Licia Granello, Pane Nostrum: “cucinare è un investimento in salute e ambiente”
Giornalista, scrittrice, docente di Antropologia dell’Alimentazione. Licia Granello è una delle firme note de La Repubblica grazie al suo blog Pane Nostrum e alla doppia pagina domenicale I Sapori. Food editor eclettica, si occupa di alimentazione a 360 gradi – dalla nutrizione all’agricoltura biologica, all’alta gastronomia – con un occhio anche al mondo femminile, con il quale trova spesso collegamenti e relazioni. Ha presentato recentemente il suo ultimo libro a Torino, a Greenews.info racconta com’è nato.
D) Licia, perché ha scelto di scrivere il libro I sapori di Italia dalla A alla Z?
R) Ho scelto di scrivere questo alfabeto come naturale approfondimento delle mie pagine domenicali, dando spazio anche ai produttori virtuosi, uomini e donne con la schiena dritta e una passione che incendia il mondo!
D) Quanto, secondo lei, il nostro Paese si identifica nel cibo rispetto ad altri nel mondo?
R) Noi siamo il paese di arte&cibo. Per cosa vengono a trovarci da tutto il mondo? Colosseo e spaghetti bolognese! Siamo il paese di Bengodi, come diceva Boccaccio: un orto a cielo aperto dalla Val d’Aosta alla Sicilia e un percorso d’arte ad altissima densità. Dovremmo vivere di questo (o quasi).
D) Quanto secondo lei noi italiani siamo consapevoli della ricchezza alimentare che abbiamo come patrimonio da conservare?
R) Siamo poco consapevoli della nostra fortuna agroalimentare e lo Stato lo è ancora meno, se non al momento di farsi bello con il nostro food export. Peccato che poi scopriamo che in Cina arrivano più cibi dal Belgio che dall’Italia...
D) Lei è ambassador di Women for Expo: ci racconta di questo progetto e perché ha scelto di diventarne ambasciatrice?
R) Sono affascinata dai progetti di evoluzione sociale, a maggior ragione se virati al femminile, anche se penso che in Expo si sarebbe potuto e dovuto fare molto di più…
D) Cosa pensa dell’emergenza alimentare dal punto di vista dell’ambiente?
R) Continuo a pensare che a mancare non sia il cibo, ma l’accesso al cibo. Negli Stati Uniti, ogni americano si sveglia avendo potenzialmente a disposizione 3.000 calorie, molte più di quanto necessiti. Metà pianeta soffre la fame, l’altra metà soffre di troppo cibo (industriale). In mezzo, ci sono i governi e le multinazionali (molto spesso sovrapposti) che usano l’emergenza alimentare per aumentare i profitti, tra OGM, pesticidi e ormoni della crescita.
D) Quanto pensa che una cultura alimentare corretta in Occidente potrà aiutare ad arginare questa emergenza, considerato l’affermarsi di nuovi paesi consumer come la Cina?
R) Dobbiamo reimparare il rapporto con il cibo, sceglierlo invece che subirlo. Cucinare non è una perdita di tempo, ma un investimento in salute e ambiente. Comprare tutto pronto, tutto processato significa spendere molti più soldi, oppure accettare cibi di qualità scadente, mettendosi nelle mani dell’industria. Mangiare e consumare non sono sinonimi.
D) Lei ha un occhio di riguardo verso la posizione della donna nella società: cosa ne pensa del suo ruolo per l’ambiente visto che nella sua figura coincide anche il ruolo di “nutrice”?
R) Prima dell’Alfabeto dei Sapori ho scritto Il gusto delle donne, il mestiere della tavola in venti storie al femminile. Donne che hanno saputo sognare e realizzare il loro sogno legato al cibo, dalla super sommelier alla fornaia che fa i grissini più buoni del mondo, alla signora delle grappe e a quella della liquirizia. In loro, la passione non è mai scollegata dall’identità di genere, che ci vuole custodi del futuro dell’Umanità. Nessuna donna andrebbe a fare il giudice in un reality dicendo “Che schifo questo piatto”: abbiamo troppo rispetto del cibo.
D) Qual è il suo rapporto personale con l’ambiente?
R) Cerco di limitare la mia “impronta” in un mondo dove sembra che a pochi interessi il futuro della terra, a fronte della possibilità di accumulare soldi e potere nel presente.
D) Quali sono i piccoli gesti quotidiani che compie per rispettarli, dalla spesa alla riduzione dei consumi?
R) Uso la macchina solo per stretta necessità (come portare i miei quattrozampe dal veterinario). Per il resto, cammino e vado in bicicletta (adoro andare in bicicletta). Compro tutto quello che posso in chiave bio. E poi tutte le piccole abitudini come usare l’acqua delle verdure per innaffiare, riciclare il pane raffermo per farne zuppe e torte, fare la raccolta differenziata con attenzione.
D) Cosa pensa dell’agricoltura biodinamica e della filosofia km0?
R) Tutto il bene possibile, a patto che non sfoci in ossessione: a un km zero avvelenato dalla chimica preferisco un mediamente distante buono pulito e giusto!
Daniela Falchero