“Le città sostenibili” di Andrea Poggio: il futuro è nelle mani degli smart citizens
Per la rubrica “Racconti d’Ambiente“, pubblichiamo oggi in anteprima un estratto del libro “Le città sostenibili“, di Andrea Poggio, vicedirettore generale di Legambiente. Il volume, edito da Bruno Mondadori e dedicato ai centri urbani del futuro, agli smart citizen e alle smart community, sarà in libreria dai primi giorni di febbraio. Il passo è tratto dal quarto capitolo del libro, intitolato “Di necessità virtù: la resilienza”.
È la prima volta che Camillo Rosa, impiegato amministrativo del Comune di Milano, si trova in Germania e, un po’ a causa delle temperature serali ancora fredde in quei giorni di maggio 2012, un po’ perché capisce ben poco di tedesco, non se la sente di passeggiare da solo di sera per le strade di Bonn. In compenso l’accoglienza a cura dell’organizzazione è davvero perfetta.
La conferenza “Città resilienti” dell’ICLEI, la rete mondiale delle città sostenibili nata nel 1990 alla Conferenza dell’ONU di Rio de Janeiro, si svolge tutta in inglese. L’organizzazione è stata affidata a un’agenzia turistica che lavora per l’amministrazione cittadina, la quale ha, con tutta evidenza, il mandato di badare a un’attenta e spartana ospitalità, ma soprattutto di proporre l’immagine di una città accogliente, moderna e coerente con il tema della conferenza. Agli ospiti viene offerta, in alternativa, la tessera dell’autobus per i tre giorni oppure una bicicletta per spostarsi dall’albergo alla sede dei lavori. Volendo, e Camillo Rosa prudentemente decide di volerlo, tutti insieme con una guida. Così, alla sera, si può allungare l’itinerario per vedere nuovi quartieri della città.
Meglio così, perché Camillo, impiegato inquadrato al sesto livello, la trasferta, causa tagli di bilancio, la sta pagando di tasca sua. Deve considerarsi fortunato perché gli verranno riconosciute lavorative le prime due giornate (sabato e domenica) grazie alla stima che il suo dirigente prova per lui. Una simpatia scattata quando, da amministrativo al settore sanità, si era candidato al corso di formazione per l’emergenza “Onde di calore”, promosso dal Ministero della Salute. (…) Proprio quest’anno, poi, sono arrivate le nuove direttive dal Ministero della Salute, l’invito a partecipare al workshop nazionale sugli eventi climatici estremi e una serie di richieste di relazioni informative e proposte di “piani di prevenzione” di difficile realizzazione. La divisione Prociv del comune ha allora elaborato un decalogo, Making Cities Resilient (titolo inglese per darsi un tono), chiedendo all’autorità politica un ruolo (in gergo burocratico il «rafforzamento dell’unità organizzativa e di coordinamento») e un budget per investimenti in prevenzione e incentivi per interventi nei condomini privati. Risposta? La responsabilità veniva riconosciuta, il rafforzamento forse in futuro, budget neanche a parlarne. (…)
La conferenza, 48 sessioni di lavoro, alcune in plenaria, è molto interessante e impegnativa. Tanti i colleghi, ma tantissimi gli esperti, i consulenti, le ONG e gli universitari di tutti i continenti. Per l’occasione viene anche presentata la ricerca – con dati raccolti tra aprile e maggio del 2011 – sullo stato di elaborazione dei programmi per l’adattamento ai cambiamenti climatici nelle città della rete ICLEI nel mondo. (…) Gli ostacoli maggiori per le politiche di prevenzione? La mancanza di fondi e la scarsa consapevolezza della politica e dei governi regionali e nazionali. Come in Italia.
