“Io e la Natura ci stimiamo reciprocamente”. Intervista a Stefano Bollani
Classe 1972, Stefano Bollani non ha bisogno di presentazioni, è uno dei musicisti italiani più noti e talentuosi della scena jazz e non solo. Il suo curriculum vanta collaborazioni con artisti del calibro di Gato Barbieri, Pat Metheny, Chick Corea, Michel Portal, Paolo Fresu, Richard Galliano fra gli altri, oltre a quella con il suo mentore e amico Enrico Rava, trombettista di fama internazionale. A suo agio su palchi e nelle quinte dei teatri, Bollani è anche noto per le sue partecipazioni a trasmissioni radiofoniche e televisive. A metà settembre parteciperà a MiTo, il festival musicale che si tiene fra Torino e Milano dal 5 al 24 settembre. In questa occasione, spiega, presenterà il suo ultimo lavoro in uscita dall’11 settembre, “un disco in cui sono da solo, con pianoforte e fender rhodes. In qualche caso canto. Una delle canzoni che ho scritto dà il titolo all’album, Arrivano gli alieni”. Come scrive sul suo sito a proposito dell’album: “L’unica possibilità – credo – sia immaginare, pensare e volere fortemente che arrivi qualcuno ad aiutarci, dandoci una mano e facendoci fare un salto di qualità… Poi, ovviamente, nell’immaginario popolare, un alieno è qualcuno che arriva per invaderci, farci del male, sottometterci… Però queste si chiamano “antiche paure”, come la paura del comunismo, dei cattivi, degli arabi… di chiunque abiti fuori della tua terra e parli un’altra lingua”.
D) Stefano, puoi già parlarci di quale sarà il tuo prossimo lavoro dopo “Arrivano gli Alieni”?
R) Sicuramente in marzo e aprile girerò per i teatri con lo spettacolo “La regina dada”, scritto e interpretato con una straordinaria attrice e performer, Valentina Cenni, che mette uno straordinario entusiasmo non solo in fase creativa ma pure nel resto della giornata, nel vivere la sua vita insieme a me.
D) Qual è il tuo rapporto con l’ambiente e la natura?
R) La Natura e io ci stimiamo reciprocamente, ma con dei distinguo. Io sto imparando a frequentarla di più in questi anni, perché ne ho respirata troppo poca. Lei credo pensi che io, sia in quanto Stefano sia in quanto essere umano, faccia un sacco di stupidaggini in generale e nei suoi confronti in particolare. Ma la Natura è paziente, è lì da molto molto tempo e, da ottimista, conta sul fatto che io impari ad avere un rapporto con lei. Manda segnali in continuazione, vanno raccolti.
D) Ci sono dei gesti quotidiani che compi per rispettarla, dalla spesa alla raccolta differenziata, ai consumi energetici…?
R) Sì, ci sono. Ma credo che per la Natura sia più importante il rispetto che le porto dentro di me. Il messaggio le arriva più diretto quando la comunicazione avviene tramite percorsi interiori. È viva e ci osserva. Sente le nostre vibrazioni, le nostre intenzioni, molto più di quello che abbiamo capito o immaginato negli ultimi secoli.
D) Ti sei misurato con musica di generi diversi, potresti definire secondo te che relazione c’è fra musica e tradizione, ovvero legame con il territorio di origine?
R) Ahi, son stati scritti tomi interi su argomenti di etnomusicologia. Riassumerli è un’impresa che farebbe paura persino alla Natura!
D) Allora cambiamo domanda. Hai mai pensato di comporre dei brani utilizzando suoni presi dall’ambiente (da quelli naturali a quelli della città…)?
R) Certo. Suonavamo utilizzando suoni di qualsiasi tipo anni fa in una banda guidata da Lorenzo Brusci e che agiva sotto il nome di TIMET.
D) Tu sei un artista di grande talento musicale ma anche di grandi doti comunicative, hai mai pensato di sfruttare questa tua capacità per sensibilizzare l’opinione pubblica su temi ambientali, sociali ed etici?
R) L’ imbonitore è una delle poche cose che non ho mai pensato di fare. Penso sia etico fare bene quello che si sta facendo, con passione, entusiasmo. Essere lì a vivere quel momento pienamente. Se esiste l’etica, dovrebbe avere questo come primo concetto, scolpito nel marmo: è bene esserci mentre si sta facendo qualcosa.
D) Fra tutti i luoghi di espressione in cui hai lavorato (radio, televisione, teatro, palchi) quale pensi sia il più efficace dal punto di vista di una comunicazione orientata all’ambiente?
R) Il luogo conta poco. La cosa che conta, più del mezzo, è il modo, la forma con cui si fanno passare le informazioni. Ecco, la forma artistica è quella che preferisco.
D) Ultima domanda: quale pensi sia il problema più urgente da risolvere dal punto di vista ambientale?
R) È urgente scovare dentro di noi il ricordo di questa informazione: tutto è uno. Siamo una cosa sola. Ce la giochiamo tutti insieme…
Daniela Falchero