La zona proibita, il Giappone dopo il terremoto.
Per la rubrica “Racconti d’Ambiente” pubblichiamo oggi un estratto del libro “La zona Proibita. Un viaggio nell’inferno e nell’acqua alta del Giappone dopo il terremoto” di William T. Vollmann, edito da Mondadori (pag. 122 , euro 10.00 ).
Una storia di cose che quasi non riusciamo a credere, tantomeno a comprendere.
L’11 marzo 2011 la costa orientale della principale isola dell’arcipelago giapponese è stata colpita da un terremoto di magnitudo 9,0 (scala Richter) seguito,di lì a poco, da uno tsunami. Alla vigilia della mia partenza da Tokyo verso la zona del disastro, il conto delle vittime era di 12.175 morti, 15.489 dispersi,2858 feriti. Nell’area colpita sorgevano alcune centrali nucleari di proprietà della Tokyo Electric Power Company, detta Tepco. La centrale nucleare numero 1 di Fukushima, composta da sei reattori, durante la catastrofe ha riportato più fessurazioni e perdite dell’analoga centrale situata qualche chilometro più a sud. Il 26 marzo l’acqua nel secondo reattore della centrale numero 1 emetteva radioattività per almeno 1 sievert all’ora. Significa che aquella media una persona assorbirebbe la dose di5 rem in circa tre minuti.
La situazione pareva poco promettente, tanto più che non ero certo l’unico in Giappone a non avere le idee chiare:
- 27 marzo:
“D: Da dove viene quest’acqua radioattiva?
R: I funzionari della centrale e le agenzie governative affermano di non saperlo.”
9- 3 aprile:
“Quanta acqua sia fuori uscita, e per quanto tempo, sono domande che sabato pomeriggio erano ancorasenza risposta.”
Prima che partissi per il Giappone, Peter Bradford, ex membro della Nuclear Regolatory Commissione attualmente consigliere della Union of Concerned Scientists, mi aveva detto: «Sono sempre più preoccupato perché l’opinione pubblica giapponese non è in grado di procurarsi informazioni veritiere. Nella prima settimana credevo che il governo giapponese avesse fondate ragioni di essere cauto. Ora, alla terza settimana, è sempre più evidente che alcune informazioni vengono tenute nascoste. Al momento, abbiamo prima di tutto quella lettura che indicava un tasso di radioattività elevatissimo, in seguito dichiarata erronea, e poi quella rilevazione di iodio 134 – che ha un’emivita molto breve e la cui presenza, quindi, implica una rinnovata e recente criticità –, anch’essa dichiarata erronea. E siamo a due errori».
«Quale sarebbe lo scenario peggiore?»
«Se uno dei noccioli arrivasse al punto critico e provocasse un’esplosione nucleare, anche di piccola entità.»
«Quanta parte del Giappone diventerebbe inabitabile?»
«Difficile a dirsi. Molto dipende dal vento. Finora i giapponesi hanno avuto fortuna, perché i venti hanno soffiato da ovest verso est, in direzione del mare aperto.»
William T. Vollmann*
Il testo è stato pubblicato per gentile concessione di Mondadori.
* William T. Vollmann è nato nel 1959 a Los Angeles. Avventuriero e scrittore molto prolifico, ha già pubblicato capolavori immensi. Tra i suoi libri pubblicati in Italia: Puttane per gloria (Mondadori); Storie di farfalle, I racconti dell’arcobaleno, Tredici storie per tredici epitaffi (Fanucci);Come un’onda che sale e che scende (Mondadori). Per Alet sono uscitiAfghanistan Picture Show e La camicia di ghiaccio. Nel 2005 ha vinto il National Book Award, il più importante premio americano per la letteratura.