La mia breve vita nel Bosco del Vaj, sulle orme di Thoreau
“Quando scrissi le pagine seguenti […] vivevo nei boschi, a un miglio di distanza da qualsiasi vicino, in una casa che mi ero costruito da solo, sulla riva del lago di Walden, a Concord, nel Massachusetts, e mi guadagnavo da vivere solamente col lavoro delle mie mani”.
Ogni volta che rileggo questo incipit dal Walden di Henry David Thoreau mi prende il chiodo di cacciarmi in un bosco. E ogni volta gli esiti sono da dimenticare.
In questo spirito da vita nei boschi bordeggio la Collina torinese, verso Castagneto Po, per cercare la quiete isolata del Bosc del Vaj, Riserva Naturale protetta della Regione Piemonte dal 1978. Manca il lago di Walden ma c’è il Po a ragguardevole vicinanza. Thoreau – grande camminatore – aveva iniziato il suo lungo apprendistato alla vita nei boschi con interesse rivolto non all’anacoretismo in se’ o come abbandono definitivo della civiltà ma con la viva curiosità dell’antropologo o dello studioso dell’esperienza. Si trattava di un esperimento di vita pratica per misurare le sue abitudini e da ciò fare la tara ai comportamenti, alle abitudini e ai valori sociali di riferimento. Il piano era quello di trattenersi per qualche tempo all’interno del bosco fino a quando ci fosse stato da imparare. La sua permanenza nei pressi del lago di Walden durò all’incirca due anni.
Il paese di Castagneto Po è abbarbicato sulla collina, a nord est di Torino. Le sue origini antiche sono testimoniate dalla presenza di una pieve di San Pietro Apostolo e dalla chiesa parrocchiale romanica di San Genesio, dell’XI secolo e divenuta contestualmente hospitium per i pellegrini diretti dalla Francia a Roma. Dal bell’esterno absidale di San Pietro Apostolo, si raggiunge la provinciale SP99 e da lì a poco ci si lascia a sinistra il primo cartello di pertinenza del Bosco del Vaj, la cui accoglienza al visitatore inizia con un’area attrezzata e una bellissima veduta del versante sinistro della collina.
La Riserva Speciale consta di 72 ettari di zona protetta sotto la tutela del Parco naturale della collina torinese e fa parte del comprensorio del Sito d’Interesse Comunitario del Bosco del Vaj e del Bosc Grand (IT1110009). Il sentiero 109 costeggia l’ultimo abitato di Castagneto tra cascine e villette in direzione Borgata Soliti, dove interseca anche il sentiero GTC (Gran Tour della Collina). La flora del bosco è al crinale tra i colori slavati dell’inverno, il manto verde della primavera in risveglio e la fioritura di peschi, ciliegi, pruni e primule. Il cinguettìo delle cince è divorato costantemente dal frastuono delle motoseghe (anche i falchi volano nervosi). Sono gli utlimi due giorni di taglio, dunque c’è una valle intera a fare incetta di legna.
La Riserva Naturale nasce nel 1978 all’interno di un bosco ceduo per salvaguardare l’insolita presenza del faggio, pianta che si sviluppa solitamente in humus alpino e che qui rappresenta un relitto glaciale,rifugiatosi nella parte Nord della collina dall’arretramento dei ghiacci.
A 583 metri spicca il Bric del Vaj, il punto più alto del Bosco, marcato da imponente croce di pietra (a fulgure et tempestate libera nos Domine) e con uno scorcio panoramico sulla pianura di sotto e sulla catena alpina in lontananza. Troppa foschia per vedere nitidamente il profilo acuminato del Cervino o quello massiccio del Gran Paradiso.
Ridiscendo il Bric e proseguo in direzione Borgate Ossoli e Nosa sul sentiero 107 che chiude il piccolo anello dei 72 ettari del bosco. Ma qui qualcosa va storto: il sentiero 107 si affievolisce. Ai segnavia si sostituisce qualche confuso segnale sugli alberi. Poi più nulla. Il cuore del bosco non tollera tracciature.
In questo caso, potrei costruire una capanna come fece Thoreau, senza alcun preciso piano per il futuro. Imparerei a conoscere il bosco per davvero, senza bisogno di uno stupido sentiero. Poi però intervengono a raccolta i tanti insignificanti vincoli del quotidiano: come faccio a stabilirmi qui, che domani c’ho il dentista? O beh, potrei chiamare e annullare l’appuntamento. «Senta, non vengo più a farmi trapanare la bocca. Ho deciso di trasferirmi nella foresta». Se solo il telefono prendesse. Ed ecco l’assurdo quotidiano che non ci molla mai: mettersi a cercare in un bosco una zona con copertura di rete.
Playlist:
- Henry David Thoreau, Walden. Vita nel bosco, 2005, Feltrinelli.
Orlando Manfredi