La presidenza UE passa alla Lettonia e l’ambiente scompare dall’agenda
Ormai sembra abbastanza chiaro: l’ambiente non è più una priorità europea. Se il semestre italiano non ha brillato per impegno green, nel discorso del Primo Ministro lettone Laimdota Straujuma dedicato alle priorità della prossima presidenza di turno UE l’ambientalismo sembra essere praticamente scomparso.
Nel corso del suo intervento in plenaria, la premier Straujuma ha assicurato di voler dedicare particolare attenzione alla strategia europea di sicurezza e allo scambio di informazioni tra stati. È chiaro che i recenti eventi che hanno scosso la Francia hanno avuto ripercussioni anche sul lavoro del semestre lettone, facendo saltare in cima alle priorità questi temi. Ma non c’è solo la sicurezza. Le altre priorità indicate dalla premier lettone in plenaria riguardano concorrenza e competitività dell’Unione, Europa digitale e un ruolo genericamente “più forte” dell’UE a livello mondiale. Come se la sostenibilità ambientale non fosse ormai riconosciuta come un fattore di vantaggio competitivo…
L’unica preoccupazione “ambientale” del Governo di Riga – alla sua prima esperienza di presidenza – sembra essere l’energia. Per la precisione un’Unione dell’Energia “forte” (aggettivo un po’vago che ritorna con insistenza). “Una politica energetica fondata sulla solidarietà, la fiducia e la sicurezza. Priorità alle infrastrutture e ad un migliore governance”. Poi, sempre con un occhio alla guerra energetica geostrategica con la Russia, il documento di sintesi sottolinea che “La strategia UE-Asia è centrale: favorire le discussioni sulla sicurezza, la gestione delle frontiere e l’approvvigionamento”.
Poche parole dalle quali si capisce chiaramente quale sarà l’orientamento della Lettonia durante i prossimi sei mesi. Il Paese baltico intende lavorare per rafforzare il ruolo dell’UE a livello mondiale, obiettivo che obbligherà anche ad affrontare la questione sensibile relativa all’Ucraina. Un tema che non fa dormire Bruxelles. Secondo l’amministratore delegato del gigante russo del gas Gazprom, Alexiei Miller – dopo un incontro a Mosca con il vice presidente della Commissione UE responsabile per l’Unione dell’energia, Maros Sefcovic – il transito del gas russo verso l’Europa attraverso l’Ucraina sarebbe infatti a rischio perché Kiev non ha acquistato la quantità di gas necessaria a novembre-dicembre e ha ridotto sostanzialmente il volume delle riserve dei suoi depositi sotterranei. Sempre secondo il parere di Miller, spetterebbe quindi all’UE realizzare le infrastrutture che collegheranno i propri metanodotti al Turkish Stream, il nuovo gasdotto russo-turco che Mosca ha annunciato dopo la cancellazione del progetto South Stream. Una situazione tanto instabile quanto complicata, alla luce della quale il semestre lettone ha messo tra le sue priorità la gestione l’unione energetica, il rafforzamento del mercato unico e la revisione dell’attuale quadro giuridico.
Quanto agli accordi di libero scambio, invece, la presidenza intende andare avanti dando tutto il suo appoggio al proseguimento del dialogo con gli Stati Uniti il Canada e il Giappone. Con la conclusione dell’ormai famigerato Transatlantic Trade and Investment Partnership, (TTIP) entro la fine del 2015. A questo proposito Philippe Lamberts, eurodeputato belga del gruppo Verdi/Ale, ha invitato la premier lettone a rivedere il suo programma: “Siamo stati eletti qui per soddisfare i mercati? L’Unione europea farebbe meglio a rafforzare la fiducia dei cittadini con la prosperità che era stata loro promessa”, ha dichiarato. Anche alcuni europarlamentari italiani sono intervenuti durante la presentazione. La deputata Rosa D’Amato (M5S), ad esempio, sul fronte ambientale ha chiesto target più ambiziosi sul clima e la costruzione di un’economia più ‘verde’ ed efficiente dal punto di vista delle risorse e regole comuni per frenare la corsa al petrolio nel Mediterraneo. Area greografica che pare non essere al centro dei pensieri della Lettonia, rivolta decisamente più ad Est, visto anche il dichiarato impegno al miglioramento della cooperazione con i Paesi del Partenariato orientale.
La presidenza lettone, inoltre, coincide, almeno per i primi sei mesi, con l’Anno Europeo per lo Sviluppo. Inaugurato il 9 gennaio da Juncker e Straujuma, l’Unione Europea durante l’intero corso del 2015 si propone di stabilire un nuovo corso verso l’eliminazione della povertà, la promozione dello sviluppo e la lotta ai cambiamenti climatici. “Scopo dell’Anno europeo per lo Sviluppo è di informare i cittadini europei sullo sviluppo e la cooperazione mettendo in luce i risultati che l’Unione, agendo congiuntamente con gli Stati Membri ha raggiunto operando come attore globale”, ha dichiarato Neven Mimica, il Commissario europeo alla Cooperazione e allo Sviluppo Internazionale. Il 2015 sarà anche l’anno in cui “scadono” gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, del varo della nuova agenda di sviluppo post 2015 e l’anno della Conferenza delle Nazioni Unite sul clima di Parigi.
Beatrice Credi