Luanella Fontanabella e la mancanza d’acqua
Per la rubrica “Racconti d’Ambiente” pubblichiamo oggi un estratto del libro di fiabe “C’era una svolta”, di Martino Ferro, edito da Edizioni Ambiente (pag. 160 , 12.00 euro ).
Una volta il Signore e San Pietro giunsero in un paese a tarda sera.
“Finalmente, adesso potrò bagnarmi la gola!”, pensò Pietro, poiché in tutto il giorno non aveva bevuto neanche una goccia, e aveva più sete di Mosè nel deserto. Cercarono una fontana, ma quelle che trovarono erano tutte a secco.
– Va’ a bussare a quella porta – disse il Signore. Pietro andò e gli aprì una donna.
– Mi darebbe un bicchier d’acqua, buona donna?
– Certo, come no! È più di un anno che non piove, e la poca acqua che ho la vado a dare a uno straniero!
E gli chiuse la porta in faccia. Pietro si disperò, ma il Signore gli disse:
– Va’ a chiedere in quel bar – e Pietro andò.
– Dieci euro vogliono, per un bicchier d’acqua – disse tornando.
– Presto me li dia, che la gola mi arde come una fornace!
– Pietro, ti sembra giusto pagare dieci euro per un bicchier d’acqua?
– Ma lei possiede tutte le ricchezze di questo mondo, cosa sono per lei dieci euro?
Il Signore non ne volle sapere, e Pietro si disperò ancora di più, tanto che avrebbe voluto piangere per potersi bere le lacrime.
In quel mentre passarono davanti al palazzo del Sindaco.
– Va’ a chiedere al Sindaco, vedrai che ti darà da bere. Pietro andò ma il Sindaco non lo fece neanche entrare, gli disse che era più di un anno che non pioveva e d’andare a cercare acqua da un’altra parte. A quel punto Pietro andò su tutte le furie:
– Ma lo sa lei chi sono io? Sono San Pietro! E quello là è il Signore!
A sentire queste parole, il Sindaco si prodigò in mille scuse e rincrescimenti, e offrì acqua, vino e pietanze d’ogni genere, ma il Signore non ne volle sapere, riprese il suo cammino e ordinò a Pietro di seguirlo. Pietro obbedì, ma subito ricominciò a lamentarsi e a disperarsi peggio di prima.
– Ma come! Quello ci dava da bere, e pure da riempirci lo stomaco! E poi via, a lei basterebbe una sola parola, e tutte le fontane del paese riprenderebbero a buttare acqua!
– E ti pare che un tale paese meriti una tale grazia? – ma Pietro non ascoltava ragione e continuava a disperarsi.
A sentire quei lamenti, dal giardino del Sindaco si affacciò una bellissima ragazza:
– Straniero, cosa ti capita di tanto brutto che sento le grida fin dal giardino?
– È che non bevo da un giorno, e la gola mi arde come una fornace!
La ragazza ne ebbe compassione, si allontanò e subito tornò con una brocca d’acqua fresca. Quando Pietro si fu dissetato, il Signore gli disse:
– Va’, Pietro, e porta alla ragazza questo bastone, come ri compensa del suo buon cuore. Dille che dove pianterà il bastone, lì sorgerà una fonte d’acqua pura.
E così Pietro fece, e poi si rimise in viaggio col Signore.
La ragazza, che faceva di nome Luanella, e lavorava come cameriera nel palazzo del Sindaco, subito corse a portare il bastone al padrone.
– Sindaco, guardi cos’ho qui: un bastone che dove lo si pianta, sorge una fonte d’acqua!
Il Sindaco lì per lì non ci voleva credere, ma Luanella, oltre che bella, era una ragazza seria e onesta, e così il Sindaco decise di fare una prova. Raggiunse la fontana del giardino, ci piantò dentro il bastone, e quella dopo un attimo si mise a zampillare da tutte le parti. Il Sindaco dalla contentezza non stava più nella pelle.
– Presto – disse Luanella. – Portiamola in piazza!
– Certo, prima però fammi godere un pochino di questo spettacolo, che è un anno che la fontana è a secco, e ogni giorno a vederla vuota mi si stringe il cuore!
E così Luanella si allontanò tutta contenta, e nel frattempo il Sindaco mirava e rimirava la fontana e pensava: “Se Luanella porta il bastone in piazza, non ci sarà più acqua per la mia fontana…”.
Detto fatto, chiamò una guardia e gli comandò di fermare Luanella prima che parlasse con qualcuno, di portarla fuori dal paese, di cavarle il cuore e di riportarglielo indietro come prova.
E così fece la guardia, e tornò indietro con il cuore di Luanella in un sacchetto.
– Hai fatto? – chiese il Sindaco.
– Ho fatto, però ne ho avuto una gran pena.
Quando ha visto il pugnale ha capito e ha gridato: “Ah, non avessi mai incontrato quei due stranieri che mi hanno regalato il bastone!”.
A quel punto il Sindaco fece due più due e capì che il bastone glielo avevano dato il Signore e San Pietro. Subito prese a disperarsi:
– Adesso l’anima di Luanella, buona com’era, salirà di certo in Paradiso, e racconterà tutto per filo e per segno. Io sarò dannato, e il bastone smetterà di buttare acqua! Ah, darei l’anima al Diavolo, purché quella di Luanella rimanesse sospesa a mezz’aria, e non arrivasse mai in cielo.
A queste parole, come dal niente spuntò fuori un giovane elegante e di buone maniere:
– Quel che desideri sarà fatto –, disse al Sindaco, – ma ricorda che il corpo di Luanella non dovrà essere mai sepolto, e una candela dovrà sempre rimanere accesa vicino al suo cuore.
L’indomani si celebrarono i funerali di Luanella. Il padre, un pover’uomo che faceva il ciabattino, si consumò gli occhi dal pianto, dato che quella era la sua unica figlia, e la moglie gli era morta di parto. Oltretutto quella figlia era il suo unico sostegno, perché la vista l’aveva quasi abbandonato e di risuolare le scarpe non ne aveva più la forza. Quando il corteo arrivò al cimitero, e i becchini stavano per coprire la bara, il Sindaco gridò:
– Fermi tutti! Luanella si muove!
Il padre della ragazza per un attimo sperò in un miracolo, e quasi s’aspettava di vedere Luanella rialzarsi e gettargli le braccia al collo, ma Luanella non si muoveva.
– Ecco, guardate, ha mosso un dito! Avete visto? – ripeté il Sindaco.
Martino Ferro*
*Martino Ferro ha pubblicato con Einaudi il romanzo Il primo che sorride (Premio Calvino, 2005) e La 21ª donna. È sceneggiatore, autore radiofonico e televisivo (I soliti idioti, Mtv).