In principio fu Pyppy. La storia di Riambientando, dal fotovoltaico sul balcone alla sedia-accumulo
Il pannello fotovoltaico mobile “per tutti”, per l’autoproduzione domestica di energia, poi quello con fioriera da balcone e infine una sedia “Storage” da esterni per immagazzinare l’energia autoprodotta. La cooperativa Ri-Ambientando di Orbassano, in provincia di Torino, è un vulcano di idee, un fertile incubatore di pratiche innovative che puntano a soddisfare le esigenze concrete delle persone e le spingono alla partecipazione e alla condivisione.
Tutto inizia, qualche anno fa: mentre i proprietari dei tetti si lanciano con grandi impianti in copertura, avventurandosi nelle pratiche del GSE per ottenere gli incentivi, Pyppy – Energy for all, l’impianto fotovoltaico mobile e “stand alone”, promette la produzione di energia in casa in modo facile e immediato, senza nemmeno doversi allacciare alla rete elettrica. Presto il kit si diffonde sul mercato, in tutta Italia: dai piccoli rivenditori alla grande distribuzione di settore.
“Io lo definisco un elettrodomestico innovativo, sia per le funzioni sia per il design, che permette l’armonizzazione con l’ambiente casalingo”, dice Antonio Fischetto, presidente di Ri-Ambientando e direttore commerciale della Sial, l’azienda di Cividate Camuno, nel bresciano, guidata da Damiano Salvetti, che ha industrializzato Pyppy. Il pannello, dotato di ruote, permette di alimentare gli elettrodomestici attaccandoli direttamente al kit o collegandolo all’impianto elettrico casalingo. Un dispositivo che grazie alla sua mobilità può essere utilizzato in diverse situazioni. Le immagini presenti nel sito internet della cooperativa fanno capire bene la sua versatilità: l’illuminazione esterna di un ristorante a Genova, il riscaldamento di una piscina a Reggio Emilia, un campeggio in Puglia e una casa di montagna in Piemonte. I pannelli sono stati utilizzati anche a Cavezzo in Emilia durante il post-sisma del 2012 e come spiega Fischetto “A fine agosto, ad Amatrice e Norcia, abbiamo dislocato delle unità mobili per dare servizio energetico in strada. Sono molto orgoglioso di questa operazione, mi ha scritto anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella“.
Il fotovoltaico “da casa” funziona dunque anche fuori dalle mura domestiche e diventa molto utile in quelle situazioni un po’isolate, come nei campeggi, nei chioschi o per i venditori ambulanti. Oppure in tutte quelle aree dove manca il servizio pubblico: “A Porto Venere dove c’è una rivalutazione della comunità montana, portiamo l’energia nelle case rurali“. Interessante anche la ricaduta sulla sicurezza, come spiega il presidente: “Se un ladro fa saltare il contatore per disinstallare l’allarme, entra in funzione il nostro kit che permette di tenere acceso l’impianto”. Ma il kit è prezioso anche per supportare la mobilità sostenibile, con la ricarica in giardino di bici elettriche e scooter.
L’evoluzione successiva è stata il fotovoltaico-fioriera: “Un pannello dotato di fioriera che si aggrappa come uno stendino sui balconi, occupa solo un metro quadro, utilizza un vetro Tedlar, pesa poco ed è semiflessibile”, spiega Fischetto, che aggiunge: “Oggi l’accumulo può essere garantito da una sedia dal design futuristico, che io definisco un complemento d’arredo, frutto della collaborazione con l’azienda Resinplex di Venaria guidata da Mauro Trisoglio“. Oltre all’autoproduzione energetica, quindi, anche lo stoccaggio di energia, ultima tendenza, sempre più in crescita, per consentire di usare le rinnovabili anche al di fuori dei momenti di produzione.
La squadra di Ri-ambientando, però, non intende fermarsi all’innovazione tecnologica, ma lavora anche su quella sociale, diversificando la propria attività con progetti come lo “Spazio ecologico”, nato sempre nella sede di Orbassano. “Il progetto è partito 5 anni fa e coinvolge ben 480 famiglie, che conferiscono i loro rifiuti differenziati al nostro centro, dove vengono poi ritirati dal Consorzio locale con cui lavoriamo in sinergia”. L’ impegno delle persone a ben differenziare e contribuire ad un unico centro di raccolta – per risparmiare le energie e i costi del servizio porta a porta – viene ripagato con dei buoni spesa che si possono spendere solo nei piccoli negozi convenzionati, ma non nella grande distribuzione! “In questo modo – precisa Fischetto – valorizziamo il tessuto commerciale locale“.”Parliamo di circa 60/80 euro recuperati per nucleo famigliare, che non risolvono certo tutti i problemi economici, ma per chi fa fatica ad arrivare a fine mese resta pur sempre un’integrazione di reddito”. La dimensione solidale del progetto si concretizza anche nell’impiego di persone svantaggiate per le operazioni di raccolta e nell’attività formativa, perché i bambini delle elementari visitano il centro e imparano da piccoli l’arte ecologica del differenziare.
Gian Basilio Nieddu