Inventario delle emissioni UE: calano tutti i livelli di inquinanti in atmosfera, tranne l’ammoniaca
Il report dell’Inventario Annuale delle Emissioni dell’Unione Europea, recentemente pubblicato dall’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA), rivela dati interessanti sulla riduzione di numerosi inquinanti in atmosfera.
I limiti di emissione per ossidi di zolfo, ossidi di azoto, composti organici volatili e ammoniaca sono fissati dal Protocollo di Göteborg allegato della Convenzione delle Nazioni Unite sull’inquinamento atmosferico transfrontaliero a grande distanza (LRTAP). Il documento mira a limitare e, per quanto possibile, ridurre gradualmente e prevenire, l’inquinamento atmosferico. I tetti di emissione fissati devono essere soddisfatti dal 2010 in poi. Oltre ai limiti specificati per i singoli paesi, il protocollo del 1999 specifica anche massimali per l’UE-15. Il protocollo è stato modificato nel 2012 con nuovi impegni di riduzione delle emissioni per il 2020 e oltre. Ma l‘UE a 28 non ha ancora ratificato le modifiche.
Le emissioni di molti degli inquinanti coinvolti dalla Convenzione sono tuttavia scese notevolmente a partire dal 1990. Tra questi i tre inquinanti atmosferici in primo luogo responsabili della formazione di ozono troposferico (O3). Monossido di carbonio, composti organici volatili e ossidi di azoto sono stati ridotti rispettivamente del 65%, 60% e 55%. Nell’Ue-28, le emissioni di ossidi di zolfo sono inoltre diminuite dell’88% dal 1990 grazie a misure come il passaggio a combustibili con basso tenore di zolfo (come il gas naturale), la desolforazione dei gas in impianti industriali e le direttive comunitarie relative al tenore di zolfo di alcuni combustibili liquidi. Le emissioni di Pm10, Pm2,5 e black carbon sono scese rispettivamente del 23%, 25% e 42% a partire dal 2000. Le emissioni di metalli pesanti come piombo, cadmio e mercurio, così come di diossine, furani, esaclorobenzene e policlorobifenili, sono diminuite a partire dal 1990, di circa il 66%.
Anche l’ultimo Consiglio dei Ministri dell’Ambiente e del Clima ha affrontato il tema delle emissioni. Sono, infatti, diventati obbligatori limiti più severi per i motori a combustione a uso non stradale. L’adozione del nuovo Regolamento riguarda numerosi macchinari – oltre a gruppi elettrogeni, automotrici ferroviarie, locomotive e navi – e intende garantire sia il funzionamento del mercato interno che rafforzare la vigilanza del mercato e tutela la salute. Affronta e risolve, inoltre, le questioni relative alla competitività e conformità per eliminare gli ostacoli al commercio estero e ridurre gli ostacoli normativi derivanti dalle prescrizioni in tema di emissioni.
Il nuovo Regolamento sarà pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell’UE nei prossimi giorni di settembre e i requisiti stabiliti, con i parametri e le prescrizioni per l’omologazione dei motori installati su macchine non stradali, inizieranno ad essere applicati dal 2018 con il termine di adozione fissato per il 2020, in funzione della tipologia e categoria di motore.
Caso diverso e in controtendenza, invece, per l’ammoniaca. Il 94% delle emissioni di NH3 in Europa è causato dall’agricoltura, principalmente da attività come lo stoccaggio del letame, la diffusione di liquami e l’uso di fertilizzanti contenenti azoto. Il problema è che l’ammoniaca è un inquinante che contribuisce all’eutrofizzazione e all’acidificazione degli ecosistemi e gioca un ruolo importante nella formazione della componente secondaria del particolato presente nell’atmosfera, che danneggia la salute umana. Per la prima volta nell’UE, nel 2014, questo tipo di emissioni sono lievemente aumentate rispetto al limite del 2010.
Secondo gli esperti, l’aumento delle emissioni di ammoniaca nel 2014 è dovuto principalmente agli incrementi che si sono verificati in Francia, Germania e Spagna. Quattro Paesi (Finlandia, Germania, Paesi Bassi e Spagna) hanno anche superato i loro massimali individuali per questo inquinante nel 2014. Per una volta l’Italia non è nel gruppo dei peggiori.
Beatrice Credi