FAI: da 36 anni un presidio ambientale permanente
Da più di trentacinque anni, il Fai (Fondo per l’Ambiente Italiano) è tra i campioni d’Italia nella tutela dei beni artistici, architettonici e naturalistici del nostro paese.
Tutto nasce nel 1975 dall’idea di Elena Croce (figlia del filosofo Benedetto Croce) di creare un’organizzazione che segua le orme del National Trust inglese. Tra i fondatori c’è anche Giulia Maria Mozzoni Crespi, che in quegli anni stava dando vita alla storica azienda agricola biodinamica Cascine Orsine.
Dopo decenni di attività, e in una situazione di investimenti pubblici insufficienti, il Fai ha ormai assunto un ruolo fondamentale per la salvaguardia di molti monumenti. «Ogni giorno c’è qualcuno che ci scrive per denunciare la situazione di abbandono di un edificio o un’area naturalistica», ci racconta Costanza Pratesi, responsabile della sezione Ambiente e Paesaggio. In tutto, le segnalazioni sono dalle 30 alle 40 al mese. Un filo diretto con i cittadini, che «si dimostrano desiderosi di difendere beni che per loro hanno un grande valore, anche affettivo».
Basti pensare che all’ultima campagna del Fondo, dal titolo I luoghi del cuore (un censimento dei luoghi italiani abbandonati o in pericolo), hanno aderito quasi mezzo milione di persone. In un’Italia spesso in crisi di identità e incurante di sé stessa «è il segno di un senso civico diffuso, dell’amore delle persone per i luoghi del nostro Paese», sottolinea Costanza Pratesi.
Ed è proprio questo senso civico, di responsabilità verso il territorio, che alimenta l’attività primaria del Fondo, quella di presidio ambientale permanente. Quando arriva la segnalazione di un intervento edilizio che mette a rischio un territorio o un edificio storico, gli operatori Fai si mettono immediatamente al lavoro, valutano i documenti, contattano gli enti pubblici coinvolti. E i casi di successo sono numerosi, «tutto dipende dalla tempestività con cui interveniamo». «Ad Asso, in Lombardia, – racconta la Pratesi – l’amministrazione aveva dato la concessione per una lottizzazione vicino a un’area naturalistica. Siamo riusciti a stabilire un dialogo con il Comune e a far capire agli amministratori che quel luogo era molto importante per la comunità. Adesso si stanno cercando degli spazi alternativi per costruire, più vicini all’abitato. Con l’ente pubblico è nato in questo caso un rapporto costruttivo, di dialogo piuttosto che di contrapposizione».
Le storie come quella di Asso sono tante. Tutte battaglie contro la cementificazione, contro «il consumo del suolo, che purtroppo in Italia ancora oggi non viene riconosciuto come problema». A Toirano, il paesino in provincia di Savona dove si trovano le famose Grotte preistoriche (110.000 visitatori all’anno), è prevista la costruzione di villette nel centro storico medievale; il Fai ha scritto al sindaco e sta aspettando una risposta. A Ivrea è ancora in corso la battaglia del Fondo, in collaborazione con Wwf, Legambiente e Pro natura, per fermare la costruzione di un immenso parco a tema, Mediapolis (500.000 mq), su un’area di pregio naturalistico.
Un capitolo nuovo si è aperto con il rapido sviluppo, negli ultimi anni, delle energie rinnovabili. «Essendo un’associazione ambientale, siamo molto favorevoli alla diffusione di energie alternative. Ci battiamo però contro tutti quei progetti che hanno solo uno scopo speculativo». Il Fai si sta opponendo alla costruzione di un impianto eolico a Sambuca Pistoiese, su un territorio incontaminato e vicino al parco archeologico di Badia Taona. Sempre in Toscana, a Castiglion Fiorentino, il Fai si è battuto insieme al comitato Tutela Valdichiana contro il progetto di costruzione di una centrale a biomasse: eccessive le dimensioni, sbagliata la collocazione, su terreni agricoli di elevato valore paesaggistico. In questo caso, le dimensioni sono state ridotte e la centrale dovrebbe essere costruita in un luogo di minore pregio. «È importante – sottolinea Costanza Pratesi – che i cittadini vengano coinvolti dalle amministrazioni in questi progetti. Altrimenti si rischia un effetto di straniamento del cittadino dal territorio, lo spezzarsi del legame d’identità che unisce le persone a un luogo».
Il prossimo appuntamento Fai sarà la Giornata di Primavera, a fine marzo, quando il Fondo, grazie ai volontari delle 120 delegazioni, renderà visitabili gratuitamente per un giorno monumenti normalmente chiusi, con particolare attenzione, quest’anno, agli edifici che hanno accompagnato la storia del Risorgimento. In alcune città, saranno anche disponibili visite guidate in tutte le lingue del mondo, «perché anche gli stranieri che vivono in Italia possano conoscere il nostro patrimonio artistico e paesaggistico». È la giornata di maggiore visibilità per il Fai, quella in cui le persone, come la natura in questa stagione, si risvegliano e «capiscono l’importanza della nostra attività decidendo magari di diventare soci». Sempre per celebrare l’anniversario dei 150 anni dell’Unità d’Italia, c’è inoltre in cantiere un progetto ambizioso: riaprire al pubblico, riqualificati e restaurati, la Villa dei Vescovi, in Veneto, il bosco di San Francesco, ad Assisi, e il negozio Olivetti, in piazza san Marco a Venezia. «Un progetto dedicato a tutti gli italiani, un regalo al nostro Paese». Perché, come ama ripetere la Presidente onoraria Giulia Maria Mozzoni Crespi, «si difende ciò che si ama e si ama ciò che si conosce».
Veronica Ulivieri