di vini e all’uomo innamorato della sua terra Greenews.info ha chiesto, nei giorni di Vinum, di raccontare il suo rapporto con uno dei più frequenti protagonisti dei suoi lavori…
D) Nel libro “L’acino fuggente“, tu e Remmert parlate di vino in Langhe, Monferrato e Roero: quanto pensi che un vino possa rappresentare la cultura di un territorio?
R) Il vino è fatto di storie, si porta nella bottiglia le tradizioni umana e territoriale. Non solo il terreno, il tralcio di vite, la cantina, ma anche la tavola, il pane e i bicchieri intorno ai quali le famiglie parlano e si raccontano, le piazze dei paesi, i personaggi, gli episodi che diventano collettivi, le feste, i matrimoni, persino i silenzi e gli abbandoni. Potrei continuare a lungo. Tutto questo è il vino e in fondo, io ed Enrico, scrivendo “L’acino fuggente”, siamo andati a curiosare proprio lì, dove tra il cavatappi e il calice scorrono le vicende umane…
D) Ad Alba si è aperta oggi Vinum: sei stato a questa fiera? Cosa ne pensi?
R) Quest’anno non sono ancora riuscito ad andare. Ma posso dire di amare parecchio Alba, e alcune librerie e luoghi musicali… Alba è diventata un piccolo feudo di amici e sodali per me ed Enrico.
D) Quanto è importante per te il legame con il territorio e le tradizioni?
R) Parecchio. Sono nato “metropolitano” ma anche con la città ho un rapporto, credo, simile a quello che hanno gli uomini e le donne che vivono in spazi larghi, che sentono la necessità di vedere sempre una linea d’orizzonte alla fine dello sguardo.
D) Quanto il legame con la propria terra, secondo te, sfocia nell’amore per l’ambiente?
R) Più conosci e più rispetti. È una regola aurea, direi. Perciò se il legame è sincero, il rispetto per l’ambiente sarà vero, fattivo, non soltanto nominale o politico.
D) Qual è il tuo rapporto con l’ambiente in generale?
R) Come sopra. Almeno cerco. Ma sto attento agli automatismi della disattenzione ambientale di un cittadino frettoloso, di un “metropolitano” appunto e, quando partono, cerco di correggerli, di non ripeterli.
D) Quali sono le azioni quotidiane che compi per rispettarlo?
R) Cerco di non lasciare traccia alcuna al mio passaggio e di avere una giusta parsimonia nei confronti di beni assoluti sui quali in genere si spendono pochi pensieri. Come l’acqua, ad esempio.
D) Pensi che il “mondo del vino” – produttori e consumatori – si stia avvicinando alla sostenibilità ambientale?
R) Girando il territorio per scrivere il libro abbiamo trovato molta attenzione, in quel senso, e su una campionatura significativa…
D) Cosa ne pensi dei vini biologici e biodinamici?
R) È un discorso molto delicato che lascio agli specialisti. Faccio parlare solo l’appassionato degustatore e ti dico che un vino senza solfiti, in generale, non mi soddisfa (NdR: il disciplinare biologico ammette comunque l’utilizzo di solfiti). Perché il vino non è solo struttura, ma anche olfatto. E occhi, naturalmente.
D) Nei tuoi tour hai sicuramente conosciuto molti ristoratori e produttori: quanti di questi hai visto impegnati in una ricerca culinaria ed enologica basata sul rispetto per l’ambiente?
R) Diciamo che la tradizione, spesso, non si mette in discussione. Si cerca semmai, laddove in contrasto, di accordarla al rispetto e al giusto trattamento delle materie prime.
D) Hai mai pensato di scrivere qualcosa legato in qualche modo all’ambiente?
R) Beh, l’abbiamo fatto, direi, con Enrico. “L’acino fuggente” non è un libro centrato sul vino ma sul territorio e anche un po’ sull’ambiente. Inoltre, sempre con Remmert, abbiamo tenuto per cinque anni una rubrica su GQ che parlava di vini e territori.
D) Sei l’autore di testi per molti musicisti italiani, qual è il vino a cui potresti dedicare i testi di una canzone?
R) Il Ruché, non fosse altro che per la facilità di rima!
Daniela Falchero