La settimana UE tra “conflitti di interessi” e compromessi energetici
Conflitto di interessi e cattiva gestione finanziaria. Sono stati questi i temi che durante la mini sessione plenaria del Parlamento Europeo, svoltasi a Bruxelles il 9 e 10 maggio, hanno coinvolto tre Agenzie Europee: l’Agenzia sulla sicurezza alimentare (EFSA), con sede a Parma, quella per i medicinali con sede a Londra e l’Agenzia per l’Ambiente di Copenaghen. Durante la riunione i deputati europei hanno duramente criticato la mancanza di sanzioni per la cattiva gestione finanziaria nei Paesi membri, l’uso di strumenti d’ingegneria finanziaria e il pre-finanziamento dei progetti comunitari.
Il Parlamento da tempo, infatti, cerca di individuare le soluzioni più efficaci per migliorare il controllo sulle spese dei fondi comunitari da parte delle autorità nazionali e locali, la cosiddetta “gestione comune”. Pur non avendo poteri di gestione diretti, la Commissione è responsabile per l’utilizzo di questi fondi che rappresentano circa l’80% del bilancio UE. Di conseguenza, il Parlamento chiede ai governi nazionali di assumersi maggiore responsabilità sulla gestione dei fondi comunitari, anche se la responsabilità finale spetterebbe sempre alla Commissione. Ciò potrebbe essere attuato introducendo delle “dichiarazioni di gestione nazionali”, firmate dai responsabili politici nazionali.
Per quanto riguarda il caso delle tre Agenzie, in particolare l’EFSA e l’AEA, il Parlamento non ha approvato i loro conti della Commissione UE per il 2012 , nel corso della procedura annuale di discarico del bilancio comunitario. Secondo la maggioranza dei deputati, il costo medio del consiglio di amministrazione dell’EFSA, composto da 15 membri (92.630 Euro, che corrisponde a 6.175 Euro per membro), è eccessivo e richiede “tagli drastici”. Il testo approvato sottolinea anche il recente caso di conflitto d’interesse, con la presidente del consiglio d’amministrazione che avrebbe, secondo quanto riportato sui media, dei legami con l’industria alimentare e sarebbe membro del consiglio dei direttori dell’International Life Science Institute (ILSI). Ad ogni modo l’Agenzia ha annunciato le sue dimissioni il giorno precedente al voto del Parlamento.
Per quanto riguarda l’Agenzia per l’Ambiente, i deputati criticano che dal giugno 2010 all’aprile 2011 il direttore esecutivo fosse stato anche membro dell’International Advisory Board della ONG Earthwatch. Inoltre, alcuni membri dello staff, incluso il direttore, si sono recati in missione di ricerca per far visita a alcuni progetti di Earthwatch nei Caraibi e nel Mediterraneo, per i quali, secondo il direttore, l’Agenzia ha versato all’ONG 33.791 Euro. Dunque, i deputati chiedono all’Agenzia di presentare un resoconto dettagliato su queste missioni e sulle cifre pagate a Earthwatch. Addebiti che fanno quasi sorridere se paragonati all’attualità italiana.
Dalla plenaria arriva, invece, una buona notizia riguardante i brevetti nel campo dell’agricoltura e dell’allevamento. Sono stati 354 i voti a favore della risoluzione che esclude dalla brevettabilità i prodotti derivati da metodi di riproduzione convenzionali. I deputati riconoscono l’importanza dei brevetti per lo sviluppo della tecnologia, ma sottolineano che “la concessione di una tutela eccessivamente ampia mediante brevetti può soffocare l’innovazione e il progresso e danneggiare i piccoli e medi produttori bloccando l’accesso alle risorse genetiche animali e vegetali”. Con questa risoluzione non legislativa, il Parlamento sottolinea che, ad esempio, i prodotti quali broccoli anticancerogeni o vacche da latte a alto rendimento, ottenuti con tecniche di riproduzioni convenzionali, non dovrebbero poter essere brevettati, favorendo la protezione degli allevatori europei.
Notizie non altrettanto buone arrivano dal Consiglio Europeo, per quel che riguarda l’applicazione della Direttiva Ue sulla riduzione del 20% dei consumi di energia entro il 2020. E’ ormai chiaro che il target del 20%, che corrisponde a 202 milioni di tonnellate di petrolio (Mtoe), sarà difficile da raggiungere e l’obiettivo della Danimarca, prima della fine della sua presidenza al Consiglio UE, è proprio quello di trovare un accordo. D’altronde, il Consiglio dei Ministri UE ha abbassato il target a 58,1 Mtoe. A tal proposito lo scorso 8 maggio si è svolto il primo dei quattro meeting tra Consiglio, Commissione e Parlamento per discutere sul da farsi, e le prospettive non si presentano così rosee: la versione del Consiglio dei Ministri UE relativa al testo sulla Direttiva sull’Efficienza Energetica parla solo del 38% di risparmio rispetto a quello previsto nel progetto originale. Mentre il Parlamento conta su cifre molto più ambiziose rispetto alla Direttiva stessa, parlando del 130% di risparmio del testo iniziale della Commissione. Si tratta dunque di una situazione difficile, che si potrebbe concludere con un accordo che potrebbe andare a discapito della stessa Direttiva. Arianna Vitali, policy officer al Wwf, ha definito l’attuale proposta del Consiglio “il minimo denominatore comune tra le posizioni degli Stati membri, e con il voler raggiungere un accordo nel più breve tempo possibile, dunque prima della fine del semestre danese alla presidenza del Consiglio, si rischia di ottenere un compromesso che non rispecchi la giusta soluzione”.
Donatella Scatamacchia