Eppure tante città hanno già intrapreso percorsi virtuosi. Londra, dall’ottobre del 2011, ha affiancato il proprio piano di riduzione delle emissioni di gas serra con il Managing Risks and Increasing Resilience nel quale, con grande pragmatismo, vengono mappate le responsabilità di governo e valutate le conseguenze sanitarie ed economiche dei cambiamenti climatici sulle infrastrutture di mobilità, energetiche e di gestione dei rifiuti. Il piano si conclude con una roadmap per la resilienza che comprende azioni, responsabilità, tempistiche e spese. A Copenaghen è già in piena realizzazione il Climate Plan del 2009, che prevede la riduzione dei gas serra – rispetto al 2005, di necessità virtù: la resilienza – del 20% entro il 2015 e del 100% entro il 2025 (l’obiettivo carbon neutral sarà ottenuto anche grazie a rinnovabili e compensazioni). Dall’ottobre del 2011, il nuovo Climate Adaptation Plan propone, tra l’altro, di sviluppare sistemi di drenaggio delle acque meteoriche in ogni parte della città, persino lungo le strade più larghe, con fasce verdi a bordo delle strade tra la carreggiata e i marciapiedi o le piste ciclabili. Rotterdam propone la città intera come eccellenza internazionale nella gestione delle acque e le tecnologie connesse, ristrutturando i quartieri del porto per renderli attrattivi alla residenza, alle imprese e agli enti di ricerca: lo scopo è quello di divenire completamente resiliente entro il 2025 e, per la stessa data, di ridurre le emissioni di CO2 del 50% rispetto al 1990. Basilea lotta contro la calura estiva con i tetti verdi, che prevede dal 2002 come obbligo nel regolamento edilizio per tutte le nuove costruzioni. L’obbligo per le ristrutturazioni si affianca con un sistema di incentivi finanziato con 2 milioni di franchi svizzeri. Si stima che già il 20% dei tetti sia messo a verde.
La Commissione Europea ha cominciato a muoversi con i primi documenti di discussione nel 2007 (Libro Verde 17) e poi nel 2009 con un primo documento di indicazione di politiche strategiche (Libro Bianco 18). Gli Stati europei sono esortati a sviluppare «strategie di adattamento nazionali e regionali per valutare la possibilità di renderle obbligatorie a partire dal 2012». Sono undici quelli che si sono dotati di piani e tra questi l’Italia non c’è. (…)
L’International Panel on Climate Change (IPCC) è il grande gruppo di scienziati (migliaia e in parte si alternano) indicato da tutte le nazioni all’ONU, che ha il compito di redigere, ogni sei anni, un rapporto sui cambiamenti climatici. Sono loro, insieme all’ex vicepresidente statunitense Al Gore, ad aver ricevuto il Nobel nel 2007. Ebbene l’IPCC considera il bacino del Meditterraneo un hot spot, ossia una delle zone del globo più sensibili ai cambiamenti climatici, a causa di un riscaldamento medio delle sue acque, nell’ultimo secolo, maggiore del resto del mondo, a una rilevante diminuzione delle precipitazioni medie, a un maggior rischio di desertificazione e di perdita di biodiversità sia terrestre sia marina. Ma in Italia manca ancora una valutazione economica indicativa sulle misure che si dovrebbero realizzare. (…)
Il richiamo al cambiamento degli stili di vita è tema ricorrente nelle città di tutto il mondo e una costante negli incontri delle città della rete ICLEI. Camillo torna in Italia con l’idea di parlarne con la sua compagna, Flavia, impegnata “mammaverde”, partecipante alla rete dei genitori che usano pannolini lavabili.
Andrea Poggio*
* Vicedirettore generale di Legambiente ONLUS, è responsabile delle campagne sugli stili di vita e del Premio Innovazione Amica dell’Ambiente. Nel 1993 ha dato inizio al premio Comuni Ricicloni e alle giornate di volontariato Puliamo il mondo – Clean up the world per l’Italia. Nel 2001 ha organizzato il primo servizio italiano di car sharing a Milano e nel 2010 è stato tra i curatori della mostra “Green Life, costruire città sostenibili” alla Triennale di Milano. Giornalista, fondatore e direttore (sino al 1984) del mensile “La nuova ecologia”, è autore dei volumi “Vivi con stile” (2007), “Green Life, vita nelle città di domani” (2010), “Con Stile, cambio vita a Milano” (2012).