Jeff Onorato: come vincere la sfida con la disabilità in mare
Ha 65 anni, una figlia di 5, ed è sempre al lavoro in mezzo alla natura per rafforzare la voglia di vivere di ragazzi diversamente abili e non che frequentano la sua scuola a La Maddalena, in Sardegna. Jeff Onorato – vittima nel lontano 1976 di un brutto e grave incidente stradale – oltre a vincere il titolo mondiale di sci nautico ai campionati per disabili ha battuto atleti di fama senza disabilità: ai mondiali in Australia è arrivato 4° nella disciplina delle figure e 5° nello slalom, dei titoli nazionali ha perso il conto. Un grande sportivo – sarà presente a settembre alla rassegna Leggere Sportivamente di Dorgali (in Sardegna) – che è anche un grande uomo, impegnato ad aiutare gli altri nel riconquistare un rapporto armonico con il proprio corpo e con l’ambiente. Ecco cosa ci ha raccontato di sé e del suo lavoro…
D) Jeff se parliamo di “luoghi di lavoro” il tuo è un paradiso terrestre! Sei l’unico ad avere l’autorizzazione, con la tua associazione sportiva, per operare all’intero del Parco de La Maddalena…
R) Siamo qui da oltre 20 anni, prima ancora dell’istituzione del Parco. Hanno riconosciuto il nostro lavoro e per questo lavoriamo all’interno. Naturalmente in un’area dedicata e nel massimo rispetto dell’ambiente.
D) I tuoi progetti hanno un alto valore sociale, oltre che ambientale, grazie alla tua filosofia basata sull’ottimismo e sulla grande fiducia nella vita. Ci parli del tuo approccio allo sport (e alla vita)?
R) Dico sempre: non ha importanza se non hai un braccio o una gamba o anche tutti e due gli arti, ma devi avere anche solo un briciolo di voglia di vivere. Lavoro con i giovani e i meno giovani, con ragazzi che hanno diversi problemi mentali o fisici – magari senza vista e senza udito – ma l’importante è che abbiano voglia di vivere! Bisogna avere consapevolezza del valore della vita, bisogna amarla.
D) E’chiaro che tu l’ami tantissimo, nonostante il grave incidente che hai subito a 23 anni, quando sei stato travolto a bordo della tua moto e hai perso la funzionalità di un braccio e di una gamba. Tu sostieni, paradossalmente, che è stata una grande occasione…
R) Si è vero. Io ho sempre sognato di poter vivere nel mondo con lo sport e a contatto con i giovani. Era un sogno nel cassetto fare l’insegnate di educazione fisica. L’ incidente si è rivelato una grande opportunità che mi ha permesso di vivere facendo sport. Vedo l’attività sportiva come un momento di confronto per mettere in atto il nostro progetto di crescita anche sotto l’aspetto spirituale. E’ un modo per confrontarsi con le proprie capacità. In alcuni casi la sfida verso la vittoria e la medaglia è pretestuosa, il desiderio di affermarsi, di vincere, di soddisfare le ambizioni si trasforma in un’azione virtuosa.
R) E’incredibile come tu riesca a vedere qualcosa di buono anche nelle situazioni più critiche…
R) Sarà un segno del destino, ma quello che mi è successo non mi ha impedito di fare quello che ho sempre desiderato. Quando partecipo e sono invitato ad incontri pubblici parlo del disagio come un’opportunità che può trasformare la vita di ognuno di noi, il dolore è fonte di energia. Apparentemente quello che può sembrare terribile può aiutare a conoscersi. Se non ti succederà mai niente, non saprai mai chi sei veramente…
D) Lavorare in un ambiente paradisiaco come quello della Maddalena aiuta a raggiungere questa dimensione spirituale di positività?
R) Qui s’incontra l’incanto del disegno divino con i tanti segni del divino... Qui si riconosce l’armonia della bellezza della natura. Un paesaggio veramente emozionale che trasmette pace, serenità e tranquillità. Senz’altro la natura ha un grande potere e un ambiente di questo livello e bellezza genera un forte influsso positivo su tutti noi.
D) Immagino che anche lo sci nautico abbia contribuito a dare una svolta alla tua vita. Proprio perché non è uno sport qualsiasi, ma uno sport che si pratica in mare e che richiede una frequenza quotidiana con la natura marina…
R) Lo sci nautico è uno sport un po’ di nicchia che ha costi molto alti e per emergere a livello agonistico bisogna avere le spalle larghe e la disponibilità economica. Io vengo da una famiglia modesta, ma ho lavorato per primo sulla promozione sportiva e ho avuto sponsor significativi. Ti parlo degli anni ’80 quando io, primo diversamente abile in un mondo visto con sospetto, ho iniziato a fare il testimonial per aziende importanti. Ho dovuto inventarmi di tutto per trovare le risorse per allenarmi negli USA. Il desiderio è stato così forte che ho aperto strade nuove, cambiando una mentalità dominante, per essere visti non come un peso ma come una risorsa! Noi lo siamo e dobbiamo prenderne coscienza per dare esempi ai normodotati.
D) Dev’essere stato difficile agli inizi aprire la breccia…
D) Non mi volevano neanche far fare gli esami! Ma questa sfida per me è stata anche divertente. In qualche modo ero consapevole che facevo qualcosa mai fatto prima. Ad iniziare dai mondiali con i normodotati. Una storia di sacrifici, riflessioni, sofferenze, ma non mi sono arreso mai…
Gian Basilio Nieddu