Innuva: le mille potenzialità delle vinacce, da scarto a risorsa
La storia di Innuva è iniziata in un laboratorio di ricerca di Portacomaro, nel basso Monferrato, durante i primi test che avrebbero portato alla formulazione di una pasta dentale con polifenoli estratti dagli scarti di lavorazione dell’uva. A un anno di distanza, mentre quella pasta riempitiva è in fase di certificazione, con l’obiettivo di commercializzarla già il prossimo anno, l’associazione Innuva è cresciuta e ha favorito altri progetti per recuperare quel tesoro racchiuso nelle vinacce: cosmetici con estratti di bucce d’uva e membrane chirurgiche biodegradabili.
“Alla Nobil Bio Ricerche avevamo iniziato a lavorare sulle biomolecole presenti nelle vinacce. Sono vari tipi di polifenoli in grado di esercitare un’azione antinfiammatoria e di contrasto dei radicali liberi e quindi all’invecchiamento. Viste queste grandi potenzialità, ci siamo chiesti se non sarebbe stato interessante provare ad ampliare il focus anche in ambiti diversi da quello odontoiatrico”, racconta Giorgio Iviglia, co-fondatore dell’associazione insieme ad altri membri del team dell’azienda: Marco Morra, Daniele Bollati e Clara Cassinelli. Una no profit di cui oggi fanno parte sette aziende: oltre alla Nobil Bio, le imprese agricole Cascina Ronco e Fratelli Durando, lo spin off accademico Grape, che effettua analisi di laboratorio sulle uve, l’azienda di cosmetici Lica, l’impresa di dispositivi chirurgici Angiologica e la società di consulenza PGG Scientific. Innuva non finanzia i progetti, ma favorisce i contatti tra le aziende e si impegna per far conoscere le numerose potenzialità di questa risorsa.
Oggi le vinacce hanno il destino segnato: spesso vengono mandate alle distillerie per la produzione di grappa, oppure utilizzate come fertilizzanti nei campi, o ancora conferite agli impianti di produzione di energia da biomasse. Tutti usi che non sfruttano minimamente le potenzialità dei polifenoli antiossidanti e che allo stesso tempo producono scarso valore per le aziende vitivinicole. “Il nostro obiettivo è dar vita a una nuova economia partendo dagli scarti, in grado di creare ricchezza, sviluppo e lavoro per il territorio”, continua Iviglia.
E il caso dei cosmetici con polifenoli da vinacce, sviluppati in pochi mesi grazie alla collaborazione tra tre imprese a cavallo tra le province di Torino e Asti, ne è un esempio pratico. “In sei mesi siamo passati dall’idea al prodotto finito. Ci siamo inventati tutto: abbiamo dovuto studiare un modo per conservare le vinacce salvaguardandone le proprietà e un metodo di essiccazione adeguato”, spiega Alessandro Durando, titolare dell’omonima azienda vitivinicola, che ha fornito le vinacce. Da queste, la Nobil Bio ha estratto le biomolecole, fornite poi alla Lica, azienda cosmetica conto terzi della provincia di Torino che ha testato diverse formulazioni, fino ad arrivare a dicembre a quelle definitive. “Confrontandoci, ci rendevamo conto sempre più che ognuno di noi era un tassello fondamentale per gli altri: da tempo noi volevamo trovare un modo alternativo per sfruttare le vinacce; la Nobil Bio voleva valorizzare questi scarti al meglio e la Lica aveva in mente di produrre una linea di cosmetici con estratti naturali”, continua Durando. Lo scrub, il bagno doccia, la crema mani e la crema corpo a base di estratti di vinaccia di Ruchè e Grignolino, vitigni autoctoni della zona, sono arrivati nello spaccio aziendale della Fratelli Durando il 15 dicembre, e l’accoglienza dei clienti è stata subito buona. L’obiettivo, adesso, è chiudere il cerchio: “Sarebbe interessante conferire lo scarto rimanente a un impianto a biomasse”.
Nel frattempo, prosegue l’iter di certificazione della pasta dentale riempitiva, che dovrebbe entrare in produzione ed essere commercializzata tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016. La pasta, grazie ai polifenoli da vinacce, avrebbe una maggiore azione antiossidante rispetto ai prodotti simili oggi in commercio e potrebbe aiutare a limitare le infiammazioni delle ossa della bocca, causa in certi casi della perdita di denti o del fallimento di impianti dentali. Ancora in fase di sviluppo è invece il progetto, realizzato da Nobil Bio in collaborazione con l’azienda pavese di dispositivi chirurgici Angiologica, di una membrana chirurgica biodegradabile, arricchita con le biomolecole da vinacce, che svolgerebbero anche in questo caso un’azione antinfiammatoria. Inoltre, i soci di Innuva stanno anche lavorando a un processo di certificazione degli scarti, perché, spiega Iviglia, “è estremamente importante capire cosa c’è all’interno delle vinacce oltre ai polifenoli, ovvero pesticidi e altro. Per questo si stanno conducendo studi per fissare limiti di accettabilità”.
Un percorso appena cominciato e che ha davanti a sé molte prospettive ancora da esplorare: “Innuva – riflette Alessandro Durando – è anche una ricetta anticrisi. Per superare le difficoltà in cui ci troviamo, bisogna guardare dove nessuno si era mai soffermato e cercare modi originali per risolvere i problemi. Guardate la nostra linea di cosmetici: in sei mesi, con investimento e sacrificio, siamo riusciti a inventarci qualcosa che funziona”.
Veronica Ulivieri