Inquinamento vs. Donna. La denuncia ambientale nelle suggestive fotografie di Giampaolo Flamini
Fotografo, grafico, artista e amante della natura. Giampaolo Flamini, classe 1991, nato a Bracciano, il pane se lo guadagna in uno studio di pubblicità. Ha studiato allo IED (Istituto Europeo di Design) di Roma e poi gavetta in un archivio privato di immagini, ma può già contare interessanti esperienze nel cinema, dove ha lavorato come assistente di scena del regista Gianni Amelio nel film “Felice chi è diverso”. Ma il suo grande amore è la fotografia che nel suo ultimo lavoro, “Galla muta”, ha coniugato in versione green e al femminile. Un progetto di denuncia eco-sociale che rivela la sensibilità ai temi ambientali di questo giovane artista emergente.
D) Giampaolo, sei un giovane artista ricco di iniziativa, ci racconti del tuo lavoro e dei tuoi progetti?
R) Oltre al cinema ho presentato dei lavori a Tolfarte il Festival Internazionale dell’Arte di Strada e dell’ Artigianato Artistico dove ho esposto delle foto giganti, 6 metri per 4, che raccontano storie di migranti, i problemi di vita di alcuni rifugiati politici. Loro ci hanno messo la faccia senza aver paura di essere giudicati per la loro religione e cultura. Un altro lavoro è Divided sempre con delle foto giganti – 4 metri per 2 – ma divise a metà e questo mi ha permesso di unire volti diversi. L’idea è di rappresentare la divisione razziale, la divisione virtuale, la divisione delle persone. Io ho cercato di unire per superare questa divisione…
D) Come sei arrivato a “Galla muta“, galleria di immagini di donna a forte impatto ambientale…
R) L’ispirazione è la Terra Madre. Le donne sono il simbolo della nascita, dell’ambiente, della vita e ho cercato di unire noi come specie umana con la natura. Tecnicamente ho proiettato delle immagini sulle ragazze che fotografavo. Si vedono donne spaventate, donne su città invase dallo smog o con la foresta distrutta dalle opere dell’uomo; in una c’è una ragazza stesa sul letto e ricoperta da un manto di schifezze, sono le immagini dell’inquinamento di un lago cinese.
D) …Poi il corpo femminile quasi come sospeso in acqua, ma con un fondale disseminato da copertoni usati e in disfacimento. In quest’opera che storia racconti?
R) Quella di un’associazione di pescatori della Florida, negli Stati Uniti, che buttarono 700 mila copertoni sott’acqua con l’obiettivo di creare una sorta di vivaio artificiale! Volevano riprodurre lo stesso effetto dei relitti sottomarini che si animano di vita, ma in realtà hanno provocato un gravissimo disastro naturale.
D) Quale pensi sia oggi l’emergenza ambientale più importante per il nostro pianeta?
R) Purtroppo sono tante, ma mi preoccupa soprattutto quella dei mari. Penso ai disastri creati dalla petrolchimica, alla plastica abbandonata negli Oceani come nel Pacifico dove si è creata un’isola grandissima e pericolosissima. Poi l’inquinamento atmosferico e il riscaldamento globale. Aria e acqua sono elementi vitali per l’esistenza umana, per la sopravvivenza dell’uomo.
D) Nella vita quotidiana cosa fai per preservare l’ambiente? La tua produzione eco-artistica ha una ricaduta concreta anche sulle tue abitudini?
R) Io, nel mio piccolo, cerco sempre di dare un contributo, non mi limito a me stesso ma cerco di coinvolgere gli altri. Faccio un piccolo esempio: aiuto mia madre a fare la raccolta differenziata nel modo giusto, non è semplice perché ci vuole impegno e conoscenza. Serve tanta informazione. Poi punto al consumo delle risorse locali, un metodo utile per ridimensionare lo spreco. Le nostre comunità potrebbero soddisfare molti bisogni evitando tanti dispendi energetici… Puntiamo sulla filiera corta!
Gian Basilio Nieddu